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TESTO La gioia di un incontro

don Marco Pratesi  

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (31/10/2004)

Vangelo: Lc 19,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 19,1-10

In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

L'episodio del vangelo odierno è la cronaca di un incontro, tra Gesù e Zaccheo. È questo il centro della vicenda. Incontro che ha una preparazione e un seguito: tutto ruota intorno a questo centro.

La preparazione è costituita da due persone che hanno voglia di incontrarsi. Gesù, lo sappiamo, è il pastore in cerca della pecora perduta. La sua passione è la persona umana, specialmente quella che nelle strade contorte della vita si è persa. Anche Zaccheo ha voglia di incontrare Gesù, e per questo fa un primo indispensabile passo: salire su quel sicomoro significa per lui, persona ricca e a suo modo conosciuta, uscire dalla folla, dall'anonimato, compromettersi. La durezza della vita, le cattiverie fatte e ricevute, il cinismo necessario per fare un mestiere come il suo non sono riusciti a sopprimere in lui questo spirito un po' fanciullesco che in fondo si esprime nel suo gesto.

Da parte nostra, si tratta dunque di disporci ad un incontro. Quanto possiamo fare non è costruircelo, ma "salire sull'albero", favorirlo, creare le condizioni perché l'incontro con Gesù avvenga.

I due si vogliono incontrare e l'incontro avviene. Il Signore risponde a un desiderio che Zaccheo non osava nemmeno esprimere. L'iniziativa parte essenzialmente da Gesù: è il suo auto-invito che fa scattare la gioia dell'incontro. In quel gesto e in quell'incontro Zaccheo scopre la gratuità dell'amore di Dio, che in quel momento gli si presenta col volto del rabbi di Nazareth: ed è un amore infinitamente più grande di quello che osava sperare. È accoglienza reciproca: Zaccheo accoglie in casa Gesù, ma è lui che si sente finalmente accolto.

Da parte nostra si tratta di vivere questo incontro. Non lasciar sfuggire le occasioni in cui "il Signore passa", magari occupati in altro... figuriamoci se Zaccheo avesse risposto tergiversando: "Caro maestro, sono onorato, adesso però ho un piccolo impegno... più tardi?" (e Luca sottolinea questo aspetto con l'espressione, non certo casuale, "subito scese...").

L'incontro ha un seguito, non resta lì: Zaccheo si apre a una nuova prospettiva di vita. Ecco un ultimo che è diventato primo! È l'amore di Dio che lo converte, non la sua bontà. Ha fatto l'esperienza di essere accolto, e adesso accoglie i fratelli. È passato avanti a tutte le persone a posto, che però non hanno fatto quell'incontro; ha "sverniciato" tutti gli impegnati che non hanno vissuto quell'esperienza di essere accolti. Forti delle loro prestazioni, le buone opere, stanno ancora lì a contrattare debiti e crediti con Dio. Lui no, ha scoperto la gratuità; ha scoperto che con un Dio così non si contratta, si ama.

Da parte nostra si tratta di prolungare l'incontro in tutto il resto della giornata, di vivere il resto alla luce di questa esperienza in modo che diventi fondante.

Come posso sapere di aver fatto questo incontro? Ha un segno distintivo: Zaccheo accoglie Gesù "pieno di gioia". La gioia è ancora più grande e profonda in Gesù, il pastore che ha ritrovato la pecora e se la mette in ispalla tutto contento. In quel momento nient'altro per lui conta se non che questo figlio del Padre era perso e si è ritrovato. Questa è la gioia di Dio: la gioia dell'uomo; questa la gloria di Dio: l'uomo vivente.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio sia incontro gioioso col Signore Gesù, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:

Chiediamo al Padre che perdoni i nostri peccati, disposti a perdonare agli altri:

 

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