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TESTO Gesù, tentato da Satana, è servito dagli angeli

dom Luigi Gioia  

I Domenica di Quaresima (Anno B) (22/02/2015)

Vangelo: Mc 1,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

La prima domenica di quaresima ci offre il racconto della tentazione di Gesù nel deserto dal vangelo di Marco che, rispetto agli altri sinottici, è caratterizzato da una grandissima brevità. Mentre Matteo, ad esempio, descrive le tentazioni le une dopo le altre, Marco riduce a tre righe il racconto e il senso di questo evento della vita di Gesù. Ma, come sempre, la caratteristica fondamentale del vangelo di Marco è quella di un profondo simbolismo. Ognuno dei dettagli presenti in queste tre righe è ricco di senso.

Sappiamo che nell'Antico Testamento il deserto aveva due sensi fondamentali: da una parte era un tempo di purificazione, dall'altro un tempo di rinnovo dell'Alleanza. In questo secondo senso (tempo dell'Alleanza), era visto come il periodo nel quale il popolo aveva dovuto contare unicamente sul Signore per la sua sussistenza. Nel deserto non si poteva coltivare e non c'era acqua e il popolo riceveva dal Signore la manna, cioè il pane, le quaglie, cioè la carne, e addirittura anche l'acqua, che scaturiva da questa roccia che li seguiva ovunque essi andassero. La peregrinazione nel deserto diventava in questo modo per il popolo una maniera di fare l'esperienza di come e di quanto il Signore amasse il popolo, si occupasse di lui, lo seguisse in tutte le sue peregrinazioni, non gli facesse mancare nulla.

Così nel vangelo di oggi, in queste tre righe di Marco, troviamo sintetizzati questi due aspetti della concezione veterotestamentaria del deserto. Da una parte, nella prima riga, il deserto è visto come il tempo della tentazione quando si dice che lo Spirito sospinse Gesù nel deserto, dove rimase quaranta giorni (come i quarant'anni del popolo nel deserto) tentato da Satana. D'altra parte il riferimento al deserto come al tempo privilegiato di esperienza dell'Alleanza, cioè dell'amore del Signore, traspare in due dettagli del vangelo il cui senso non è immediatamente evidente: Stava (Gesù) con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

La prima lettura dal Libro della Genesi parla di una alleanza che il Signore stabilisce con

Noè e con i suoi figli: Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri

discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali

selvatici. Questi animali selvatici che generalmente fuggono l'uomo, quando non sono nemici per l'uomo, pericolosi per l'uomo; questa inimicizia tra l'uomo e la creazione, o almeno una parte di essa, che è il sintomo dell'inimicizia dell'uomo con Dio: tutto questo è riparato grazie all'alleanza di Dio. Il Signore, nel ristabilire l'amicizia tra se stesso e l'uomo, ristabilisce anche l'amicizia tra l'uomo ed il creato. Ed effettivamente uno dei segni di santità nella storia della chiesa, è proprio questo: tutti conosciamo l'immagine di Gerolamo con il suo leone, oppure di san Francesco con il lupo. L'amicizia tra l'uomo e gli animali selvatici, come il leone o come il lupo, è un segno dell'amicizia con Dio. Ebbene, Gesù ne è il primo esempio: stava con le bestie selvatiche. Gesù, l'uomo riconciliato con Dio, è riconciliato anche con la creazione. Questo piccolo dettaglio diventa quindi un segno di alleanza.

Il dettaglio che segue è anche esso molto importante: gli angeli lo servivano. Sappiamo che l'uomo, a causa del suo peccato, era stato cacciato dal paradiso, escluso dalla familiarità, dalla convivenza con gli angeli. Addirittura gli angeli, un angelo in particolare, era stato posto come guardiano del cammino che conduce all'Eden, armato di una spada per impedire all'uomo di ritornare al paradiso. Ebbene, con l'uomo nuovo che è Gesù, gli angeli non sono più un ostacolo, un impedimento; gli angeli non impediscono più il ritorno, non bloccano più la via del paradiso, ma addirittura servono l'uomo. Anche questo è un sintomo che il velo, la porta, la separazione che esisteva tra il paradiso e la terra è stato divelto, è stato squarciato, è stato aperto. C'è piena comunicazione in Gesù Cristo e gli angeli sono in mezzo a noi. Anche qui un riferimento agiografico può essere interessante: caratteristico della vita di tanti santi, specialmente monaci, è l'aver avuto visioni nelle quali contemplavano una scala che collegava la terra al cielo e su questa scala degli angeli scendevano e salivano. Scendevano per portare le grazie di Dio; salivano per portare a Dio le preghiere e il ringraziamento degli uomini. Allo stesso modo, nella prima preghiera eucaristica, in un passaggio un po' arcaico, poetico, da non prendere alla lettera, si chiede agli angeli di portare l'offerta del pane eucaristico in presenza del Signore: non vi è bisogno, naturalmente, che questa cosa la facciano gli angeli! Ma anche qui il riferimento è teologico: la comunione dei santi, che include anche gli angeli, è ristabilita - è ristabilita la familiarità tra gli abitanti del cielo e quelli della terra. Quindi questo periodo di Gesù nel deserto ristabilisce l'alleanza, cioè l'amicizia tra l'uomo e Dio.

