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TESTO Sebbene avesse compiuto segni così grandi, non credevano in Lui

Ileana Mortari - rito ambrosiano  

V domenica dopo Pentecoste (Anno B) (28/06/2015)

Vangelo: Gv 12,35-50 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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35Allora Gesù disse loro: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. 36Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro.

37Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, 38perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia:

Signore, chi ha creduto alla nostra parola?

E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?

39Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse:

40Ha reso ciechi i loro occhi

e duro il loro cuore,

perché non vedano con gli occhi

e non comprendano con il cuore

e non si convertano, e io li guarisca!

41Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. 42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. 43Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio.

44Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. 48Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

Il brano evangelico odierno chiude la 1° parte del testo di Giovanni, che viene chiamata il "Libro dei segni o delle opere" (1,19-12,50), mentre la 2° parte viene denominata il "Libro dell'Ora o della Gloria"

Ho pensato di soffermarmi sui vv.39-40 della pericope, perché hanno sempre suscitato interrogativi e perplessità:

    "Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse:
    Ha reso ciechi i loro occhi
    e duro il loro cuore,
    perché non vedano con gli occhi
    e non comprendano con il cuore
    e non si convertano, e io li guarisca!"

Ricordiamo che "il cuore" era considerato dagli ebrei come la sede della vita mentale non meno che fisica.

Certamente le parole sopra riportate sono enigmatiche, per non dire inaccettabili: com'è possibile che Dio stesso accechi gli occhi e indurisca il cuore di certe persone, perché non capiscano e non si convertano?

Qui per intendere correttamente la citazione di Giovanni, è necessario ricorrere ai testi originali.

Come in genere notano i critici, pare che Giovanni, avendo a disposizione il Testo Masoretico (ebraico), la traduzione della Settanta (greco) e forse anche qualche altra traduzione greca del N.T., abbia mischiato le citazioni, prendendo una parte dal TM e la finale dalla Settanta; per questo, come spesso nel N.T., la citazione non ha un corrispettivo letteralmente identico nel Primo Testamento.

La frase di Giovanni si può spiegare così: anzitutto va tenuta presente la mentalità biblica, secondo cui (complice una conoscenza ovviamente assai limitata dei fenomeni naturali) ogni avvenimento dipende direttamente da Dio; in secondo luogo occorre ricordare che il termine greco "ina" (qui reso con "perché" più il congiuntivo, che indica una frase finale) in greco ha entrambi i significati finale e causale e dunque il "perché" può essere inteso come seguito dall'indicativo, con il significato: dal momento che "non vedono con gli occhi, non comprendono con il cuore, etc."

Del resto è significativo che in Matteo 13,14-15 (un passo parallelo) l'evangelista dica: "Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: "Udrete, ma non comprenderete...perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile.... etc.

Matteo riprende Isaia nel contesto delle parabole, per spiegarne la natura e il significato; Giovanni invece vuole rispondere a un grande interrogativo, che percorre tutto il N.T. e che egli stesso aveva preannunciato nel Prologo ("....il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto" Gv.1,10-11): com'è possibile che, con tanti "segni" evidenti di riconoscimento, con tante parole chiare da Lui pronunciate, con tanti gesti straordinari da Lui compiuti, com'è possibile che tanti NON Lo abbiano riconosciuto come il Figlio di Dio e addirittura Lo abbiano perseguitato e ucciso?

Dal cap. successivo (il 13°) fino al 19° avremo infatti il racconto dell'Ultima Cena, della Passione e morte in croce di Gesù.

Giovanni ha trovato la risposta proprio nella Scrittura, che dall'inizio alla fine sottolinea questo mistero della durezza di cuore e dell'incomprensione da parte dell'uomo.

Infatti, un'altra spiegazione del v. 40 può essere quella di Mons. Ravasi: " l'autore potrebbe aver adottato la forma finale, per mostrare quale sarà il risultato della predicazione profetica, che Dio certamente non vuole, ma che gli è già nota".

Tutta la storia di Israele e della Chiesa ha visto in questo la non comprensione o addirittura l'opposizione e il rifiuto al piano divino. Basti pensare, oltre ad Isaia (il maggior profeta dell'A.T.), a Mosè, in Deut.29,2-3: "Nonostante i molti segni compiuti in Egitto, il popolo ancora non comprendeva."

Nei quattro vangeli, oltre ai due citati, abbiamo Marco 4,11-12 e Luca 8,9-10.

E poi S. Paolo in Atti 28,24 dice (a conclusione del suo apostolato): "Vi fu chi si lasciò persuadere da ciò che Paolo diceva, ci fu chi non credette" (At.28,24). L'apostolo affronta il problema dell'incredulità del giudaismo ufficiale anche in Rom.9-11.

Ora, il piano di Dio (e la vita di Gesù non fa eccezione) ha sempre incontrato ostacoli e incomprensioni, proprio perché Dio ha creato l'uomo con una intelligenza, una coscienza e una libertà e le rispetta sempre, anche quando si orientano verso il negativo, verso il male, contro di Lui. Dio non costringe mai nessuno, nemmeno per il suo proprio bene. Per questo c'è tanto male nel mondo: è frutto della libertà umana.

Ed è anche per questo che la società odierna ha poco di cristiano: è il risultato di tante scelte di singoli e di istituzioni.

Ma nello stesso tempo il piano di divino è così straordinario che Dio continuerà lo stesso ad instaurare il suo Regno di amore e di pace e - cosa ancor più stupefacente - Egli sa perfino trarre il bene dal male, come si vede dalla famosa risposta di Giuseppe d'Egitto ai suoi fratelli: "Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso." (Gen.50, 20)

L'esempio più lampante è quello di Gesù stesso. Nonostante i rifiuti e i tradimenti da parte del popolo eletto, Dio manda il Messia, che compie le promesse profetiche; anzi, realizza una Nuova Alleanza. E, nonostante l'opposizione a Gesù e la sua uccisione, il regno di Dio si è instaurato sulla terra e proseguirà fino alla fine dei tempi.

 

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