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Marco Pedron  

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Giovedì Santo (Messa in Cena Domini) (02/04/2015)

Vangelo: Gv 13,1-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

13,1 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.

PRIMA DELLA FESTA DI PASQUA=è Pasqua e quest'anno Gesù non offrirà un agnello per Pasqua ma offrirà se stesso come agnello pasquale. Questo ci dice due cose:

1. Gesù ci ricorda che se non c'è coinvolgimento di sé non c'è nessuna Pasqua. In questi giorni molte persone andranno in chiesa: bene! Ma se non c'è coinvolgimento di sé, se non c'è la disponibilità a mettersi in gioco, a lasciar coinvolgere il proprio cuore e la propria anima, allora è Pasqua (quella del calendario) ma non la festa di Pasqua (quella della vita). Non si tratta tanto di mangiare l'agnello ma di essere "agnello". Puoi lasciarti coinvolgere? Puoi lasciare che il tuo cuore e la tua anima siano toccati in questi giorni?

2. Gesù si dona come agnello: finora aveva donato un agnello, adesso diventa lui agnello.

Gesù si dona liberamente: non è trascinato dagli eventi, ma ha deciso, succeda quel che succeda, di donare la propria vita per una missione grande: mostrare chi è davvero il Padre. Questa è la sua ora.

Tutto attorno a noi si dona: l'aria si dona a noi perché possiamo respirare; la carne, le verdure, i frutti si donano a noi perché possiamo vivere; i genitori ci hanno donato la vita. Tutto è un dono.

Tu a chi ti doni? Per cosa vuoi donare le tue ore e i tuoi giorni? Un uomo che non si dona a nessuno è un uomo che non serve a nessuno perché non ha un motivo per vivere.

PASSARE DA QUESTO MONDO AL PADRE=non è soltanto l'indicazione che Gesù è disposto a correre il rischio di morire ma indica anche una MODALITA' di vita.

Gesù non vuole più vivere o sottostare alle regole del mondo (kosmos=mondo in Gv ha sempre un significato negativo) ma vuole "passare", vivere, secondo le regole di Dio.

Tutti pensano a fare gli interessi propri ma qualcuno ha altre regole (ad es. la regola della misericordia).

Tutti pensano "male degli altri" ma qualcuno sa anche vedere negli uomini la luce e il bene che c'è in loro.

Tutti pensano: "Questa società è marcia" ma alcuni sanno riconoscere il bene diffuso che vive.

Sono gli uomini che sono "passati" dalla mentalità del mondo a quella di Dio; di questi uomini il mondo ha così tanta necessità.

CHE ERANO NEL MONDO=perché c'è questa ripetizione inutile "che erano nel mondo"? Non è necessaria! Gv sa che il mondo conosce un amore molto basso, fatto di possesso e di interessi.

Gesù, invece, mostra ai suoi discepoli un amore così grande che "non è di questo mondo": non perché non lo si possa vivere in questo mondo ma perché in genere il mondo non lo vive.

Martedì - Tante forme e tanti livelli di amore:

non tutto ciò che si chiama amore, è amore

AVENDO AMATO=agapao. Agapao è l'amore che si dona, che si dà liberamente, senza nulla in cambio.

Ci sono molti livelli di amore. Le persone chiamano "amore" un sacco di cose che non c'entrano niente o molto poco con l'amore.

1. Per alcuni l'amore è solo ISTINTO. "Ti amo"="Voglio portarti a letto". Non è una cosa cattiva ma se c'è solo questo siamo solo nel campo ormonale e basta!

2. Per altri l'amore è DIPENDENZA. "Ti amo"="Non posso stare senza di te!".

E' il rapporto che il bambino ha con la madre: senza di lei non può vivere. Si sente al sicuro, protetto, solo se c'è lei (adesso non più la madre ma il partner) e quando non c'è, questi uomini e donne infantili si arrabbiano "di brutto" e sono anche "cattivi", come appunto i bambini. Più che amore si chiama bisogno.

Ci sono alcune persone che dicono: "Senza di te non posso vivere... Tu sei tutto... Sei tutto quello che ho". Sentono di non poter vivere senza l'altro: se l'altro non è in casa loro stanno male; se l'altro esce con degli amici loro sono in crisi e si arrabbiano. Quest'amore è possessivo.

3. Per altri l'amore è PRETESA. "Ti amo"="Quello che tu devi fare per me". Non vedono mai quello che loro devono fare per gli altri ma solo quello che gli altri devono fare per loro.

