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TESTO Dove possiamo trovare il pane per questa grande folla?

mons. Antonio Riboldi

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (26/07/2015)

Vangelo: Gv 6,1-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». 10Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Ci hanno predicato per anni, politicamente, di ‘produrre e consumare', ed ora paghiamo il prezzo di questa follia. Eravamo abituati a vivere nell'abbondanza, al punto da svenderci alla follia del consumismo, che invitava a comprare anche il non necessario. A volte abbiamo riempito la casa di tante cose, che ora sono lì, servono a nulla, se non a prendere polvere: un'abbondanza che era uno schiaffo al buonsenso, al risparmio, alla gente che soffre, ed ora siamo chiamati a renderci conto che la semplicità, che ci faceva conoscere la bellezza della beatitudine della ‘povertà in spirito', non era un bene da dimenticare e svilire, ma da prendere come ‘regola di vita'.

Bisognerebbe interpretare l'attuale situazione di crisi economica come una lezione di vita, per preservarci, anche in futuro, da quella corsa al benessere a tutti i costi, che presto o tardi chiede il conto da pagare, e, soprattutto, avere il coraggio cristiano di guardare in faccia chi davvero sta male, ‘vedere' quanto avviene in tanti Paesi dell'Africa, del mondo, dove centinaia di milioni non vivono, ma sopravvivono, altrettanti ogni giorno muoiono di fame, emarginati dal nostro, comunque, benessere o vanamente cercano in noi fratelli disposti ad accoglierli ed aiutarli!

Quanta tristezza nasce nel vedere la cronaca di questi giorni. In nome della ‘sicurezza' rischiamo di diventare insensibili ed incapaci di umanità... facendo presidi, perché non vogliamo avere neppure la vicinanza con i fratelli immigrati, guardati tutti come se fossero criminali!

Davvero abbiamo un grave ‘conto' da rendere al Padre, davanti a cui tutti siamo uguali e tutti dovremmo avere la possibilità, non solo di avere il necessario, ma di poter cooperare alla crescita del mondo con uno sviluppo che deve essere per tutti.

Quanto siamo lontani dalla sensibilità e tenerezza che Gesù, non richiesto, esprime nel Vangelo di oggi, Gv. 6, 1-15, nei confronti delle necessità di coloro che gli sono di fronte.

Gesù ‘vede una grande folla' di gente, attirata dalla sua bontà e dalla capacità di liberarli dai mali naturali, le malattie, o forse dalla stessa miseria, e ‘prova compassione', che è davvero mettersi nei panni del prossimo e riempire il ‘vuoto', qualunque sia, con il proprio amore: la carità. Chiede che siano i Suoi a soddisfare tanta necessità, per metterli alla prova: E i discepoli confessano la propria incapacità: ‘Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?'. Troppo grande, ieri e oggi, attuare la giustizia nel mondo e fare tutti, ma proprio tutti, partecipi del benessere almeno sufficiente. Ma almeno, in quanto cristiani, ci poniamo il problema di cosa fare per andare incontro alle tante povertà che ogni giorno bussano alla porta del nostro cuore, della nostra casa? Gesù interviene con il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci!

E ‘quando furono saziati' c'è anche un avvertimento a non sprecare nulla: ‘Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto.' Ci sono studi su quanto noi, che apparteniamo al cosiddetto mondo dei Paesi Sviluppati, gettiamo nei rifiuti. Una cifra spaventosa, scandalosa, definita da uno studioso ‘sufficiente a soddisfare la fame di tanta parte dell'Africa!'

Quello che ci conforta come cristiani - al di là della triste cronaca che fa audience per i massmedia - è constatare come la Chiesa in tutte le sue Diocesi, parrocchie, nei gruppi, nel volontariato laico apra le porte a chi ha bisogno, offrendo da mangiare, da vestirsi, e, se necessario, con aiuti più significativi. Ho sempre ritenuto che i Centri di ascolto nelle Caritas siano il cuore della Chiesa, che si apre ai poveri, che così sanno che c'è sempre chi può dare loro una mano.

Penso alle tantissime iniziative di solidarietà, che sono ovunque e sono una concreta evangelizzazione: è la compassione di Gesù, che continua nell'oggi!

Un tempo si viveva di poco, del necessario, e si era felici. Oggi mi pare una favola da incorniciare, quanto, una vigilia di Natale, vissi in famiglia, ma era realtà. Ero ragazzo e in casa c'era nulla per fare festa. Con papà, a sera, andammo da una zia che gestiva una macelleria, chiedendo se avesse conservato qualcosa. Spolpò le ossa dei prosciutti e ne ricavò ‘briciole' che per noi furono la gioia del Natale. Per questo il Vangelo di oggi ci invita a ritrovare nella solidarietà la bellezza dell'uomo e, quindi, anche una possibile rinascita per la società.

Finché vivrà e si moltiplicherà la ‘compassione' per chi non ha, su di noi e in noi, continuerà a splendere il Volto del Padre. La nostra vera ricchezza è quella di fare ricchi gli altri, come fece Gesù, che, ‘sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo', si sottrae alla tentazione di essere ritenuto ‘un messia per il benessere della terra', quando invece la sua missione era altra, quella della nostra salvezza, che va ‘oltre questa terra'... senza cercare gloria: è questa una stortura, che non si addice mai a chi vuol fare davvero del bene! .

Non ci resta che entrare nel clima della carità, che davvero diventerà pietra fondamentale per la civiltà dell'amore, contro ogni intolleranza e spregio per la dignità della persona umana. Concludiamo la riflessione con le chiare parole di Papa Francesco: "In questo avvenimento possiamo cogliere tre messaggi... Il primo è la compassione, quello che sentiva Gesù, il secondo la condivisione... Gesù ragiona secondo la logica di Dio, che è quella della condivisione. Quante volte noi ci voltiamo da un'altra parte pur di non vedere i fratelli bisognosi!... E il terzo messaggio: il prodigio dei pani preannuncia l'Eucaristia.... Nell'Eucaristia Gesù non dona un pane, ma il pane di vita eterna, dona Sé stesso, offrendosi al Padre per amore nostro. Ma noi dobbiamo andare all'Eucaristia con quei sentimenti di Gesù, cioè la compassione e quella volontà di condividere. Chi va all'Eucaristia senza avere compassione dei bisognosi e senza condividere, non si trova bene con Gesù. Compassione, condivisione, Eucaristia è il cammino che Gesù ci indica un cammino che ci porta ad affrontare con fraternità i bisogni di questo mondo, ma che ci conduce oltre questo mondo, perché parte da Dio Padre e ritorna a Lui. La Vergine Maria, Madre della divina Provvidenza, ci accompagni in questo cammino".

 

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