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TESTO Siamo poveri servi

Monastero Janua Coeli  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/10/2004)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Un uomo. Un granellino. Un gelso.

Una parola da dire. Una parola da ascoltare. Quale parola? L'unica parola che davvero ha senso, la parola della vita.

Un uomo che ha una vita da custodire. Un granellino con una vita dentro ancora tutta da sviluppare. Un gelso con una vita evidente che non attende altro che di essere contemplata.

Qualcosa manca per legare queste tre realtà di vita: una parola efficace, capace di suscitare ciò che solitamente non è.

Una parola-padrone e una parola-serva. Come in origine. Dio disse: "Sia la luce". E la luce fu.

Niente di più semplice! Nella parola pronunciata è già la luce, non deve arrivare chissà da dove... è nella parola, perché sia la parola deve dirsi semplicemente.

Perché non cambia mai niente nelle nostre giornate? Perché manca questa unità della vita, perché le nostre parole non contengono significati ma devono continuamente cercarli fuori di sé. Dice Gesù altrove: "Abbiate fede di averlo ottenuto, e vi sarà accordato!" Come vorremmo tutti che i nostri desideri si realizzassero! Come si fa? Devo concentrarmi? Devo pregare per piegare il Signore ad esaudirmi? Come si fa?

Quando il nostro limite diventerà per noi spazio di pienezza, allora i nostri gelsi si sradicheranno, perché saremo diventati i signori della nostra terra. Non vorremo più andare al di là, cercare orizzonti speciali. Ci basterà e sarà anche troppo, ciò che siamo, e mai come allora i nostri confini ci diranno il volto della nostra fede. Cosa fa di un ciondolo invece che un mucchietto di oro un gioiello? il suo essere piccolo, l'avere quella forma. Proprio quella e non un'altra.Se fosse più grande, avrebbe più valore come oro, ma non sarebbe più un ciondolo! In questa appartenenza al nostro limite che fa la nostra identità noi incontreremo il volto di una Parola efficace dove il dire e il fare sono tutt'uno. Il limite ci protegge, custodisce il nostro essere. Nel limite Dio ha voluto abitare. Grazie, Signore, di questo mio volto che mi distingue e fa di me un prodigio irrepetibile del tuo desiderio.

Siamo poveri servi

MEDITAZIONE
Domande

Aumenta la nostra fede! Il nostro pensare viaggia sempre sulla linea d'onda della quantità. Gli apostoli sono vicini a Gesù, si accorgono che la loro fede non è poi così forte, e gli chiedono di aumentare quella poca fede che hanno. Gesù spiega loro che non è questione di quantità, ma di qualità. Infatti di fede ne basta davvero pochina: un granellino di senapa. Ma questo granellino deve avere una forza speciale...

Chiave di lettura

Gli apostoli per chiedere a Gesù di aumentare loro la fede si suppone che abbiano fatto esperienza di poca fede. Perché chiedere più fede? Per perdonare sette volte il fratello che pecca e poi si pente e per non scandalizzare nessuno? Si sentono impari di fronte a quegli avvisi del Maestro, constatano che la loro fede è debole e poca. Possiamo chiederci anche noi. Ci vuole davvero più fede per perdonare sempre e per non scandalizzare nessuno? No, quello che si richiede è unità di volere con il Signore dei piccoli da non scandalizzare, unità di sentire con il Signore dei fratelli da perdonare, unità di vita con il Signore dei gelsi da sradicare... "State attenti a voi stessi", aveva detto loro poco prima Gesù! Ricreate il dialogo con le persone e con le cose, perché è in questo ascolto profondo il segreto della fede. Basta un granellino di fede, ma che sia fede! Un briciolo di fede, ma che abbia in sé la forza della vita che si trasforma e cresce. Con questa fede che somiglia al lievito, la montagna di farina si alza e da massa inerte e informe diventa omogenea e morbida, malleabile. Perché un gelso può ascoltare una fede così? Perché diventa servo della mia volontà di signore del creato. Il dire coincide con il fare, come un servo e il suo padrone. Se io ho un servo, non mi sento in debito con lui per le cose che gli dico di fare. È normale che un servo esegua ciò che il padrone gli dice di fare. Non siamo in un rapporto di dare e avere, è un tutt'uno, logico. Dio si deve sentire obbligato verso di noi? No. È normale che io esegua ciò che lui mi dice, questa è la fede. Come è normale che un gelso esegua quello che io gli dico. E allora cosa pretendo da Dio? Che mi ricompensi per ciò che faccio? È quello che devo fare! Sono un povero servo (come dice la parola greca: "povero", non "inutile" come dice la traduzione italiana). Un servo cioè che non possiede volontà, se non quella di ascoltare il padrone. Servi poveri, pronti ai cenni della volontà del loro Signore, servi senza altro desiderio che quello di intuire in anticipo cosa il Signore voglia. E allora un servo così perdonerà sempre perché avrà imparato a fare ciò che il Signore fa abitualmente: perdona. E non scandalizzerà nessuno perché non calpesterà sentieri propri. Servi poveri, non padroni... servi poveri, non dannosi...