E' un amore che chiede sempre "nuove prove": "Se mi amassi... Se mi amassi allora faresti... Ma non mi chiami mai?... Non sei più come prima... Sei cambiato... Non mi vuoi bene... Non devi...".

E' l'amore di pretesa: continuo a chiedere a te quello che io non ho in me, l'amore per me. Per un po' tu lo farai ma se poi sei psichicamente "sano" ti stanchi!

In queste forme l'amore è ricevere, l'amore è ciò che tu devi fare per me. Fino a qui siamo nella fase dell'infantilismo, dei bambini, di quelli che pretendono. Viene chiamato "amore" ma non si chiama così.

L'amore, in senso proprio, inizia a nascere da qui in poi.

4. L'amore nasce quando io posso dirmi: "Marco, io ti amo". E poiché mi amo:

a. Posso amarti davvero perché non ti amo per essere riamato;
b. Se non mi ami non sono perso ma solo dispiaciuto.

Le persone spesso vogliono essere amate perché non sanno amarsi. E' una forma di parassitismo: chiedo a te ciò che io non so fare con me.

Qui l'amore prima di tutto è per sé e diventa concretamente molte cose: stima, valore, apprezzamento, mettere dei confini, scegliere, ecc.

D'altronde, mi chiedo, se non mi amo come posso amarti? Come posso darti (l'amore) ciò che io stesso non so fare?

5. L'amore spirituale, invece, quello più alto è: "Ti amo per ciò che sei. Ti amo per il solo fatto di esserci".

E' il livello di Gesù, che ci ha amati non perché siamo senza peccati, errori, non perché siamo dei buoni cristiani, non perché siamo puri, ma ci ha amati senza condizioni solo perché siamo noi.

Quest'amore ti entra nel cuore e ti fa sentire di valere... a prescindere.

Il vangelo, infatti, dice che Gesù "li amò sino alla fine" ed usa telos=compimento, del tutto. "Sino alla fine" è l'amore supremo, massimo: Lui ci ama in maniera totale. Ama tutto di noi.

Non dobbiamo cambiare per Lui (per andargli bene): se lo facciamo, lo facciamo per noi!

FINO ALLA FINE=ricorda ancora un'altra cosa. Di Mosè, nel Deuteronomio si dice che scrisse la Legge "fino alla fine". Di nuovo questa espressione! Ecco la Nuova Legge.

La legge, le regole, l'obbedienza, la scrupolosità, vengono sostituite dalla nuova Legge dell'amore.

Questa è l'unica Legge: "Io ti amo senza se e senza ma, gratuitamente". Puoi accettarlo?

Mercoledì - Gesù o il diavolo,

fare grandi o fare piccoli gli altri

2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo.

CENA=non si dice che è la cena pasquale ma una cena. E' chiaro che Gv si riferisce all'eucarestia. In ogni eucarestia noi tentiamo di crescere verso quest'amore.

Tra l'altro ci si lavava i piedi prima di mettersi a tavola (Lc 7,44) e non durante la cena.

DIAVOLO=qui il diavolo è Giuda. E come verrà descritto Giuda poi? Come colui che si tiene la cassa, che sottrae i soldi, le energie agli altri per sé.

Sono i due modi contrapposti di vivere: chi vive per aiutare gli altri a diventare migliori, a risplendere, ad essere ciò che possono essere, a fiorire e non sente competizione o invida per tutto ciò.

E chi, invece, è invidioso, geloso, e per questo tiene per sé le cose, le idee, non condivide, non si spende e sente gli altri come nemici che gli tolgono luce e valore.

Gesù è colui fa grandi gli altri; Giuda è colui che li fa piccoli. Ciò che fai con gli altri è ciò che sei.

3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava.

Le mani nella Bibbia sono il simbolo della potenza di Dio: Dio, adesso, agisce nelle mani di Gesù.

Giovedì - Io credo in te

4 si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita.

VESTI=mantello. Il mantello ti protegge dal freddo, dal vento, dagli animali, ecc. Gesù depone il suo "scudo" e si mostra vulnerabile. Amare rende vulnerabili, per questo molte persone non ne sono capaci.

Amare vuol dire: "Mostro il mio lato debole... Quando ti amo so che tu puoi ferirmi: corro questo rischio!".

ASCIUGAMANO=è il simbolo del servizio, del mettersi a disposizione per.

Ciò che Gesù fa coglie tutti di sorpresa: nessuno mai si sarebbe aspettato una cosa del genere.

5 Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.

Gesù lava i piedi ai suoi "presunti" amici. Dobbiamo ricordare, che nelle strade della Palestina ci sono escrementi, sputi, polvere: i piedi erano la parte più sporca e impura.