Questo tempo di quaresima deve avere la medesima caratteristica. Se da una parte è il periodo nel quale cerchiamo di rinnovare la nostra fedeltà al Signore, di resistere alle tentazioni che più spesso ci fanno cadere, di rinnovare la nostra vita cristiana, d'altra parte è un periodo privilegiato per sperimentare l'amicizia e l'amore di Dio per noi, per celebrare l'alleanza con Dio e per riscoprire questo aspetto fondamentale della relazione di amore, di riconciliazione e di amicizia con Dio che si riflette nella nostra relazione con la creazione. Possiamo effettivamente porci questa domanda: quale relazione abbiamo con la creazione? Quanto la amiamo? Quanto la rispettiamo? Quanto la proteggiamo? Siamo certo diventati tutti più sensibile oggi all'ecologia, ma da un punto di vista cristiano essa non è solo attenzione alla natura - il rispetto e l'amore per la creazione diventano infatti un espressione della nostra gratitudine e del nostro amore per il Creatore, per Dio.

Dopo che Gesù ritorna dal deserto comincia la sua predicazione. Ed anche qui il parallelo con il Libro della Genesi e con il diluvio e l'alleanza che segue illumina le tre righe con le quali Marco descrive questa parte del ministero di Gesù: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino.

Il momento nel quale Gesù inaugura la sua predicazione è simile a quello in cui Noè costruisce l'arca. Quando Noè costruisce l'arca, il tempo è compiuto, il tempo della pazienza di Dio è finito, Dio interviene in modo definitivo nella storia per sradicare il male attraverso l'acqua, l'acqua che ricopre tutta la terra e che uccide tutti coloro che fanno il male. In modo parallelo ma completamente diverso avviene quest'altro intervento definitivo di Dio nella storia inaugurato con il ministero di Gesù, attraverso il quale Dio vuole nuovamente e ancora più radicalmente eliminare il male dalla terra. Però - lo intuiamo subito - la maniera nella quale questa purificazione dal male è operata attraverso Gesù è radicalmente diversa: se con il diluvio avviene attraverso la distruzione fisica di tutti coloro che fanno il male e l'acqua è strumento di morte, con Gesù l'acqua è strumento di rinascita alla vita come espressione di conversione e di partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo nel battesimo. Ce lo dice san Pietro apostolo nella seconda lettura: Quest'acqua è il battesimo e ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo.

Il tempo quindi è compiuto. E' un invito che dobbiamo prendere molto seriamente. Gli uomini del tempo di Noè non gli credettero quando annunziò loro che il tempo era compiuto. Crederemo noi oggi alla predicazione di Gesù? Sì, il tempo è compiuto, siamo alla fine dei tempi. Dobbiamo capire i tempi nei quali ci troviamo. Tanti sono gli inviti di Paolo e di Gesù ad essere attenti ai tempi. E' il tempo della conversione. E' il tempo di credere nel Vangelo. E il Vangelo, la "buona notizia" è che, come al tempo di Noè, il Signore vuole rinnovare l'alleanza con il suo popolo. Questo - diceva Dio a Noè - è il segno dell'alleanza che io pongo tra me e voi: pongo il mio arco su di voi, l'arcobaleno, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra. Questo arcobaleno che è un ponte tra la terra e il cielo, il nuovo arcobaleno è Gesù; Gesù che viene a noi nella policromia, nella ricchezza di colori del suo amore, della sua misericordia, della sua giustizia, della sua fedeltà; Gesù che riapre la strada fra la terra e il cielo; Gesù che ci ricongiunge al Padre; Gesù che, con il suo apparire, segnala che il temporale è passato, che il tempo dell'amicizia è ritornato.

Apriamoci a tutta la ricchezza di grazia che attraverso questa messe di simboli ci vuole trasmettere il vangelo, ci vuole far vivere questo tempo di quaresima. Portiamo con noi l'invito che Gesù ci rivolge nel vangelo di oggi: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo.

 

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