PREGHIERA

Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: "Io ti servirò sette anni per Rachele" (Gn 29,18).

CONTEMPLAZIONE

Signore, concedimi di conoscere la mia unica e vera dignità. Essere servo non è per me umiliante perché con un Signore come te io sono Signore di tutto. Il creato me lo hai affidato, i miei fratelli me li hai affidati, la mia vita me l'hai affidata... cosa voglio di più? L'unica cosa che dovrò fare è quella di ascoltare ciò che tu sei per essere come te, padrone-servo. Sì, perché se noi non ci sentiamo obbligati nei confronti di chi reputiamo nostri servi, tu ti sei sentito "obbligato" a farti nostro servo, per insegnarci che l'amore si pone in pienezza di ascolto e si fa anche calpestare, insultare, uccidere pur di non venir meno a se stesso! Tu, nostro Signore, ti sei fatto schiavo per sanare le nostre voglie capricciose, per curare le nostre putride piaghe, per farci scoprire la bellezza del tuo sguardo innamorato, sguardo di chi dice grazie per la sola vicinanza concessa! Signore, che io possa imparare da te a servire la tua volontà, ora e sempre, che io possa cibarmi unicamente del tuo pane e bere al tuo calice: quando ti vedrò ai miei piedi mentre ti chini a lavarmi, cinto di silenzio e di splendore, io possa perdere tutte le mie durezze e prenderti la bacinella dalle mani per lavare i piedi ai miei fratelli. Allora il granellino di senapa della mia fede allargherà i rami della vita e diventerà casa per tutti gli uccelli del cielo e ombra per i passanti nelle ore più calde del giorno.

Per i piccoli

Quando tu pensi una cosa e la vuoi fare, il pensiero va talmente veloce che subito la fai, e certe volte, mentre fai una cosa, ti sembra di non averla nemmeno pensata tanto i due momenti sono vicini. Fai la prova... C'è in te una parte che comanda e una che esegue. Le tue mani non si sentono serve del cervello, perché c'è talmente unità dentro di te che ti senti tutt'uno. Ti accorgi che non è così se ti viene un disturbo mentre fai delle cose. Se ad esempio la tua testa comanda alla mano di prendere il bicchiere d'acqua e la mano si ferma davanti al bicchiere o trema mentre lo solleva, tu ti dici: Devo andare dal dottore perché qualcosa non va. E allora ti rendi conto che ci sono più movimenti nel tuo corpo, talmente ben coordinati fra loro che sembrano inseparabili. La stessa cosa deve avvenire tra noi e il Signore. Quando lui ci parla, noi dovremmo essere talmente uniti a lui da ascoltarlo immediatamente! Se non ascoltiamo Dio, restiamo menomati, come una mano che si muove sì ma fare delle cose sensate... L'uomo è molto intelligente e il Signore non gli dice: Fai questo, non fare quello... ma gli affida i suoi desideri e gli da l'incarico di realizzarli. Dio ci dona il suo cuore perché, ascoltando il suo battito, noi possiamo intuire cosa gli fa piacere e cosa no. Come farlo, sta alla nostra intelligenza. Si fida il Signore di noi! E la fede è proprio qui. Lui ci dà un granellino di fede che possiede una forza gigante. Se noi lo mettiamo dove lui non può vivere come un seme... questo granellino non può fare nulla. E resta piccolo e senza significato. Se invece lo mettiamo sotto la terra del nostro cuore, allora germoglia e diventa l'albero del Signore, e il nostro cuore vivrà alla sua ombra.

 

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