Il compito di lavare i piedi era riservato agli esseri inferiori nei confronti di quelli superiori. Era la moglie che lavava i piedi al marito, il figlio al padre e i discepoli al proprio maestro.

I discepoli vogliono far Gesù re (Gv 6,35): Gesù mostra, invece cos'è la vera regalità. La vera regalità non è salire ma scendere. Gesù fa un lavoro da servi perché i servi si sentano signori. Nella comunità di Gesù non ci sono gerarchie, ranghi o superiori: tutti sono signori per farsi servi degli altri.

Gesù non si abbassa ma innalza gli altri. Cosa facciamo invece spesso noi? Quando qualcuno non ci va lo abbassiamo: lo giudichiamo... mettiamo in luce il negativo... troviamo sempre qualcosa che non va... vediamo il pelo dell'uovo. In realtà lo stiamo abbassando al nostro livello. E quanto male parliamo degli altri dice nient'altro il livello che noi siamo e non dove sono gli altri.

Amare è innalzo te: io credo in te; io ti stimo; io so che tu hai la forza per; e se posso aiutarti, ti aiuterò ad essere ciò che tu non sei ancora ma che puoi essere. E tengo presente che non posso innalzarti se non al livello dove io sono arrivato.

Venerdì - Se tu credi in me...

David Rosenhan nel 1973 effettuò questo esperimento: fece ricoverare degli individui perfettamente sani in 12 diversi ospedali psichiatrici con la motivazione (falsa) di sentire delle voci inesistenti.

Quindi vennero ricoverati come matti, ma: 1. non lo erano; 2 tutte le persone agirono perfettamente da persone normali (com'erano).

Ebbene: nessuno degli operatori né tanto meno i medici si accorse della loro normalità. Gli unici che sospettarono che fossero sani furono gli altri pazienti matti! Com'è possibile? Per gli operatori e per i medici erano matti: il resto non lo videro.

Credevano in quello e per loro erano così. Quello che tu vuoi che sia, è.
Se tu non credi in tuo figlio, lui non crederà in sé.

Amare mio figlio è credere dentro di me e dirmi: "Diverrà grande... si realizzerà... lascerà questa casa e me... non avrà più bisogno di me perché sarà autonomo... sarà felice più di me".

Amare una persona è credere dentro di sé, è essere convinti: "Lui ce la farà... Non so dove arriverà ma arriverà lontano... Io vedo in lui ciò che ancora lui non vede di sé". Un terapeuta mi ha confidato: "Quando incontro una persona io la guarisco prima dentro di me. Dentro di me lei è già guarita, poi avviene anche fuori".

Robert Rosenthal molti anni fa fece un esperimento. Presi dei nominativi a caso di ragazzi disse ai nuovi insegnanti che questi sarebbero "sbocciati" intellettualmente nei mesi successivi. Ovviamente i ragazzi non sapevano niente di tutto questo e neppure gli insegnanti sapevano niente dell'esperimento. Nei mesi successivi i ragazzi davvero "sbocciarono" e avevano risultati effettivamente migliori degli altri.

Ma cos'era successo allora, visto che i ragazzi erano ignari di tutto? Che gli insegnanti, guardandoli sotto la nuova lente ("ragazzo che sta per sbocciare") si rapportavano a loro credendo in loro e mandando messaggi positivi e di fiducia a questi ragazzi, i quali rispondevano ai messaggi di fiducia degli insegnanti con prestazioni migliori.

E' incredibile? No, è ciò che succede sempre: se tu credi in me, io crederò in me.

Un figlio quindicenne ha scritto a suo padre questa lettera:

"Se tu credi in me perché mi dici che da grande non troverò lavoro?

Se tu credi in me perché mi dici che sempre: "Questo non si fa così... ma si fa così"?

Se tu credi in me perché mi dici sempre: "Lascia stare che faccio io"?

Se tu credi in me perché non mi dici mai, e dico mai!: "Che bella cosa! Come l'hai fatto bene! Bravo!"?

Se tu credi in me perché mi dici sempre: "Accontentati!" e mi fai capire che è meglio rinunciare ai propri sogni.

Se tu credi in me perché mi dici sempre: "Punta un po' più in basso così non sarai deluso!"?

Se tu credi in me perché mi dici sempre: "Non è per te!"? Ma che ne sai tu se è o no per me?

Se tu credi in me perché mi dici sempre: "Stai attento" e sembra che gli altri vogliano sempre e solo fregarmi?

Come faccio a pensare che tu credi in me quando tu dici alla mamma: "Ma sei scema! Ma non capisci niente!". Sì, tu dici di credere in me... ma io non lo sento.

