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TESTO Chi siete andati a vedere?

mons. Antonio Riboldi

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (12/12/2004)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Siamo come bombardati tutti i giorni da notizie, che sembra siano la demolizione di ogni speranza, di ogni fiducia nell'uomo, nel suo domani. Ne sono voce i massmedia, che si incaricano di riferirci i molti drammi dell'uomo di oggi, come pura cronaca. A noi lasciano il tormento del trovare una ragione.

In questi ultimi tempi, sembra che, per esempio, Napoli, o almeno una piccola parte di questa meravigliosa città, sia come sommersa da una irrefrenabile violenza che, a volte, pare tenga in nessun conto il dolore e il disonore per gli altri e non tema neppure le istituzioni, che cercano di sbarrare la strada a questa insana violenza.

Non si può essere condannati, in nessuna parte del mondo, a Napoli, come a Bagdad, come in tutto il mondo, a vivere "blindati", vittime della paura: una paura che rischia di distruggere un valore irrinunciabile, quello della liberta, che si esprime poi nel vivere insieme, costruendo carità e comunità, che Dio ha voluto siano "il senso della vita".

Possiamo accettare che la nostra vita non abbia spazi di speranza e di gioia? Assolutamente no.

Ma per fare questo occorre che torni a splendere il sole dell'amore, che è saper costruire una vita ed una civiltà fondata sui quattro Pilastri del vivere in pace: libertà per tutti, verità della vita, giustizia sia rispetto ai diritti e doveri di ciascuno, solidarietà. E' lecito tirarsi in disparte "rassegnati"? O peggio ancora, con la diffusa spensieratezza - vera follia di sempre - lasciare che si spenga il sole di Dio su di noi?

Così descriveva la Sua presenza un carissimo mio amico, vescovo di Belluno, Mons. Savio, recentemente tornato a Dio, dopo una lunga e sofferta malattia: "DIO: un volto che dall'eterno si prolunga nei miei piccoli giorni. Un volto: un Dio che cerca l'uomo, cerca me. Con i suoi occhi Dio ne ha fatto il luogo della accoglienza e della tenerezza. Le sue lacrime, che scendono su un corpo fatto di faticosa speranza, in attesa di trasformarsi nella resurrezione. Le Sue labbra, che fino all'ultimo istante, pronunciano la Parola di vita e del Suo Verbo: lo Spirito, da Lui effuso, che sempre opera, per mettere nel cuore del mondo la certezza che dall'eterno proveniamo e che nell'eterno sarà il nostro incontro con Lui.

Un Volto che parla di tutti i volti, che cercano e desiderano la gioia".

Sembrano fare eco alle parole che oggi il Profeta Isaia, che sapeva in nome e per conto di chi parlava, dice a noi. A noi che aspettiamo la venuta di Dio tra di noi, con il Santo Natale di Gesù! "Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca: si canti con gioia e giubilo. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: "Coraggio! non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi". Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà una strada appianata e la chiameranno "Via santa", su di essa torneranno i riscattati del Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto". (Is. 35, 1-10)

Hanno davvero la dolcezza di un inno alla felicità le parole di speranza che il profeta annuncia alla sua gente, allora. E, allora, i tempi per la sua gente, erano davvero tristi...come i nostri! Ma i profeti non hanno gli occhi spenti alla speranza, perché sanno leggere i disegni che Dio ha sulla umanità, ieri, oggi.

E' davvero un uscire dalle vie normali degli uomini, quello dei profeti. Ma bisogna saperli individuare sempre questi uomini che sono la voce di Dio, sempre.

Facciamo fatica, tante volte, a individuarli, perché siamo davvero sommersi in ogni momento dal chiasso delle tante parole vuote, che sembrano non conoscere riposo e non danno riposo.

Chi di noi, a volte, non sente il bisogno di "stare nel deserto", ossia nel silenzio ritrovare la "Via santa", quella che fa fuggire tristezza e pianto?

Giovanni il Battista aveva scelto come dimora il deserto, il luogo del silenzio, che si riempie della Parola di Dio. Il chiasso della mondanità non lo sfiorava neppure lontanamente: vestiva di pelle ruvida e si cibava di miele selvatico e locuste, come narra il Vangelo. E la gente correva a sentire questa voce che aveva la credibilità del profeta, dell'uomo di Dio che non mentiva.
Ed è Gesù che tesse l'elogio di Giovanni.

"Mentre quelli se ne andavano, dice Matteo, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa siete dunque andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.

Egli è colui, del quale sta scritto: "Ecco io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te" (Mt. 11, 2-11).

Una figura, insomma, che immediatamente si impone alla attenzione di troppi, che, oggi, "sono canne sbattute dal vento" per il loro continuo cambiamento di opinione e la cui vita è come "una casa costruita sulla sabbia", destinata a crollare sotto la furia dei venti o delle piogge.

Una figura che cancella le frenesie di lusso e di spettacolarità, che sono purtroppo la piaga di tanti. Gente che, pur di apparire esternamente, si denuda nel cuore e nell'anima.

Ci sono ancora oggi "profeti", ossia quei testimoni che sanno mostrare il volto e la voce di Dio, con la semplicità della povertà di spirito, e parlano con la bellezza della vita? Credo proprio di sì. A volte hanno la voce potente, come quella del S. Padre, che ora ha tutte le sembianze del profeta, che parla dal deserto della sofferenza e la sua parola scuote il mondo.

Ma ci sono anche semplici profeti, tra di noi, che ci attirano e, a volte, corriamo a sentire.

Anche se in apparenza non si nota, diciamoci la verità: tanti, ma tanti, sentono il bisogno di conoscere, sentire questi profeti, che sono come una ventata di ossigeno all'anima e ridonano il respiro della speranza.

Oggi, voi lo sapete, la volontà di Dio mi porta dove vuole e mi dà l'opportunità di incontrare tanta, ma tanta gente...come fossi un testimone io, profeta. Non si stancano mai di sentire ed è la mia meraviglia.

Davvero l'uomo, anche se in apparenza ama la vanità, è in ricerca del vero, che è quel Gesù che si trova solo nel silenzio della grotta di Betlemme.

Così descrive Paolo VI, questa ansia che dobbiamo accogliere come dono. "Gesù ha cominciato a svegliare e a mettere in moto dei poveri pastori, nel primo momento in cui è stata annunciata la Buona Novella sulla terra.

Non lascerà più indifferente alcuna generazione e alcuna manifestazione di vita. Sarà l'insonnia del mondo. Sarà l'aspirazione somma della spiritualità. Sarà la segreta forza che consola, che guarisce, che nobilita l'uomo, la sua nascita, il suo amore, il suo dolore, la sua morte....sarà lo spirito di pietà, di intelligenza, che dà grandezza alle anime.

E' una affermazione troppo importante per rimanere ignavi, superficiali, insinceri, frettolosi, dinnanzi ad essa" (Paolo VI).

Non rimane allora che farsi anche noi prendere da questa "insonnia" e mettersi in cammino, ora, in questo Avvento, verso la "via santa".

E' il bene necessario per ciascuno e per tutti, se vogliamo ritrovare la via santa su cui, come dice Isaia, "fioriscono i narcisi e si risentono canti di gioia e di giubilo".

 

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