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TESTO Commento su Marco 6,7-13

Carla Sprinzeles  

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/07/2015)

Vangelo: Mc 6,7-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,7-13

7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Oggi il tema è la missione.

Cosa significa? Perché Dio non può fare le cose da solo? Perché deve coinvolgere le persone per trasmettere vita?

E' una necessità, perché noi esseri umani siamo incapaci di accogliere l'azione creatrice nella sua forma divina, nella sua totalità.

Le creature che sono spazio e tempo esigono che i doni di vita siano sempre offerti da creature.
Ogni creatura, come tale ha una missione da compiere.

Per questo è opportuno che ognuno di noi compili la propria carta d'identità spirituale, come ne abbiamo una civile.

Ognuno di noi ha le sue caratteristiche, diverse uno dall'altro e ognuno di noi ha un compito specifico, legato alla propria storia, alle caratteristiche biologiche, fisiche e spirituali.

Solo noi siamo in grado di diffondere nel mondo le caratteristiche a noi proprie.

Se svolgiamo la funzione che la vita ci ha affidato, la nostra esistenza avrà un senso, uno scopo.

La nostra funzione nel mondo è legata alla comunicazione di vita, esprimendo le qualità che ci sono state donate.

Quando vediamo la società imbarbarirsi, quando vige la violenza, il disordine, la confusione, dobbiamo concludere che molti vengono meno al loro compito, forse anche noi!

AMOS 7, 12-15

La prima lettura è tratta dal libro di Amos: viene descritta una scena nell'ambito della corte del re Geroboamo, nello spazio del potere, dove un compiacente sacerdote, Amasia scaccia un profeta inopportuno. Tra il potere politico e quello religioso, tra Geroboamo e Amasia stanno stipulando un concordato e il sacerdote era compiacente con Geroboamo per garantire la pace religiosa, per garantire dei privilegi, che diventano strumento di potere.

Amasia si rivolge quindi al profeta Amos invitandolo ad andare altrove a profetare e garantendogli il pane. I sacerdoti che officiano al santuario del re sono più funzionari del re che ministri di Dio.

Il profeta non si lascia intimorire dalle minacce e risponde con una duplice argomentazione: aveva una sua libera professione da cui attingeva il necessario per vivere e non aveva bisogno di fare il profeta per mantenersi.

Se è venuto a Betel, nel santuario del re, è perché, dice, "il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge e mi disse: va, profetizza al mio popolo Israele".

Amos non si tira indietro, davanti a una missione difficile, in terra ostile.

La nostra missione, di essere canale dell'energia divina, si svolge nell'incontro per la strada,, in tram, in casa, sul lavoro, a scuola, si concretizza nel gesto d'amore, anche quando le situazioni sono negative. Non lasciarsi coinvolgere dal negativo ma esprimere il bene è essere profeta e compiere la nostra missione.

MARCO 6, 7-13

Oggi, come abbiamo detto, il brano di Marco indica che Gesù manda i dodici a due a due ad annunciare la lieta notizia con un'autorità sorprendente: dà a semplici uomini "il potere sugli spiriti immondi".

Innanzitutto vorrei vedere insieme a voi chi o cosa sono gli spiriti immondi.

Lo spirito è una forza esterna all'uomo. Se questi lo accetta, il suo influsso agisce nella sua interiorità. Quando questa forza proviene da Dio, viene definita santa (Spirito santo), quando proviene da elementi contrari a Dio, è ritenuta impura.

Lo Spirito santo trasporta l'uomo nella sfera del divino, lo spirito impuro rende incapace l'uomo di entrare nella sfera del divino e lo inchioda nella sua morte.

La certezza di avere per Padre un Dio che si prende cura degli uomini e li difende e l'assicurazione fatta da Gesù della completa vittoria sulle forze del male, fanno sì che nell'annuncio della buona notizia sia del tutto assente la paura dei demoni.

Nei vangeli satana non è impegnato a far cadere in peccato gli uomini, ci pensano loro stessi senza sollecitazione, ma a impedire l'accoglienza del messaggio di Gesù.

Con l'espressione "avere un demonio" si indica la pazzia, non una possessione diabolica.

Per l'evangelista Marco, il satana sarà figura di coloro che tenteranno Gesù per distoglierlo dalla fedeltà al progetto di Dio: manifestare il suo amore. In particolare saranno i farisei i veri agenti di satana. Il satana non desidera la sconfitta e la morte di Gesù, ma al contrario si mette a servizio al fine di assicurargli il successo. Se Gesù avesse trionfato assumendo il potere, il satana avrebbe trionfato con lui.

Nella morte di Gesù trionfa l'amore e viene sconfitto il potere, quindi anche il satana.

Quindi "spirito impuro"è usato per indicare una condizione di non libertà da parte degli uomini.

Ai Dodici, che Gesù manda, toglie ogni sicurezza materiale. Non devono prendere nessuna scorta, per dipendere unicamente dall'accoglienza che sarà loro offerta.

Perché questa radicale povertà per affrontare il mondo e i suoi demoni?

Perché la ricchezza altrui non permette alla fragilità di mostrarsi e potersi incontrare col proprio bisogno di guarigione.

Gesù instaura relazioni fondate sulla dolcezza, sull'umiltà, che rispetta l'altro e gli ridà fiducia in se stesso.

Gli "spiriti immondi" sono persone ferite e queste hanno bisogno d'incontrare sguardi comprensivi, che le raggiungano senza disprezzo né rimproveri, dove sono, per potersi guardare in verità e senza vergogna.

Una relazione alla pari, senza giudizio, in cui mostrarsi come si è senza temere di scandalizzare, permette di prendere contatto col proprio male senza nasconderselo.
Può nascere la fiducia in una possibile salvezza.

Spesso la malattia viene dall'abdicare di fronte alle richieste della società, se uno non si sente di tenere il passo.

Guardando in profondità, questa povertà richiesta da Gesù, vuole evitare di dare soggezione ai più deboli.
Chiediamoci cos'è che caccia i demoni?
E' la verità dell'essere.

Il Figlio dell'uomo si mostra semplicemente com'è: un uomo perfettamente uomo.
Il potere, la ricchezza, nascondono i limiti umani.

Gli "spiriti immondi", spiriti dell'apparenza e della menzogna, si sottomettono all'uomo.

Andare verso l'altro senza maschere, con la compassione che nasce dalla consapevolezza della propria debolezza, ecco la terapia divina, che restituisce all'altro dignità e fiducia, scaccia gli spiriti impuri.

Ora sappiamo cosa vuole Gesù da noi quando ci manda a portare la sua buona novella: vuole che siamo veri con noi stessi e con gli altri, che non ci nascondiamo dietro il potere o la ricchezza e siamo dolci e umili con gli altri.

 

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