Sabato - Il Dio di Gesù non è più il Dio di prima

Ciò che Gesù fa cambia il modo di rapportarsi con Dio.

Fino ad allora era l'uomo che doveva purificarsi (essere lavato) per andare a Dio. Ma adesso è Dio che viene a lavare e a purificarti: non ti chiede di essere puro ma solo di accogliere il suo amore.

Prima: "Se vuoi il mio amore devi essere puro"; adesso: "E' il mio amore che ti fa puro".

Prima Dio chiedeva: "Sei in grazia? Hai detto le preghiere?", adesso serve: "Sono qui per te. Ti va?".

Prima c'era la religione, cioè ciò che l'uomo deve fare per arrivare a Dio (sacrifici, offerte, purità, digiuni, ecc.), adesso c'è la fede, cioè ciò che Dio fa per l'uomo (lo ama servendolo).

6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7 Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8 Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9 Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». 10 Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11 Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Cosa succede qui? Pietro, ed è l'unico, capisce bene il senso: "Se lo fa lui poi lo devo fare anch'io". Allora prima gli dice: "No!". E Gesù: "Se non divieni anche tu non puoi essere mio discepolo".

Di fronte a ciò, allora, Pietro tenta uno stratagemma: "Non solo i piedi ma anche le mani e il capo". Cosa sono questi lavaggi? Sono i lavaggi che i pellegrini facevano per Pasqua per rendersi puri. Di nuovo rifiuta! Pietro tenta di deformare il gesto di Gesù, facendone un gesto di purificazione a Dio e non una lavanda di servizio all'uomo.

Mentre gli apostoli pensano a salire, ad essere "più" degli altri, Gesù chiede loro di scendere!

Domenica - Il vero servo è sempre un signore;

il vero signore è sempre un servo

12 Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13 Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi..

RIPRESE LE VESTI=Gesù riprende le vesti ma non mette giù il grembiule: Gv se ne è dimenticato? No, chiaro! Il servizio, cioè l'essere a servizio perché l'altro diventi il meglio di sé, non si depone mai.

L'abito sacro, il paramento, la veste sacerdotale, è essere per il bene dell'altro, è servire.

SEDETTE DI NUOVO=ma chi erano coloro che mangiavano sdraiati: solo i signori! I signori erano gli uomini liberi (gli altri, i servi/schiavi li servivano).

Per noi servire vuol dire essere servi, schiavi, sgobbare, rinunciare a sé, sacrificio, annullarsi. Ma Gesù non dice questo: il servo è sempre un signore, cioè libero. Non tolgo nulla a me ma mi metto a tuo servizio perché tu possa essere il meglio di ciò che puoi. Questo è servire.

Con i figli si è servi...: "Sono qui perché tu possa diventare non ciò che voglio io ma il meglio di ciò che tu sei. E io ti aiuterò ad essere quello che ancora non sei ma che puoi essere, anche se è totalmente diverso dalle mie idee e dalle mie aspettative su di te".

... e si è genitori: "Vivo con te ma non vivo per te. Ho la mia vita e non mi annullo e neppure mi esaurisco per te perché se lo facessi io perderei me e tu perderesti un genitore".

Con il compagno si è servi...: "Sono qui per starti accanto, per condividere, per esserti di sostegno, per fare insieme il viaggio della vita, per aiutarti a realizzarti e a vivere tutta la tua felicità".

... e signori: "Non ti possiedo e non possedermi. Non ti incateno e non incatenarmi. Non sei un mio possesso e non sono un tuo possesso".

Con il collega di lavoro si è servi...: "Ti aiuto quando ne hai bisogno; non temo di essere generoso con te perché sono ricco e pieno d'amore e non ho invidia o gelosia; non temo di darti le informazioni e le conoscenze che ho perché non temo che mi superi o che diventi "più" di me".

... e signori: "Non posso fare io ciò che tu devi fare. Mi tengo la libertà di dirti di sì e di no, di dirti cosa penso e cosa non penso. Sei il mio collega e ti stimo ma io rimango un uomo libero".

Con il superiore si è servi...: "Sono alle tue dipendenze e sei tu che mi dici cosa devo fare; sei tu il capo, sei tu la guida e io rispetto i ruoli di ciascuno".

... e signori: "Ma non sono una marionetta né un burattino. Ho la mia testa per pensare e per scegliere. Sono un tuo dipendente ma non hai potere sulla mia libertà".

Pensiero della settimana

"Legge superiore a tutte le leggi è l'amore".
(Boezio)

 

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