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TESTO La speranza cristiana e le scelte che comporta - 1a d'Avvento anno A romano e 3a d'Avvento anno A ambrosiano

don Romeo Maggioni  

I Domenica di Avvento (Anno A) (21/11/2004)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

per il rito ambrosiano: Is 2,1-5 – Rm 13,11-14 – Mt 24,37-44

In un mondo privo di speranza, il cristiano attende un avvento (una venuta), crede a un evento, anzi ad un fatto che precede e determina tutta la vicenda umana: si tratta dell'invasione di Dio nella nostra storia di uomini, per rivelare un progetto preciso, per proporre e sollecitarvi una collaborazione, e alla fine per portarlo a compimento con un giudizio definitivo e con una ri-creazione di mondi nuovi.

E' il fondamento della speranza cristiana, non sentimentale, ma garantita dalla potenza e dalla fedeltà di Dio. Le letture della Liturgia odierna la richiamano, sollecitando anche una scelta di campo che si traduca in fedeltà e paziente attesa.

1) UNA SPERANZA FONDATA

"Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti...". Il sogno di Isaia (I lett.) – quasi una "utopia", cioè un mondo "trasognato" – è in realtà la rivelazione del progetto - grandioso e incredibile, ma unico e vero - che Dio vuol realizzare della nostra storia, una umanità raccolta nell'ideale città di Gerusalemme - luogo fisico del rivelarsi storico di Dio - perché gli uomini vi attingano riferimenti di valori morali e di verità, capaci di rendere più vivibile e solidale questa nostra giungla di libertà scatenate nelle divisioni e nelle guerre. E' tutto uno sguardo diverso di storia, questo della fede. Il mondo dice: il fatto religioso è cosa privata; altre sono le cose che contano: senza soldi, potere, furbizia.. sei perdente! E invece, ben altra è la realtà oggettiva e vera, anche se invisibile e senza successo!

Tanto più che è dichiarato che alla fine un giudizio sarà dato alla vicenda umana da quel Giudice definitivo che è Cristo, circa proprio la conformità e l'appartenenza o meno a questo disegno, e l'adesione al Regno di Dio che Cristo è venuto a istaurare e che avrà la sua svolta e il suo compimento il giorno della Parusia. Lì si peserà ciò che è vero e falso, ciò che è oggettivo e non apparente, ciò che è definitivo e non temporaneo! Giorno di liberazione per i giusti, giorno di condanna per chi avrà inseguito altri propri sogni e progetti di storia. E' provocazione ad essere realisti, ad aprire gli occhi, a.. saltare sul treno vincente, se non ci si vuol trovare .. alienati!

Vivere l'Avvento e prepararsi al Natale significa prendere coscienza di questi fatti, crederli – nonostante tutto - veri e possibili, anzi divenire certi (e riuscire a vederne i segni) che sotto la rete così distorta e sconfortante delle nostre vicende umane, Dio costruisce una trama diversa, ricca e positiva; oggi nascosta nel cuore e nelle libertà degli uomini (sempre un po' ribelli e quindi frenanti l'opera di Dio), quasi un granellino di senapa, ma che domani diverrà un albero grande e la realtà definitiva. Si tratta di divenire uomini di questa speranza per annunciarla come unica e certa lettura della storia e quindi occasione unica di salvezza personale.

2) UNA SCELTA OCULATA

Allora oggi si tratta di accorgersi e di scegliere questo modo unico di interpretare e vivere la nostra storia. Che non capiti di vivere fuori della realtà, appunto di evadere in centomila interessi fasulli, anzi contrari ai valori del Regno; distratti, come gli uomini del tempo di Noè.. che "non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti; così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo". Proprio così: mangiavano e bevevano, facevano soldi e andavano a sciare ogni domenica, parlavano di Inter e Milan e di donne... e non s'accorgevano d'altro! Che cos'è l'anima? Che cos'è Dio? Che cos'è il mio destino ultimo? Tutti chiudono gli occhi, neanche più la morte li scuote. Tutti sembrano della gente immortale. L'umanità è come narcotizzata, addormentata dal consumismo e dall'edonismo materialista. E non s'accorge di nulla.

"Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata". E' qui, oggi, - non alla fine del mondo alla quale probabilmente noi non arriveremo -, che si determina e decide la nostra salvezza. Due vivono allo stesso posto di lavoro, ma uno è salvato e l'altro condannato, perché uno "s'è accorto" e vive con Dio, l'altro "non s'è accorto di niente" e sarà lasciato, abbandonato - come dice l'Apocalisse - "alla morte seconda", al fallimento eterno. Nella stessa dura fatica di vivere da uomini, il credente e il non credente si distinguono interiormente per questo "accorgersi" o "non accorgersi", per l'apertura al mistero o per l'alienazione superficiale e irresponsabile.

Dopo, sarà troppo tardi. Improvvisa è la venuta di Cristo a domandar conto dell'amministrazione della nostra vita. "Non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà". Sarà inutile dire: l'avessi saputo prima! Anche il ricco Epulone ormai nel supplizio eterno s'accorgerà d'aver sbagliato tutto e si premurerà di avvisare i suoi fratelli: "Manda Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli: li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento" (Lc 16,27). Anche i condannati davanti al giudizio di Cristo diranno: "Quando mai, Signore, ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?" (Mt 25,44). Accorgersi ora, perché dopo è troppo tardi!

"Vegliate dunque", ci dice il Signore. Siamo stati avvertiti. Sono stati posti i fatti della salvezza: accorgiamocene, approfittiamone! "E' ormai tempo - dice san Paolo oggi - di svegliarvi dal sonno... Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce".

San Giovanni Crisostomo dice che Gesù usa l'immagine del ladro che viene di notte "perché intende scuotere e confondere i pigri, che non hanno per la loro anima tutto quell'impegno che manifestano invece di avere per le loro ricchezze quelli che temono gli assalti dei ladri". Vigilare sull'anima almeno quanto ci premuriamo di vigilare sui beni materiali!

Vigilare significa pesare ogni cosa in riferimento al fine ultimo. Si dice oggi: accentuare il profilo destinale. Di fronte ad ogni cosa, pur fascinosa, domandarsi sempre: quid ad aeternitatem? Serve o non serve per l'eternità?

La Liturgia ci sollecita con un'esortazione incisiva: "Corrono i nostri anni e giorni verso la fine. E' tempo di sorgere a cantare la lode di Cristo. Siano accese le nostre lampade perché il Signore viene a giudicare tutte le genti" (Canto alla comunione, Rito Ambrosiano). Sono le lampade della nostra fede, nutrite dall'olio della preghiera fervente di questo Avvento.

 

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