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TESTO Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento

dom Luigi Gioia  

Battesimo del Signore (Anno B) (11/01/2015)

Vangelo: Mc 1,7-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni 7proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Il vangelo di oggi ci parla di un battesimo con acqua e di un battesimo nello Spirito Santo.

La parola Battesimo vuol dire immersione, abluzione. Essere battezzati nell'acqua vuol dire essere "immersi" nell'acqua. L'immersione nell'acqua a scopo religioso è una caratteristica di tante religioni. Sono note per esempio le immagini di milioni di pellegrini Induisti che si immergono nel fiume Gange per compiere un atto religioso e sappiamo che le abluzioni rituali erano molto importanti anche nella religione ebraica. Al tempo di Gesù ogni predicatore che cercava di condurre i suoi ascoltatori a ritornare al Signore proponeva un battesimo, cioè un'immersione nell'acqua, come segno di pentimento.

Qualunque sia la forma di queste "immersioni", di questi "battesimi" nelle diverse religioni, esse esprimono sempre un bisogno di essere purificati. Chi si immerge o si fa immergere nell'acqua a scopo religioso sente di essersi in un certo modo macchiato o sporcato e che per potersi presentare davanti a Dio, per poter essere gradito a Dio, deve essere ripulito, devono essere purificato.

Queste abluzioni, questi "battesimi", però -come dice Giovanni il Battista- sono soltanto con acqua. Lui stesso amministrava un'abluzione, un'immersione nell'acqua, ma diceva: Io battezzo soltanto con l'acqua, nel senso che "io lavo soltanto l'esterno". "L'efficacia del battesimo che io do - dice Giovanni il Battista, e questo può essere applicato a tutte le altre forme di abluzioni delle altre religioni, compreso l'ebraismo - dipende interamente dagli sforzi, dalla buona volontà, dal desiderio di purificazione di colui che lo riceve. E' una maniera di esprimere un proposito".

Quindi un'abluzione di questo tipo esprime pentimento, desiderio di purificazione, ma non può cambiare il cuore, non perché la risoluzione non sia salda, non perché il desiderio di conversione non sia autentico, ma perché il cambiamento del cuore è al di là delle nostre capacità, delle nostre possibilità.

Non abbiamo infatti un cuore che si è semplicemente sviato, che ha perso la via, ma abbiamo un cuore malato, un cuore che si è indurito nei confronti del Signore. Oggi se ascoltate la sua voce, non indurite il cuore - dice il Salmo 94. "Non indurite il cuore, come avete fatto sempre, come ha fatto il popolo eletto durante tutto l'Antico Testamento". E l'uomo indurisce il cuore non solo nei confronti di Dio, ma anche nei confronti del fratello, come dice Giovanni nella sua prima lettera che stiamo leggendo in questo periodo natalizio: Se chiudete il cuore al vostro fratello nel bisogno, come fate a essere nell'amore di Dio.

Ma non finisce qui, perché il nostro cuore malato non solo si indurisce nei confronti di Dio, non solo si chiude nei confronti dei fratelli, ma si erge contro noi stessi, rimproverandoci, colpevolizzandoci, chiudendoci in noi stessi. Come dice ancora la prima lettera di Giovanni: Il nostro cuore ci rimprovera i nostri peccati. Ma ce li rimprovera non in una maniera che conduce al pentimento e alla conversione, ma in un modo che ci conduce alla tristezza, alla chiusura, alla disperazione.

Il nostro cuore quindi è malato. Rimane in esso un desiderio di pentimento, di purificazione, ma resta incapace di cambiare e di convertirsi. Ecco allora che Giovanni promette: Viene uno dopo di me che non vi battezzerà semplicemente nell'acqua, la cui azione cioè non si limiterà semplicemente a stimolarvi alla conversione dal di fuori, ma vi battezzerà nello Spirito Santo, vi immergerà nello Spirito Santo.

Questo qualcuno è Gesù. Ed ecco, in quei giorni - dice il Vangelo - Gesù venne da Nazareth di Galilea. Tre sono le caratteristiche del battesimo nuovo di Gesù. C'è anche in esso il segno dell'acqua: siamo stati battezzati con l'immersione nell'acqua oppure con dell'acqua versata sulla nostra testa. Però questo gesto è accompagnato da una parola ed ha un effetto, quello cioè di unirci a Cristo, di farci diventare figli di Dio, di farci entrare nella vita trinitaria - è efficace.
Vediamo con più attenzione questi aspetti.

