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TESTO Sapore di cielo

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

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Assunzione della Beata Vergine Maria (Messa del Giorno) (15/08/2015)

Vangelo: Lc 1,39-56 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,39-56

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

46Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore
47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

49

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;

50

di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.

51

Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

52

ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;

53

ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

54

Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,

55

come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Siamo giunti a quella che tradizionalmente riteniamo essere la metà dell'estate. Una metà un po' anomala, a dire la verità, perché in realtà ci avviamo già inesorabilmente verso la sua conclusione, eppure siamo contenti di avere a disposizione ancora qualche ora di sole in più, nonostante le giornate si stiano facendo decisamente più corte. Ci pensano le rondini che hanno nidificato sotto i tetti delle nostre case a renderle ancora un po' lunghe, dandoci la sveglia di buon mattino; anche la musica delle molte feste che si susseguono contribuisce a rendere le notti più corte...ma si sa, è estate, e anche se a volte si dorme di meno, si trova sempre il modo per riposare e rilassarsi di più.

Queste notti di mezza estate non mi aiutano forse a sognare, come fu per poeti di venerata memoria, ma mi hanno spinto a pensare un po' ad un primo bilancio di questa stagione dell'anno che tutti considerano essere la più bella. Il protagonista assoluto di questa estate è stato certamente il caldo, almeno per quanto riguarda il nostro emisfero, ma non solo. Non avevamo più aggettivi per definirlo; anche il lessico dell'inferno dantesco ha ormai esaurito le proprie risorse, per cui i giornali e le televisioni non sanno più a quale diabolico nome associare le ondate di calore che si sono susseguite. Un caldo da molti amato ed atteso, da altri particolarmente odiato. Da qualcun altro sfruttato per guadagnare, in molti casi giustamente e onestamente (pensiamo all'industria del freddo, o a quella del turismo e dell'accoglienza); in altri casi, purtroppo, con meschina disonestà sulle spalle dei disperati, che vedono nella bella stagione la possibilità di mettersi in viaggio, o meglio in fuga da realtà di morte verso prospettive di vita, e a causa di mercanti senza scrupoli di carne umana trovano - spesso in quel mare in cui molti trovano refrigerio, riposo e vita - l'esatto contrario di ciò che cercano, ovvero la morte.

Situazioni talmente drammatiche che non possono lasciarci indifferenti, e che non possono non farci pensare e parlare: e purtroppo, riguardo al parlare, c'e da dire che il caldo dà una bella mano a chi parla troppo e a sproposito, al di là di quale sia il proprio pensiero e la propria posizione, riguardo alla quale ognuno di noi ha una coscienza per riflettere e per esprimersi. E forse, prima di farlo, dovremmo pensare un po' di più a chi, invece di rilasciare interviste sull'argomento da una amena località di villeggiatura o dallo stand di una sagra di paese, oppure da un comodo ufficio con l'aria condizionata, si trova a immergere le proprie mani nell'acqua salata del mare più e più volte al giorno per tirare fuori i disperati che vi si trovano, oppure è costretto a mettere a prova la propria pazienza e il proprio buon cuore per dare un minimo di accoglienza e di ristoro a tutti, se non, purtroppo, a dover raccogliere cadaveri o a stringere tra le proprie braccia bambini salvati dai loro genitori in un ultimo, estremo sacrificio. Nessuno di noi, o forse pochi, ha la possibilità di fare qualcosa di concreto, ma tutti abbiamo la possibilità di parlare un po' di meno e di pensare di più.

E per pensare, non è necessario mettersi la testa fra le mani o rinchiudersi nel silenzio isolandoci dal resto del mondo: soprattutto, non è sufficiente. C'è anche un altro modo per pensare a ciò che avviene nel mondo, e a ciò che noi possiamo fare perché questo mondo sia un po' meno brutto, giorno dopo giorno: basterebbe, ogni tanto, alzare gli occhi al cielo, e capire che molte cose si possono risolvere respirando un'aria diversa, pensando a cose più elevate, assaporando qualcosa di più prezioso, puntando a qualcosa che sta un po' più su. Forse, la festa dell'Assunzione di Maria in questo ci può dare una mano. Perché questa festa non è solo un momento per dare gloria alla Madre di Dio assunta in cielo con l'anima e con il corpo, o per ricordarci che quello che lei vive insieme a suo Figlio è lo stesso destino di gloria a cui anche noi siamo chiamati al termine della nostra esistenza; l'Assunzione di Maria, così come l'Ascensione al cielo del suo Figlio, diviene uno stimolo perché nella nostra vita di ogni giorno, prima ancora che nella prospettiva della nostra morte, osiamo con decisione rivolgere il nostro sguardo verso l'alto, per puntare veramente in alto, per non accontentarci di banali e sistematiche risposte agli interrogativi della vita, grandi o piccoli che essi siano, per ricordare a noi stessi che c'è un altro modo per affrontare le sfide di ogni giorno. Non abbiamo solamente la possibilità di guardare in basso e risolvere i problemi mettendoci le mani nei capelli per poi gridare slogan senza senso, frasi fatte, discorsi da bar, convinti che la nostra capacità di riflettere e di pensare si esaurisca lì.

La festa dell'Assunzione, con il nostro sguardo rivolto a Maria che regna in cielo con il suo Figlio Gesù, è lì a ricordarci che dobbiamo puntare in alto, se vogliamo ottenere qualcosa di più; che per pescare di più, dobbiamo gettare le reti "duc in Altum", che siamo cavalli da corsa, e che dobbiamo mangiare biada alta per poter vincere, che non possiamo abbassare lo sguardo e accontentarci dell'erbetta da quattro soldi per tirare a campare, ma che è necessario vivere andando alla ricerca di qualcosa di più alto, smettendola di essere banali e scontati. Non siamo fatti solo di terra, siamo fatti anche di cielo, ed è guardando a quel cielo che dobbiamo avere il coraggio di dare e di fare di più.

Quando una persona fa le cose di ogni giorno mettendoci dentro la passione, il coraggio di osare, il desiderio di sapere di più, la voglia di intraprendere cammini nuovi, anche andando controcorrente, immediatamente avvertiamo in lei un meraviglioso profumo di cose del cielo; mentre continuiamo a puzzare terribilmente di terra, anzi di spazzatura, ogni volta che ci accontentiamo di risolvere i problemi della vita di ogni giorno con formulette preconfezionate, con scontate affermazioni, con slogan dal sapore di campagna elettorale, con decisioni banali e sclerotizzate che non lasciano aperti interrogativi e nuovi cammini, che non ci fanno crescere come uomini e come cristiani. O ancor peggio, quando utilizziamo le cose del cielo per giustificare i nostri interessi e rafforzare la nostra visibilità e il nostro protagonismo qui sulla terra.

Maria Assunta in cielo ci dice che volere di più, osare di più, pensare di più e fare di più è davvero possibile a tutti. E chi ha il coraggio di provarci, non ha di che dubitare: le sue azioni sanno già di Paradiso.

 

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