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TESTO Commento su Giovanni 6,60-69

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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (23/08/2015)

Vangelo: Gv 6,60-69 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Dopo la protesta dei Giudei viene quella dei discepoli: "Questa parola è dura!". La difficoltà dei discepoli è sulla persona di Gesù, l'uomo che si mostra come Figlio di Dio, unica salvezza di tutti; da qui lo scarto e la lagnanza maldicente. I discepoli inciampano, si scandalizzano. Gesù lo vede ma non li risparmia, non appiana la difficoltà, non scansa l'ostacolo; lo mostra in tutta chiarezza: "E se vedeste il Figlio salire là dov'era prima?". Se li scandalizza l'umanità splendida di Gesù, cosa sarebbe se ne vedessero la Gloria? I discepoli soffrono la difficoltà che sarà di sempre per tutti coloro che vogliono essere di Cristo, i cristiani: come si può accettare che tutto il mistero di Dio sia contenuto e manifesto nella persona di Gesù?

La fede è arrendersi a questo incontro tra Dio e l'uomo che avviene nella carne e nel sangue di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo. L'inaudito e l'assolutamente nuovo è nostro: un Dio abbassato fino a me perché io sia alzato fino a lui. È il mistero dello Spirito che dà vita alle ossa secche e polverose. La domanda di Gesù ai dodici - "Volete andarvene anche voi?" - non è provocatoria, ma pungente, per scuoterli e smuoverli a "stare con lui". E la risposta di Simone chiamato Pietro, scaturita dalla fede, raggiunge la cima della conoscenza: non ce ne andiamo - e dove potremmo? - perché sappiamo per esperienza che tu sei il Figlio di Dio.

A nessuno è risparmiata questa pagina cruda di Vangelo, la durezza della prova, specie quanti sono più vicini per ministero al Maestro e forse, proprio per questo, più esposti al rischio tragico del tradimento. Eppure ci sono pagine ancora più difficili nel Vangelo. Una volta riconosciuto come Figlio di Dio, Gesù annuncia la sua passione, la notizia della sua vita data per tutti. Sarà lo stesso Pietro a non accettare la croce, a scandalizzarsi per essa. Da sempre c'è stata incredulità davanti al dono, fin da Adamo ed Eva. Il dono è l'amore di Dio, precede ogni tentazione e tradimento e rimane anche dopo perché il dono di Dio è irrevocabile.

Nonostante crisi e tradimento, la fede li attraversa perché si arrende davanti ai tanti segni della presenza di Dio. In fondo Simon Pietro, quando dice a Gesù "Signore, da chi andremo?", si rifà all'esperienza del giorno precedente, quando lo aveva visto dare da mangiare a cinquemila persone e, quella notte stessa, l'ha visto camminare sulle acque. Pietro ancora non capisce cosa vuol dire, ma si attacca alla persona di Gesù.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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