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TESTO Commento Matteo 24,37-44

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I Domenica di Avvento (Anno A) (28/11/2004)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

ARGOMENTO DELLE LETTURE

Le letture di oggi generano un clima di aspettativa. Il profeta Isaia parla di una visione del futuro, la "fine dei giorni" (v. 2), un'età di pace e di giustizia in cui tutte le Nazioni riconosceranno il Signore e vorranno conoscere le Sue vie. Il Salmo 121 proclama la gioia di coloro che avanzano verso il tempio del Signore a Gerusalemme. Nel Vangelo di Matteo c'è lo stesso clima di aspettativa, ma in un tono diverso. Gesù esorta i Suoi discepoli a stare attenti perché è possibile perdere la venuta del Signore o rimanere indietro. Matteo parla di una separazione: alcuni vengono presi, altri lasciati. San Paolo insegna ai fedeli di Roma che la salvezza è vicina. E' ancora notte, ma il giorno sta per arrivare. Per questo motivo li invita a vivere mostrando la propria fede nella salvezza imminente; dovremmo vivere come ha fatto Gesù.

MESSAGGIO DOTTRINALE

La venuta del Signore. Il popolo ebraico dell'Antico Testamento viveva sempre in attesa tra le promesse del Signore e la loro graduale realizzazione. Il profeta Isaia presenta la sua visione di un'era futura di pace e di giustizia in cui tutte le Nazioni riconosceranno l'unico Signore. Spesso il popolo del profeta non ha voluto dare ascolto alla visione, si è accontentato di molto meno, ha vissuto solo per l'oggi, ha perfino ucciso i profeti. Nell'Antico Testamento viene presentato un futuro che rivela la storia, lo scopo che viene lentamente realizzato, qualcosa di nuovo e di definitivo che sta accadendo e sarà stabilito. Lo scontro di spade e la guerra ci mostrano che quel giorno non è ancora arrivato. Viviamo ancora nell'attesa, perseverando "nella luce del Signore" (v. 5). Come Cristiani siamo irrequieti ed insoddisfatti, e tuttavia pieni di gioia. Il Salmo 121 proclama con gioia il viaggio a Gerusalemme. Se abbiamo fiducia nella realizzazione futura, allora la nostra speranza è sicura. E' giusto gridare di gioia.

Riferimenti nel Catechismo: il paragrafo 524 si riferisce all'Avvento e all'antica attesa del Messia; il 1095 riguarda il rivivere liturgicamente la storia della salvezza; i paragrafi 1163-1171 si riferiscono alle stagioni liturgiche; i paragrafi 668-679 parlano della seconda venuta nella gloria di Cristo; i paragrafi 1042-1050 trattano la speranza del nuovo Cielo e della nuova Terra.

L'anno liturgico. L'anno liturgico comincia oggi con l'Avvento. Gran parte delle nostre esperienze quotidiane sono cicliche, le cose ricorrono regolarmente nel tempo, ma perfino l'esperienza umana mostra che non sono mai esattamente le stesse. Il cambiamento disturba il ciclo e i nostri pensieri. C'è possibilità di conciliare regolarità e cambiamento? I Cristiani credono nel futuro e credono che ci sia una confluenza verso di esso. La regolarità della natura è all'interno di un movimento progressivo; una spirale di tempo. Oggi ci vengono ricordati la direzione e il destino del tempo. Ci viene ricordato di attendere con ansia il nostro orientamento. In questo senso, l'Avvento non è soltanto una stagione dell'anno, ma anche la prospettiva cristiana permanente sulla vita e sulla realtà.

Riferimenti nel Catechismo: cfr. sopra.

Aspettare nell'attesa. C'è un tono diverso nel Vangelo nei confronti della venuta del Signore e del regno di pace e di giustizia. Negli ammonimenti di Gesù c'è l'indicazione che qualcosa di questo momento verrà perso o sarà tralasciato. Ci viene ricordato che, con il progredire della storia, c'è un necessario adattamento in noi. La parte della storia ci appartiene e dipende da noi. Abbiamo bisogno di essere trovati ad operare più che ad attendere. Gesù parla dei precedenti dell'Antico Testamento, di gente non preparata ai disastri, ed afferma che quel giorno arriverà in maniera inaspettata come un ladro nella notte. Vengono forniti pochi dettagli, solo che alcuni verranno trovati pronti e saranno presi e altri no. E' un avvertimento.

San Paolo è più specifico. Egli dice ai fedeli di vivere in maniera adeguata ed onesta e di abbandonare gli abusi e gli eccessi, le lotte e le gelosie. La nostra vita deve riflettere la nostra attesa dell'imminente venuta del Signore. Per capire l'intero programma di trasformazione personale di disposizioni, abitudini, desideri ed azioni per vivere come ha fatto Gesù Cristo si può riflettere sulla frase"rivestitevi del Signore Gesù Cristo" (v. 14) .

Riferimenti nel Catechismo: i paragrafi 1038-1050 si riferiscono al Giudizio Universale e alla chiamata alla conversione; i paragrafi 1965-1974 riguardano la nuova legge morale del Vangelo; i paragrafi 1987-2016 trattano la giustificazione, la grazia, il merito e la santità cristiana.

SUGGERIMENTI PASTORALI

Il Libro dei Giudici stabilisce che la gente senza una visione muore. Tutti noi abbiamo speranze e viviamo nella speranza. Perfino la disperazione e la depressione sono speranze che apparentemente non trovano realizzazione. Abbiamo bisogno di riesaminare a cosa serve la speranza sia individualmente che collettivamente. Ci sono state molte proiezioni storiche di futuri stati di felicità e molti hanno anche dichiarato di aver trovato la chiave del progresso. Con il collasso dei programmi ideologici abbiamo ripiegato su una visione individualistica delle cose. Nella nostra cultura molti leader pubblici ripetono ciò che promettono di dare gratis. Preferiamo non interessarci al bene comune e non riporre troppa fiducia in una visione comune. Non ci sono battaglie ideologiche da vincere, lo standard materiale della vita è migliore di prima, e allora perché sforzarsi? Non possiamo essere felici con una libertà meno impegnata?

La libertà e l'autodeterminazione sono diritti fondamentali in qualsiasi società e devono figurare in ogni agenda pubblica, ma non sono fini di per sé. Il Cristianesimo ha una proposta da fare alla società: il modo di vivere la propria libertà. Far conoscere questo messaggio è un fondamentale atto di giustizia e di amore nei confronti degli altri. La gente è libera di realizzarsi. Le istituzioni pubbliche hanno il dovere di fornire alla gente le opportunità perché si realizzi e non dovrebbero tentare di omogeneizzare la società in nome di un falso egualitarismo. Bisogna restaurare un'idea che corrisponda alle vere capacità umane di vivere per Dio e per altri. La moralità cristiana è definita non tanto come legge, ma come una maniera di realizzarsi nella libertà.

Il Cristiano si concentra sul fine ultimo delle cose. E' necessario trascendere le piccole cose; il Cristiano non è soltanto un "consumatore" di spiritualità.

 

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