Nel battesimo di Gesù, l'immersione nell'acqua diventa il segno non più soltanto di un nostro desiderio, ma di una azione di Dio. Gesù dice ai suoi discepoli alla fine del vangelo di ,Matteo: Andate, di tutte le nazioni fate dei discepoli e battezzateli, immergeteli, nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. L'immersione nell'acqua diventa quindi il segno dell'immersione nella Trinità.

Il segno dell'immersione nell'acqua è accompagnato da una parola. Questa parola non è di colui che amministra il battesimo, ma di Cristo. Come diceva sant'Agostino: Quando Pietro battezza, è Cristo che battezza. Quando Giuda battezza, è Cristo che battezza. Questo argomento Agostino lo utilizzava per dire che anche se il ministro del il battesimo è indegno - per questo menziona il nome di Giuda - il gesto, il rito resta efficace, perché attraverso il servizio di una persona è Cristo che agisce. Cristo agisce attraverso una parola pronunciata dal ministrante che in realtà è parola di Dio.

E' una parola provvista dell'efficacia propria della parola di Dio, della quale ci parla il profeta Isaia: Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fatta fecondare e germogliare, perché dia il seme a chi semina, il pane a chi mangia, così sarà della mia parola, uscita dalla mia bocca. Non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.

L'acqua del battesimo è come una pioggia che irriga il nostro cuore indurito, il nostro cuore chiuso agli altri e rinchiuso in se stesso - il nostro cuore secco e inaridito e così lo rende fecondo, fa germogliare in esso il seme della Parola e gli fa produrre frutto.

Abbiamo quindi il segno dell'acqua. Abbiamo questa parola che rende il segno efficace, che gli permette cioè di produrre un frutto. Ma il contenuto della parola che accompagna il battesimo è fondamentale: Ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Cioè ti immergo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Ti faccio entrare nella vita divina. Siamo immersi nella Trinità. Diventiamo figli, perché siamo uniti al Figlio, a Cristo. Anche per noi - come per Gesù - si squarciano i cieli, lo Spirito scende su di noi come una colomba e si sente una voce dal cielo che anche a noi dice: Tu sei mio figlio ed io ti amo. Il Padre lo può dire, perché vede sul nostro volto il volto del figlio suo, di Gesù, e sente partire dal nostro cuore il grido dello Spirito Santo che dice: Abbà, padre.

Questo ci fa vincitori del mondo. Questa - come dice ancora Giovanni - è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. La fede che ci conduce al battesimo. Questa fede che è essa stessa il risultato dell'azione di Dio, un dono di Dio. Il battesimo ci fa vincitori del mondo, perché la nostra vita non è più nostra: Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. C'è in me la potenza dello Spirito Santo, sono immerso nello Spirito Santo, lo Spirito Santo è versato nel mio cuore ed egli - come dice Paolo - mi fa conoscere le profondità di Dio. Come dice Gesù: mi introduce nella verità tutta intera. E come dice ancora Paolo: viene con i suoi frutti di amore, di gioia, di pace, di pazienza, di benevolenza, di bontà, di fedeltà, di mitezza e di dominio di sé. Grazie a questo Spirito, posso chiamare Dio Padre.

Questo Spirito mi insegna a pregare. Unito a Cristo, chiamo Dio ‘Padre', accedo alla sua presenza, un posto mi è preparato nei cieli. Cambia così il nostro destino. Non siamo più soli. Siamo immersi nella vita di relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Il Padre si occupa di me, mi ama. Il Padre sa ciò di cui ho bisogno. Ha contato tutti i capelli del mio capo. Mi fa strumento della sua opera di salvezza.

Con la festa del battesimo di Gesù celebriamo il giorno nel quale Gesù ricevendo il battesimo ha santificato le acque, ha permesso cioè alle acque di diventare una parola, di diventare esse stesse santificatrici. Ha squarciato i cieli, ha fatto discendere lo Spirito Santo. E' apparso finalmente come colui che può piacere al Padre. Ebbene, in questo giorno celebriamo la grazia, il dono del battesimo che ognuno di noi ha ricevuto.

Viviamo il battesimo diventando sempre più coscienti della presenza dello Spirito nel nostro cuore, lasciandolo pregare in noi. Attingiamo così anche noi con gioia alle sorgenti della salvezza. Le acque del battesimo sono le sorgenti della salvezza e noi dobbiamo attingervi non solo quando siamo battezzati, ma per il resto della nostra vita. Ecco - dice il salmo responsoriale di oggi - Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza. Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose grandi, le conosca tutta la terra. Canta ed esulta, tu che abiti in Sion (cioè "tu che sei diventato membro della Chiesa, che sei entrato nel numero dei figli di Dio"), perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.

 

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