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TESTO Realisti con gli occhi bene aperti sulla storia

don Mario Campisi  

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/11/2004)

Vangelo: Lc 21,5-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 21,5-19

In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Forse abbiamo travisato il messaggio evangelico di Gesù. Forse abbiamo immaginato che il percorso che ci conduce verso il Regno di Dio è un percorso trionfale che va di successo in successo, di vittoria in vittoria.

Se c'è qualcuno che ha pensato o pensa così resterà deluso ascoltando il Vangelo di questa domenica.

Gesù annuncia ai suoi discepoli persecuzioni, tradimenti che si verificheranno nelle loro stesse famiglie ed una valanga di odio che si rovescerà su di loro.

Il cristiano, oggi, non può nascondersi né gli può essere consentito di ridurre la sua fede alla sfera della sua vita privata. E questo non solo perché egli deve essere "luce, sale" (Mt 5,13-16) e fermento (Mt 13,33), ma anche perché è impossibile che le sue scelte di vita non entrino in contrasto con il vivere del mondo.

Ci rendiamo tutti conto che "siamo nel mondo, ma non siamo del mondo" e che pertanto come Gesù non fu del mondo e soffrì persecuzione, così deve accadere anche per chi gli è fedele. Ma entrare in contraddizizone con il mondo di oggi, con la sua cultura e con le sue attese non significa affatto non amare questo tempo e l'uomo che in esso vive la sua avventura inquietante nell'ansiosa ricerca della verità, anche se vaga incerto oppure ostenta illusorie sicurezze.

Al contrario significa superare ogni difficoltà ed incomprensione pur di parlare all'intelligenza dell'uomo e di presentare alla sua libertà le prospettive che Cristo gli offre. Non è facile, certo, ma è doveroso per la fedeltà che dobbiamo al Vangelo e per la responsabilità di una missione, che ci è stata consegnata con la fede.

Qualcuno vuole pensare a tutti i costi in modo orttimistico: progresso, benessere, pacificazione. Una graduale eliminazione dei conflitti, una cancellazione degli attriti, una soluzione di tutti i contrasti ancora aperti.

Ma Gesù sembra tratteggiare un quadro a tinte opache: ingannatori, guerre, rivoluzioni, "fatti terrificanti e segni grandi nel cielo" (v. 11).

Ma perché tutti questi discorsi scoraggianti, perché questi annunci terribili? Forse per metterci paura? Per tenerci all'erta e vivere in uno stato di allarme, pronti alla difesa? No. L'obiettivo è esattamente il contrario.

Gesù non vuole che i suoi discepoli coltivino sogni di successo e di gloria e che si trovino poi smarriti di fronte alle persecuzioni e alle prove che arriveranno. Ci vuole realisti, con gli occhi bene aperti sulla storia, pronti a decifrare i segni dei tempi. Ma non disillusi, pessimisti, pronti a cogliere ogni aspetto negativo in tutto ciò che si presenta.

Il suo è un invito alla fiducia, alla serenità, al discernimento, alla perseveranza perché il Signore Gesù non abbandonerà mai i suoi discepoli. Portati nei tribunali, sottoposti a vessazioni e a sorprusi, troveranno in lui sempre un sostegno e una forza.

Al discernimento perché il discepolo non deve essere un ingenuo, pronto a credere a tutti quelli che si presentano e parlano in nome di Gesù. Semplice, ma non facile preda di coloro che vogliono ingannarlo.

Alla perseveranza, cioè alla fedeltà, ad una fede adulta, matura e responsabile. Non superficiale, non emotiva, ma fondata su Cristo, sulla sua parola, sulla sua promessa, sulla sua azione di salvezza che ci raggiunge ancora oggi.

Nella storia, dentro la storia, sulle piazze come nei sotterranei, alla luce del sole come nelle catacombe, con il coraggio e la forza serena dei testimoni.

Testimoni dell'amore di Dio per l'uomo, non possiamo soltanto opporci alla menzogna e al male: dobbiamo far emergere i germi della speranza.

E' vero che ci prepariamo al giorno del giudizio finale, ma è questo il tempo in cui il Suo Spirito accende in tante realtà luci che si impongono alle ombre.

Penso ai tanti giovani che riscoprono il silenzio e la meditazione per l'ascolto della parola di Dio; guardo alla generosità di una nuova solidarietà che va affermandosi e si sviluppa a livello planetario, non solo predicata ma anche resa possibile da uno spirito di servizio generoso nel volontariato; penso alla volontà di pace che sempre più si afferma tra gli uomini. E vi leggo tracce del Vangelo che "tra le tribolazioni del mondo e le consolazioni di Dio" noi annunciamo, nella speranza.

 

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