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TESTO Commento su Giovanni 15,1-8

Omelie.org (bambini)  

V Domenica di Pasqua (Anno B) (03/05/2015)

Vangelo: Gv 15,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,1-8

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Buona domenica!

Ma che bello questo Vangelo, oggi; ci ricorda le cose importanti, cose che sembrano scontate ma che non lo sono per niente!

Gesù usa un paragone semplice ma efficace: ci dice che Lui è come la vite e noi come i tralci.

Come già sappiamo, usava spesso questi paragoni presi dalla vita quotidiana dei contadini, dei pastori...

Non so se avete mai visto una vite (immagino di sì); è un albero piccolo, basso. I tralci, i sottili filamenti verdi che portano il frutto (l'uva buona e fresca!), si legano al tronco della vite perché altrimenti crollerebbero e la nostra buona uva non riuscirebbe a nascere.

Che cosa vuol dire tutto questo e perché dopo Pasqua si leggono le cose che Gesù ha detto prima di morire e risorgere?

Iniziamo dall'ultima domanda, perché dalla sua risposta capiamo tutto il resto. Immaginiamoci come si sentivano i discepoli dopo la morte e resurrezione di Gesù: un po' spaesati e tristi dall'assenza fisica di Gesù, senza maestro, senza guida, increduli... cosa possono fare per tener vivo il ricordo e in qualche modo sentirlo ancora presente? Ricordano le parole di Gesù (dal latino "ricordare" vuol dire "riportare al cuore"), quello che gli ha detto e gli ha insegnato mentre era in giro per la Galilea! a questo punto non ci stupisce come mai siano proprio quelle le parole che tornano alla loro mente e al loro cuore "Rimanete in me e io in voi", come i tralci con la vite!

Il Vangelo ci dice di fare così quando ci troviamo in quei momenti in cui non lo sentiamo tanto "vicino" (un po' come poteva essere per i discepoli che non lo avevano più con loro), di ricordarci che Lui c'è e che se rimaniamo in Lui, possiamo portare frutto.
Ma cosa vuol dire rimanere in Lui?

Qui viene il bello! Vuol dire starci dentro. Cioè, restare lì dove sappiamo che c'è bisogno di amare, restare anche se non siamo capiti, restare, anche se non capiamo e soffriamo. Restare se quello stare lì, porterà altro amore e altro bene.

Attenzione: Gesù non dice di restare a soffrire, ma dice di restare lì dove quel sacrificio sappiamo che porterà buone cose. Provo a fare degli esempi concreti come perdonare il nostro fratellino che ci fa un dispetto, così da fargli capire che il perdono è bello e importante, oppure andare a chiedere scusa anche quando so che un po' di ragione ce l'ho, ma forse fare il primo passo può far crescere questa amicizia... immagino ve ne verranno molti altri che avrete vissuto più o meno in prima persona.

Certo, tutto questo non è per niente facile e, se pensiamo all'amore come una cosa bella e infiocchettata, un po' viene a crollare questa idea... ma Gesù ci fa capire che non c'è niente di cui spaventarsi, che per crescere nell'amore bisogna "potare" (cioè "tagliare"). Lui spiega che c'è una potatura (le piante vengono potate, cioè tagliate, per essere più forti e portare più frutto) perché qualcosa bisogna sfrondarla, potarla per poter crescere meglio, più liberi dai pesi che non fanno scorrere la linfa' che dà la vita vera. E' qui la cosa più difficile, riuscire a vedere ciò che non fa scorrere l'amore e non fa portare il frutto buono e bello.

Allora come fare per riuscire a capire dove "tagliare", come "camminare" per far scorrere questa linfa vitale?

Anche questo ce lo dice Gesù: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato".

Custodire le Sue Parole e far sì che siano la linfa della nostra vita, ecco il segreto che poi, tanto segreto non è!

Non sarà così matematico che, se ci riusciamo e chiediamo quello che vogliamo, lo riceveremo. Questo non perché il Signore non voglia esaudire i nostri desideri più profondi, ma perché delle volte attende che diventino desideri forti e saldi in noi e altre volte perché li realizza in un modo diverso da quello che immaginiamo.

Forse alla base di tutto il desiderio più grande che tutti chiediamo è di essere amati e sentirci amati e quello, già lo ha realizzato, ogni volta che ci sentiamo accolti e amati per quello che siamo!

Quindi direi che sarà bello, in questa settimana, prendere spunto dall'immagine della Vite e dei tralci per ricordarci di restare aggrappati al Signore sempre, anche quando ci sentiamo un po' doloranti (forse perché è il momento della "potatura" o semplicemente perché ci stiamo preparando a portare frutto).

Ricordiamoci sempre che le "indicazioni" per procedere su questa strada sono le Sue Parole che parlano al nostro cuore.
Buona domenica di Pasqua!
Commento a cura di Elisa Ferrini

 

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