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TESTO Commento su Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20

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Santissima Trinità (Anno B) (31/05/2015)

Vangelo: Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Terminato il tempo di Pasqua la liturgia, sulla scia degli eventi pasquali, ci propone ancora due domeniche, questa e la prossima, centrate sulla figura del Cristo risorto. Quella di oggi ci propone di fermarci a riflettere sul grande mistero della trinità
Nella prima lettura troviamo Mosè che ricorda al suo popolo la grandezza di Dio e le grandi cose che Lui ha fatto per il suo popolo che ha potuto vedere, udire e comprendere che quel Dio è unico ed è sempre presente nella vita degli uomini. È una esperienza di discepolato, una consegna, un'appartenenza attraverso l'osservanza delle sue leggi e dei suoi comandi, che deve diventare uno stile di vita e richiama l'appartenenza, come ci ricorda il ritornello del Salmo 32: "Beato il popolo scelto dal Signore". All'amore di Dio non si può che rispondere con un amore totale e fedele. La fede è fondata su una storia precedente e richiede da noi non una risposta teorica, ma un'adesione che metta in gioco tutta la nostra esistenza.

Nella seconda lettura san Paolo ci dice che qualche cosa di meraviglioso è accaduto: grazie alla venuta di Gesù, figlio di Dio e con il dono dello Spirito, noi non siamo più schiavi, ma, in virtù della morte e resurrezione di Cristo, siamo diventati figli e possiamo rivolgerci a Dio chiamandolo "abbà", padre. Aggiunge anche che in qualità di figli siamo anche suoi eredi e coeredi di Cristo.
Nel vangelo di Matteo troviamo Gesù che lascia i suoi discepoli confermandoli nella fede, anche se alcuni di loro ancora dubitavano. Ma Lui dice loro di non preoccuparsi e li invia in tutto il mondo a battezzare nel nome della trinità e ad annunciare il suo vangelo. La missione è per tutti, ma oggi ci troviamo nella situazione che l'accoglienza del vangelo è una scelta consapevole; poiché siamo passati da una società cristianizzata ad una multiculturale, multireligiosa. Ma Gesù, nel suo invito a fare discepoli, sottende che la rivelazione di Dio è progressiva e il primo passo è quello di diventare discepoli di Gesù che collabora con lo Spirito Santo. In questo percorso non è solo il battesimo che conta, ma il cammino che il vangelo ci chiede di fare, per scoprire la vera identità del Dio Padre che Gesù ci ha rivelato.
Gesù non ci lascia, ma promette d'essere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. La sua presenza è garanzia di sostegno per la missione che ci lascia.

Siamo quindi chiamati ad essere figli di Dio, e come famiglia possiamo essere immagine della Trinità, se in essa si realizzano quelle dinamiche che sono caratteristiche della trinità: il Padre che dialoga e usa la sua misericordia, il Figlio che dona la sua vita per amore e riconcilia tutti in Lui, lo Spirito che rende concreto l'amore del Padre nei confronti del Figlio e di tutti gli uomini, senza confini e distinzioni.
Come possiamo dire di realizzare questa immagine? Come viviamo e come siamo strumenti di un Dio che incontra l'uomo?
L'amore che abbiamo dentro per l'altro e per gli altri, non può rimanere chiuso dentro il nostro cuore, dobbiamo farlo uscire e condividerlo con il coniuge, in famiglia, perché questo amore è dono gratuito che si esprime come comunione di anime e di corpi nella fecondità di genitori e di sposi.
L'esperienza della Trinità ci consegna una famiglia dove la promessa del giorno del matrimonio diventa realtà da vivere e da conquistare nella concretezza delle nostre giornate, una famiglia che percorre la via della vita e che si impegna a far nascere, con scelte coraggiose e testimonianza di vita, quei germogli di speranza che prefigurano la nuova terra.
Anche l'intera umanità è chiamata a diventare famiglia, famiglia di popoli. Gli odi, gli egoismi, le ingiustizie feriscono il sogno di Dio che vuole che tutti gli uomini vivano da fratelli. Solo la "civiltà dell'amore" è capace di costruire un'umanità nuova, basata sul rispetto, sulla giustizia e sull'accoglienza. Dio non è solitudine, ma relazione, comunità gioiosa all'interno della trinità e gioisce quando le sue creature escono dalla solitudine dei loro egoismi per rispondere alla vocazione all'amore che Lui ha scritto nel loro cuore.

Per la riflessione di coppia e di famiglia.
- Abbiamo mai pensato che lo stile delle nostre relazioni in famiglia può avere un modello, un riferimento trinitario? Quale e come lo viviamo?
- Come viene trasmessa la fede all'interno della famiglia: nelle scadenze di calendario (Natale, Pasqua...), con i riti che accompagnano le tappe della vita (battesimo, comunione, cresima, matrimonio...), oppure all'interno di uno stile di vita che cerca di mettere in pratica i valori della fede?
- Cosa significa per noi "misericordia"? Accogliere ed accettare tutto oppure camminare insieme? Come nelle scelte concrete?

Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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