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TESTO Commento su Lc 19,11-28

Paolo Curtaz  

Mercoledì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (20/11/2013)

Vangelo: Lc 19,11-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. 12Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. 13Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. 14Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. 15Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. 16Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. 17Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. 18Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. 19Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. 20Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; 21avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. 22Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: 23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. 24Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. 25Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. 26“Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 27E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».

28Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Queste parole dure, specifica Luca, Gesù le dice mentre sale a Gerusalemme. Mentre sta andando a morire col volto indurito, cioè determinato, deciso. Non sta scherzando, è una cosa seria la fede, una cosa seria la sua scelta. Gesù sta andando a morire e lo sa bene. Sa che riceverà incomprensione e insulti, sa che è disposto a bere il calice pur di testimoniare l'autentico volto di Dio. Allora capiamo la durezza delle sue parole: ai discepoli che hanno capito questo percorso, a quanti, liberamente, hanno accettato di camminare insieme al Nazareno, Gesù chiede di dare tanto, di dare di più, di osare, come egli sta facendo. Abbiamo ricevuto tanto, siamo chiamati a dare tanto. È una parabola rivolta a chi crede, a chi ha capito, a chi si è convertito: il dono ricevuto è per essere messo a disposizione degli altri, non per nasconderlo sotto terra. Il mondo, la Chiesa, hanno urgente bisogno di testimoni credibili, di uomini e donne che vivono in mezzo agli altri e che illuminano la propria e l'altrui vita col dono della Parola. Abbiamo ricevuto tanto, amici. Doniamo altrettanto. Facciamo in modo che la nostra vita sia luogo abitato dal Dio che incontra gli uomini per salvarli. Per salvarci.

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