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TESTO Commento su Lc 10,1-12

Paolo Curtaz  

Giovedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (03/10/2013)

Vangelo: Lc 10,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12

1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

Per la seconda volta Luca parla di missione e questa volta a proposito di un gruppo numeroso di discepoli che richiamano i settanta anziani chiamati a sostenere Mosè nella gestione della giustizia del popolo di Israele. Come a dire che la missione non è affare di discepoli specializzati, non richiede un patentino speciale ma è la dimensione abituale di ogni discepolo. O siamo missionari là dove viviamo, cioè capaci, con la nostra vita, di dire Cristo, o non siamo Chiesa. Come quando ci innamoriamo e tutti si accorgono dello stato euforico che stiamo vivendo, così il discepolo che vive il vangelo lo comunica prima con la sua quotidianità che con le parole. E Gesù spiega il modo di annunciare: non da navigatori solitari ma in coppia, cioè in comunione perché la Chiesa non è composta da leader carismatici ma da fratelli, senza grandi mezzi o strutture (anche se la storia ce ne ha consegnati tanti occorre avere il coraggio di sbarazzarsi di ciò che non è utile al Regno!), come bene ci sta ricordando Papa Francesco, condividendo fino in fondo le gioie e le speranze di coloro che evangelizziamo. Il volto di Chiesa che dobbiamo ancora completare parte proprio dalla consapevolezza che dobbiamo tornare a dire il Cristo a coloro che pensano di conoscerlo!

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