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TESTO Nel quieto silenzio, il Verbo si fece carne

padre Antonio Rungi

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II Domenica dopo Natale (04/01/2015)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Siamo alla fine del periodo natalizio ed oggi celebriamo la seconda domenica di Natale, a pochi giorni dall'inizio del nuovo anno, dopo il frastuono dei botti di capodanno, delle discoteche al chiuso o in piazza, delle tante feste rumorose che anche quest'anno hanno segnato il passaggio al nuovo anno. La parola di Dio di questa prima domenica dell'anno ci riporta alla realtà della vita quotidiana, ci richiama al senso più vero della festa e della gioia che è il silenzio, la preghiera, l'accoglienza della parola di Dio.

La liturgia della santa messa di oggi inizia, infatti, con una bellissima antifona d'ingresso che è tutto un programma di vita spirituale che ci viene proposto: "Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale". (cf. Sap 18,14-15). Gesù è questa parola che viene nel silenzio, non fa rumore come i tanti rumori del mondo caotico di oggi, fa rumore nel cuore delle persone che lo accolgono e vogliono dialogare con Lui, giungendo con umiltà alla grotta che lo ospita, al freddo e al gelo, in una condizione di povertà vera. Rompere il nostro silenzio con Dio, con la preghiera, con l'ascolto della sua parola e con un dialogo continuo con Lui che passa attraverso una vita improntata alla spiritualità, al guardare in faccia la realtà del mondo con le sue ricchezze e le sue povertà, con le sue miserie e debolezze.

L'evangelista Giovanni, nel prologo del suo vangelo che oggi meditiamo, ci offre questa possibilità di entrare nel cuore del grande mistero del Verbo Incarnato, della parola di Dio che diventa una persona bene precisa, Gesù Cristo, nato nel grembo verginale di Maria, per opera dello Spirito santo. Gesù rompe il silenzio della storia che, pur camminando in attesa del messia, nulla aveva fatto per predisporre il mondo ad accoglierlo. Anzi lui è il primo rifiutato, il primo ostacolato e non accettato. La luce che egli porta è rifiutata, perché il mondo preferisce vivere belle tenebre e nell'errore, piuttosto che portare giustizia e verità nelle sue vicende quotidiane.

Quando nella pienezza del tempo Cristo è venuto a visitarci molti non l'hanno accolto e altrettanti continuano a non accoglierlo. A chi invece lo ha accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Accogliere è professare la fede in Gesù Cristo, salvatore del mondo, luce delle genti e gloria del suo popolo, la vecchia Israele, e la nuova Israele che è la chiesa santa di Dio.

Oggi l'apostolo Paolo ci invita, nel brano della sua lettera agli Efesini, ad entrare pienamente e coscientemente nel mistero di Cristo redentore dell'umanità e lo fa con parole precise e con terminologia biblica e teologica adatte a chi vuole approfondire la propria fede alla luce della sacra scrittura.

Spirito di sapienza e rivelazione, profonda conoscenza, illuminazione della mente e del cuore: il tutto per comprendere il grande mistero della redenzione e della salvezza operata da Cristo mediante la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione. Il cuore e il centro della fede sta tutto qui. E da qui si deve necessariamente partire se vogliamo essere in sintonia con la fede che diciamo di professare a parole e non sempre con i fatti.

Noi cristiani abbiamo il dovere morale di chiedere al Signore ogni giorno che ci illumini nel comprendere cosa sia giusto fare per il nostro e altrui bene eterno. Chiediamo quel dono dello Spirito santo della sapienza come ci viene ricordato nel brano della prima lettura di questa giornata. La nostra sapienza vera è Cristo, la sapienza incarnata. Se entriamo in dialogo vero con lui abitiamo noi stessi ed abitiamo il mondo con la sensibilità di Dio. Il testo del libro del Siracide ci fa toccare con mano questa bellissima verità di un Dio che viene nel mondo a portare gioia e conforto a tutti gli uomini, in quell'assemblea di santi, dove ha preso dimora. Dio mette tende tra gli uomini e lo fa mediante il Figlio suo, Gesù Cristo.

Il ricco testo del prologo del Vangelo di Giovanni è una chiara attestazione di questa verità di fede profondissima che riviviamo ogni Natale, quando la comunità dei credenti si pone davanti al mistero di Gesù Bambino e si interroga chi veramente sia quella creatura venuta sulla terra e nata da una vergine Madre, Maria santissima. "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità".

Questa gloria di Dio l'abbiamo contemplata anche in questo Natale appena trascorso ed in questo inizio di anno, accostandoci con grande umiltà alla grotta di Betlemme dove Gesù, appena nato, su invito degli angeli, chiama intorno a sé gli umili ed i grandi del suo tempo. Tutti coloro che sono ben predisposti ad accogliere la buona notizia si recono senza indugio a Gesù bambino, come i pastori e i Re Magi. Chi invece ha il cuore impietrito e chiuso nel suo orgoglio, rifiuta quel Dio fatto carne ed uomo e cerca addirittura non solo di non accoglierlo, ma di eliminarlo, come voleva fare Erode.

La storia umana e soprattutto della salvezza ci dice che i progetti dei potenti falliscono sempre, mentre avanzano e reggono nel tempo i progetti degli umili e di quanti si affidano a Dio con tutto se stessi. Il Natale ormai è alle spalle e davanti a noi c'è, subito dopo, la grande solennità dell'Epifania; entrambe le feste portano al centro della nostra attenzione e della nostra preghiera il verbo di Dio, Gesù Cristo, venuto sulla terra a portare gioia e pace al mondo intero.

Sia questa la nostra preghiera della seconda domenica di Natale: "Padre di eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo e in lui, sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda, illuminaci con il tuo Spirito, perché accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno".

Silenzio, preghiera, accoglienza, amore, misericordia, tenerezza siano il modo costante per ogni cristiano per vivere sempre il Natale e farlo vivere negli altri.

 

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