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TESTO Commento su Luca 4,14-22

don Michele Cerutti

Domenica dopo Ottava del Natale del Signore (04/01/2015)

Vangelo: Lc 4,14-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,14-22

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

19a proclamare l’anno di grazia del Signore.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».

Gesù inizia il suo ministero pubblico.

Dopo il Battesimo sul fiume Giordano in cui assistiamo alla sua manifestazione in età adulta Egli viene condotto nel deserto perché si possa temprare nell'intimità con il Padre e vincere il male che tende insidie con le tentazioni e far nufragare il suo progetto.

Ogni atto che Gesù compie è preceduto da una forte inimità. Gesù prega proprio prima di iniziare a compiere i suoi primi passi. Gesù prega la notte prima di chiamare i discepoli, Gesù prega prima della Passione, Gesù si ritira a pregare e invita i suoi discepoli a venire in disparte.
Lui stesso è maestro di preghiera.

Come sempre Lui stesso ciò che propone a noi lo vive su di Lui.

Il suo ministero inizia ancora una volta in un luogo anonimo per la toponomastica del tempo.

Egli compie l'inaugurazione della sua attività pubblica a Nazareth.

E' un luogo disprezzato Natanaele prima di incontrare Gesù e seguirlo dirà: "Può venire qualcosa di buono da Nazareth?".
Gesù si muove laddove per noi è impensabile.

Molto spesso lo cerchiamo nei grandi santuari compiamo grandi peleggrinaggi lo cerchiamo nelle testimonianza più importanti, ma Gesù dobbiamo sforzarci di cercarlo anche nei luoghi più impensabili.

Egli apre il rotolo del Libro di Isaia e indica da subito qualcosa di impensabile alla cultura di ieri come quella di oggi: l'attenzione per i poveri, per gli ultimi, per quelli che non vengono considerati.

Allora, guardando al modello di Gesù, si aprono domande per noi importanti.

Egli abbiamo detto è maestro di preghiera e concretizza questa preghiera nell'attenzione ai poveri.

Come è la nostra attenzione come cristiani a chi ha difficoltà a correre con i ritmi che il mondo di oggi ci propone?

La nostra fede chiede di concretizzarsi sempre di più nell'attenzione al prossimo.

Iniziare dalla propria famiglia stando attento alle difficoltà dei nostri familiari: i nostri prossimi più vicini.

C'è una carità che passa prima dai nostri ambienti prima di pensare a quelli lontani, perché mentre pensiamo ai lontani che non riusciamo magari a raggiungere non pensiamo ai vicini.
E' poi quella della famiglia una palestra importante.

Molto spesso siamo incapaci di accostarci ai poveri proprio perché ci manca l'anello primo che ci aiuta a vivere la nostra attenzione a chi è in difficoltà-
Accostarsi ai poveri chiede cambi di mentalità.

Non nascondo c'è tanta voglia di fare per loro, ma è difficile, e dico la verità lo comprendo, essere perseveranti nell'attenzione a loro.

1) Molto spesso forse ci accostiamo a loro considerandoli casi sociali con problemi da risolvere. Ci si dovrebbe accostare a loro rendendo onore alla loro persona tenendo conto della loro soggettività.

2) Dovremmo accostarci svuotandoci di quell'orgoglio subdolo della carità che ci fa sentire superiori. Dovremmo abitare di più la beatitudine evangelica della povertà.

3) Accostarci a loro non solo preoccupati per il benessere economico, ma per la salvezza dell'anima.

Questo è possibile confotrmando il nostro Cuore a quello di Cristo.

Riscopriamo sempre di più questo aspetto della nostra fede: il Cuore di Cristo. Solo così riusciremo ad aprire il nostro Cuore ai fratelli nelle necessità.

I nazaretani non erano riusciti a comprendere il suo messaggio perché il Cuore era abitato troppo da precomprensioni umane.
Non riescono a vedere la grazia che sta passando.

"Temo il Signore che passa" dice Agostino perché il rischio è che non riusciamo a vederlo presi dalle nostre cose.

Lo sforzo che dobbiamo fare è quello di aumentare la nostra intimità con Lui per riconoscerlo nei fratelli.

Il modello sono i santi della Carità che passavano al povero dopo una intensa preghiera intima.

 

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