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TESTO Commento su Gen 18, 1-5

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Sabato della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (27/06/2015)

Brano biblico: Gen 18,1-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Poi il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: "Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo"».
Gen 18, 1-5

Come vivere questa Parola?
Ho scelto come testo base per la lectio un passo della prima lettura del giorno (Gen 18,1-5) noto nella patristica orientale come "l'ospitalità (Xeniteia) di Abramo". Le "Querce di Mamre" sono un ‘luogo teologico' oltre che geografico, collegato intimamente alla vita del nostro "Padre nella fede" Abramo e dei primi patriarchi. Il testo biblico, come si vede, alterna il plurale ("tre uomini": vv. 2; 5) con il singolare ("Mio Signore": v. 3). Tali alternanze enigmatiche creano un certo alone di mistero, che ha portato alcuni Padri orientali a vedere in esso un primo, lontano preannuncio del mistero della Trinità: si pensi alla celebre ‘icona delle Trinità' dell'iconografo russo A. Rublev, ove le Tre Persone divine sono appunto raffigurate da ‘tre angeli' sotto la Quercia di Mamre.
Il mondo di Abramo, quello di Gesù e il nostro mondo di oggi sono molto diversi, eppure il valore dell'ospitalità merita di essere riconsiderato più in profondità, anche perché essa è diventata di prepotente e bruciante attualità nel nostro tempo. Si tratta di passare dall' «ostilità» all' «ospitalità». Oggi in particolare siamo chiamati a rendere possibile il passaggio dall'«hostis» (nemico) all'«hospes» (ospite).
Siamo, dunque, invitati a riconsiderare il valore e le implicazioni dell'ospitalità, sapendo che Dio per primo è colui che ci ospita e insieme è anche colui che chiede di essere ospitato nei fratelli. Ciò è offerto e chiesto a tutti i veri cristiani. E questo richiede un amore intelligente e guidato dalla fede: è importante riconoscere Lui che ci ospita e quindi entrare nelle varie opere dell'ospitalità a partire dal nostro rapporto personale con Lui.

"Padre sapiente e misericordioso, donaci un cuore umile e mite, per ascoltare la parola del tuo Figlio che ancora risuona nella Chiesa radunata nel suo nome, e per accoglierlo e servirlo come ospite nella persona dei nostri fratelli. Amen" (Dall'orazione-colletta della XVI domenica C).

La voce del patriarca del monachesimo occidentale
"Tutti gli ospiti che giungono al monastero siano accolti come Cristo, perché un giorno egli ci dirà: «Ero forestiero e mi avete ospitato». [...]. Agli ospiti che arrivano o che partono sia dato il saluto con profonda umiltà: il capo chino, il corpo prostrato fino a terra, si adori in essi il Cristo che viene realmente accolto»
San Benedetto, La Regola, num. 53.

Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it

 

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