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TESTO Caro Tommaso...

don Alberto Brignoli  

II Domenica di Pasqua (Anno B) (12/04/2015)

Vangelo: Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Congiunzione subordinativa condizionale: la grammatica che studiavamo a scuola ci dà questa definizione di una particella tanto insignificante quanto di fondamentale importanza come la congiunzione "se". Pare proprio una sillaba da nulla, e invece - se andiamo a sviscerarla - si rivela in tutta la sua "cattiveria". Innanzitutto, è una congiunzione che fa tutto l'opposto di ciò che il suo nome dice, perché "separa" due frasi tra di loro (non è certo come la congiunzione "e"); non solo, ma le subordina l'una all'altra (ossia, una può avere senso solo se l'altra glielo consente); e per non farsi mancare proprio nulla, condiziona l'esistenza della subordinata a quella dominante. Separa, subordina e condiziona...ovvero divide, sottomette e condiziona: una cattiveria senza paragoni, per una semplice sillaba... "Se fai come dico io, allora andiamo bene": già usata così, in "positivo", fa mettere sull'attenti. Pensiamo quando viene pronunciata in negativo: "Se non fai come dico io, allora non andiamo bene"...suona proprio come minaccia, o ancor peggio come chiusura totale e definitiva ad ogni forma di dialogo, di confronto.

Sarebbe come dire una frase del tipo: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo". Per di più ribadita con tre condizioni diverse: ascoltare uno che pronuncia una frase così, è agghiacciante...ed è pure Vangelo! Che cattiveria, caro Tommaso! Sei addirittura imbarazzante, lasciatelo dire: neanche ti avessero fatto ingelosire con qualcosa di strano, o ti avessero dato la notizia più sconvolgente di questo mondo, che so io, che avevano visto il Signore vivo dopo la sua morte...

Beh, in effetti, è andata proprio così, avevano visto il Signore domenica scorsa, verso sera, e tu non eri con loro, quando venne Gesù a porte chiuse. Sì, hai capito bene: a porte chiuse...d'altronde, ci voleva un bel coraggio a tenere aperte le porte, i Giudei vi stavano cercando, era meglio non farsi vedere in giro... A proposito, tu dov'eri? Eri in giro? Che coraggio...come hai fatto? Non avevi paura di farti vedere apertamente dai Giudei, che davano la caccia a te e ai tuoi amici, discepoli del Maestro? Alle donne non avrebbero fatto nulla, ma voi rischiavate grosso, tant'è che Pietro e Giovanni erano andati al sepolcro di corsa, e altrettanto di fretta erano tornati indietro. Non c'era proprio da stare in giro sereni e beati in pace. Già, certo, la pace: il Maestro quando è venuto, ha donato la pace ai tuoi amici, e per di più li ha perdonati e ha chiesto loro di fare altrettanto con tutti, e di non pensarci nemmeno a non perdonare, perché un perdono non accordato restava un perdono negato per sempre...

Caro Tommaso, cosa ti sei perso quella sera... Ma perché mai te la prendi? Sei geloso? Non è mica detto che il Maestro non torni a farvi visita, dai... Certo che se parti con quell'atteggiamento lì, da "Mister Se", le cose non si mettono bene. Non puoi dividere, sottomettere e condizionare la comunità ai tuoi malumori o ai tuoi pensieri! È stata dura per tutti, la morte del Maestro: è stata la fine di un sogno, d'accordo, ma adesso occorre andare avanti, tanto più che il Maestro è veramente risorto e vivo, come aveva promesso, e l'hanno visto tutti, devi credere alle loro parole! Non fare sempre il Bastian contrario, come nell'ultima cena del Maestro con voi, quando lui vi chiedeva di seguirlo sulla sua via, e tu subito l'hai contraddetto dicendo che non sapevi affatto dove stesse andando... Fidati un po', non solo del Maestro, cosa relativamente facile (anche perché te l'ha fatta pagare bene, la tua incredulità), ma anche dei tuoi confratelli, della tua comunità che in fondo ti vuole bene e cerca anche con te di essere "un cuore solo e un'anima sola".

Caro Tommaso, vogliamo solo dirti una cosa, che a duemila anni di distanza è per noi anche facile da dire: noi da qualche tempo in questa domenica celebriamo la Divina Misericordia di Gesù, e lo facciamo riascoltando l'episodio della Misericordia che il Maestro ti ha usato otto giorni dopo le tue affermazioni condizionanti e separatiste. Per di più, da due anni a questa parte, abbiamo un Papa (ai tuoi tempi era Pietro, che di Misericordia Divina se ne intende) che ci martella continuamente - e a ragione - su questo tema, al punto che per i prossimi mesi ha indetto un Giubileo, un Anno Santo della Misericordia, in cui certamente ci chiederà di mostrare al mondo che Dio ha il volto di un papà affettuoso, e non quello di un inquisitore sospettoso come lo fosti tu quella sera. La gente verrà a pregare nelle Chiese, nelle cattedrali, forse anche sulla tua tomba (tra l'altro, tra quelle degli apostoli, la tua, ad Ortona, è risultata una delle più autentiche, sottoposta a prove scientifiche molto accurate...ironia della sorte...), verrà a implorare misericordia per la propria vita, spesso tormentata e piena di dubbi quanto la tua: ti chiediamo di invocare presso Dio tanta pazienza e tanta comprensione, perché sai bene quanto sia difficile credere nel Signore Risorto, e soprattutto essere coerenti con la nostra fede.

Caro Tommaso, sei stato un missionario incredibile, dicono che tu sia arrivato con il Vangelo fino in India: se questi sono gli effetti dell'incredulità (e permettici di dire anche noi "se"), allora i nostri dubbi e le nostre fatiche ci stanno già un po' più simpatici!

 

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