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TESTO Commento su Giovanni 5,37-47

don Michele Cerutti

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II domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (06/09/2015)

Vangelo: Gv 5,37-47 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. 40Ma voi non volete venire a me per avere vita.

41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. 44E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?

45Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. 46Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

C'è aria di pentimento nel popolo di Israele. C'è il ritorno di Israele dall'esilio di Babilonia e Isaia, il profeta a nome del popolo implora il perdono riconoscendo nel Signore il Re della storia.
Un grande insegnamento per noi tutti a vivere la nostra fede nel riconoscimento delle nostre colpe e delle nostre infedeltà partendo dalla gratitudine per ciò che il Signore compie nella nostra vita.
Isaia espone proprio le grandi meraviglie compiute.
Molto spesso presi dalle tante preoccupazioni ci ripieghiamo su noi stessi e anche nel rivolgersi al Signore la nostra preghiera è ripiegata su noi stessi.
Se ci soffermassimo di più a verificare ciò che il Signore compie nella nostra vita riusciremmo a essere più fiduciosi della sua protezione.
Se ci soffermassimo di più sulla misericordia di Dio riusciremmo a scoprire le nostre infedeltà e lo invocheremmo più spesso perché continui la sua protezione su di noi.
Gesù stesso nel Vangelo ci invita a crescere nella nostra fede con Lui che ci aiuta a scoprire il volto del Padre.
Sì perché mentre gli Israeliti al tempo di Isaia percepivano di essere amati dal Signore non comprendevano ancora che l'amore di Dio era più grande ed in Cristo prende un volto ben preciso.
Per scoprire tutto ciò rimane importante la preghiera.
Nell'incontro domenicale con il Signore nella Santa Messa la dimensione di amicizia cresce, ma un'amicizia richiede più impegno nel coltivarla.
Più riusciamo a mantenere viva in una giornata l'intimità con Gesù più saremo in grado di scoprire la bontà di Dio su di noi.
Quanto tempo dedichiamo all'ascolto della Parola, la lettura del Vangelo o dell'Antico Testamento in maniera quotidiana?
La Parola di Dio penetra nelle profondità del nostro cuore e mette in luce tutta la nostra esistenza.
Penso alla recita dei Salmi alla loro grandezza.

San Pio X nella Divina Afflante Spiritu affermava:
Nei salmi si trova una sorprendente efficacia per suscitare negli animi di tutti il desiderio delle virtù. Benché, infatti, tutta la nostra Scrittura, e antica e nuova, sia divinamente ispirata e utile all'istruzione (cfr. 2 Tm 3, 16), però il libro dei salmi, secondo sant'Atanasio è, per così dire, il giardino paradisiaco nel quale si possano cogliere i frutti di tutti gli altri testi ispirati. Così il salterio non solo innalza i canti degli altri libri biblici, ma vi unisce anche i suoi, che modula al suono della cetra.

Aggiungeva:
Nei salmi si trova una sorprendente efficacia per suscitare negli animi di tutti il desiderio delle virtù. Benché, infatti, tutta la nostra Scrittura, e antica e nuova, sia divinamente ispirata e utile all'istruzione (cfr. 2 Tm 3, 16), però il libro dei salmi, secondo sant'Atanasio è, per così dire, il giardino paradisiaco nel quale si possano cogliere i frutti di tutti gli altri testi ispirati. Così il salterio non solo innalza i canti degli altri libri biblici, ma vi unisce anche i suoi, che modula al suono della cetra.

Ancor di più:
Giustamente dunque Agostino «sentiva in tutti i salmi la voce che esultava e che gemeva, che si allietava nella speranza o che sospirava la meta».

Una Parola di Dio che va confrontata nelle Vite dei Santi in cui troviamo il medesimo Vangelo vissuto da tutti, ma "incarnato" da ciascuno in modo specifico. Così la Chiesa, in ogni tempo, si arricchisce di diversi doni e carismi, i quali sono «una manifestazione particolare dello Spirito, data a ciascuno, per l'utilità comune» (1Cor 12,7). Ogni Santo porta il suo dono; e l'insieme di tutte le piccole tessere di quel mosaico rende sempre visibile il volto di Cristo alla sua Sposa, la Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha affermato ciò parlando dei religiosi: «Essi pongano ogni cura, affinché per loro mezzo la Chiesa abbia ogni giorno meglio da presentare Cristo ai fedeli e agli infedeli: sia nella sua contemplazione sul monte [san Benedetto], sia nel suo annuncio del regno di Dio alle turbe [san Domenico], sia quando risana i malati e gli infermi [san Camillo de Lellis] e converte a miglior vita i peccatori [san Pio da Pietralcina], sia quando benedice i fanciulli [san Giovanni Bosco] e fa del bene a tutti [san Francesco], sempre obbediente alla volontà del Padre che lo ha mandato» (Lumen Gentium 46). E noi possiamo e dobbiamo dire la stessa cosa per tutti i cristiani, perché ogni battezzato è un chiamato alla santità.
«E se facessi anch'io quello che hanno fatto i Santi?», si chiedeva Ignazio di Loyola che aveva ingannato il tempo della sua lunga convalescienza leggendo il Florilegio di Santi e fu l'inizio della sua vera e definitiva conversione, condiviso in quel dono per la Chiesa che sono stati i suoi Esercizi spirituali.
Agostino, rompendo ogni indugio, aveva optato per la fede cattolica perché fu scosso dal racconto della Vita di Antonio, che lo aveva disposto ad accogliere come rivolto a sé l'invito dell'Apostolo alla conversione. Nel XX sec. la filosofa ebrea Edith Stein, leggendo l'autobiografia di santa Teresa d'Avila, intuì che il Cristo amato dalla mistica spagnola era il Messia che i suoi correligionari aspettavano, perciò si fece battezzare, poi divenne suor Teresa Benedetta della Croce, monaca carmelitana, morta in un campo di sterminio nazista, per Cristo e il suo popolo, Israele. È significativo che tutt'e tre questi grandi convertiti non si fermarono alla vita dei Santi che avevano favorito la loro conversione, ma si rivolsero direttamente a Gesù Cristo, «parola di Dio viva ed efficace che, più tagliente di ogni spada a doppio taglio, penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, scrutando i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12) e provoca e dona la vera conversione.
L'intimità con Dio si raggiunge aiutati da Maria, la Madre che prepara l'incontro con Gesù.
La recita del Rosario è indispensabile per crescere nell'amore a Gesù.
La nostra vita è tutto un cumulo di bisogni e di necessità: il Rosario è la chiave che ci apre l'accesso ai tesori divini. La nostra vita è tutta un pianto: il Rosario è la mano divina che asciuga le nostre lacrime. La nostra vita è una battaglia: il Rosario è l'Arma della vittoria. Dunque il Rosario sia la nostra quotidiana preghiera.
Schilebexx grande teologo affermava che si instaura con il rosario un rapporto d'amicizia di cui l'anima, in certi momenti, scopre il ricco contenuto (per esempio l'Annunciazione, la nascita o la morte del Signore, ecc.) mentre continuiamo a sgranare senza fatica le "poste" della corona".
Tante occasioni per crescere nell'amore con Dio e per non perdere l'intimità con Lui.

 

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