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TESTO Umiltà, pentimento e conversione

padre Gian Franco Scarpitta  

Mercoledì delle Ceneri (18/02/2015)

Vangelo: Mt 6,1-6.16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. 2Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

5E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

16E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Inizia un nuovo percorso liturgico che riflette un itinerario che dovrebbe caratterizzare tutta la nostra vita: quello dell'umiltà e della conversione.

Il rito delle Ceneri sin dall'Antico Testamento è allusivo all'aspetto della fragilità e della precarietà dell'uomo, il quale davanti a Dio è effettivamente "polvere" e cenere: Abramo mentre intercede presso Dio a favore della città Sodoma afferma: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere."(Gen 18, 27), come pure Giobbe nella sua agonia e il re di Ninive, come atto di pentimento verso Dio per la minaccia dell'imminente catastrofe della sua città, veste di sacco e siede sopra le ceneri (Gn 3, 5 - 9). Vestire di sacco e cospargersi il capo di cenere è prassi comune nella Bibbia, che esprime pentimento e volontà di riconquistare la riconciliazione con Dio. In questa simbologia vi è il riconoscimento della debolezza personale del singolo uomo e allo stesso tempo il segno esteriore del pentimento, la volontà di emendarsi e di cambiare vita per essere graditi al Signore.

E difatti che cos'è l'uomo se non polvere e cenere? Quale sarà il nostro destino biologico se non quello di confonderci con la terra? Tutti siamo polvere ma proprio questo Dio ci invita al riconoscimento della nostra insignificanza e della nostra vacuità, per realizzare con decisione e radicalità l'opzione di Dio nella nostra vita.

L'imposizione delle Ceneri sul capo ci ragguagliano che l'umiltà è il punto di partenza: riconoscere il nostro stato di peccatori, ammettere il rovinio che esso comporta nella nostra vita e riconoscere il nostro niente di fronte a Colui che è il Tutto, ci sprona a corrispondere al disegno di salvezza che ha Dio soltanto come primo protagonista, attraverso un costante pellegrinaggio le cui tappe procedono dal pentimento franco e spontaneo alla conversione radicale e all'acquisto della comunione con Colui che per primo prende l'iniziativa nei nostri riguardi.

E' infatti il Signore stesso il primo artefice della riconciliazione che è motivata semplicemente dall'amore nei nostri confronti e la penitenza si caratterizza quale impegno quotidiano da parte nostra di persistere sulla via del ritorno a lui. umiltà, pentimento e conversione sono quindi le tappe principali dell'incontro fra Dio e l'uomo e se per Dio costituiscono una prerogativa d'amore gratuita e spontanea, per noi non possono che identificarsi come necessità di impegno e di diligenza nel crescendo della vita spirituale concepita nella sua globalità. La penitenza è la straordinaria opportunità di crescita nel Signoe favorita dall'amore di Dio che richiede costanza e persistenza nella lotta contro il male, che alberga innanzitutto in ciascuno di noi stessi e che impone una seria autocritica mettendoci in rapporto con Dio e con i moniti evangelici. Essa comporta quindi il coraggio di emendarci innanzitutto quanto al nostro egoismo, alla presunzione e al falso orgoglio che sono spesso alla radice di ogni atto peccaminoso non meno del vizio, del potere facile a tutti i costi e del guadagno facile e immediato. Parlare di rinuncia al peccato a volte può essere pura teoria quando nelle nostre abitudini alberga una determinata affezione al peccato che affiora nelle situazioni semplici della nostra vita. A volte può risultare fin troppo semplice imporre a noi stessi di non peccare su questo o quel comandamento quando anche nelle piccole cose la nostra mentalità si conforma a quella del mondo verso il quale dovremmo prendere le distanze. L'umiltà ci ragguaglia invece del fatto che la ricerca di Dio è necessaria quanto necessaria e radicale dev'essere la nostra tenacia di fede.

 

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