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TESTO Una dimora per Dio? Ci pensa lui

don Alberto Brignoli  

IV Domenica di Avvento (Anno B) (21/12/2014)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

C'erano una volta i papà che costruivano le case per i loro figli. No, non è una favola che inizia bene e finisce ancora meglio, e neppure riguarda la categoria dei cosiddetti figli di papà: è la realtà di ciò che avveniva in molte famiglie del ceto medio fino a una quindicina di anni fa. Molti genitori, abili nell'arte del risparmio e dell'investimento, mettevano da parte i risparmi frutto di anni di lavoro e di sacrifici, per avere la possibilità, quando i figli si avvicinavano all'età per accasarsi, di dare loro una mano ad abitare con le rispettive famiglie in una casa o anche solo in un appartamento in cui fossero "padroni di casa". A volte, se l'età e l'abilità lo permetteva loro, erano loro stessi a costruirla, con le loro proprie mani; a volte, si trattava solo di ristrutturare una parte della casa da loro stessi abitata per affidarla (magari dividendola in più parti) ai figli, perché potessero abitare tutti insieme anche dopo il matrimonio (nuore e generi permettendo...). Era forse anche il modo per sentirsi realizzati fino in fondo, oppure per poter dare una mano ai figli a costruirsi un futuro meno incerto di quello che sempre è stato, oppure per dare una mano a se stessi a diventare nonni in breve tempo, con la possibilità di avere intorno a sé la schiera dei nipoti. Le motivazioni potevano essere le più disparate: sta di fatto che questo avveniva anche con una certa frequenza.

Oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, questa è davvero una favola o comunque un sogno. Vuoi perché i figli oggi si muovono molto più di prima anche per motivi di studio, e quindi non sempre accettano di vivere nel paese natio vicino ai genitori; vuoi perché la struttura familiare si è molto diversificata e quindi anche la stabilità dei vincoli coniugali con difficoltà fa pensare a qualcosa di duraturo; vuoi perché il verbo "risparmiare" sta scomparendo dal lessico, visto che si riesce a malapena a fare quadrare il bilancio mensile di una famiglia, trovare genitori che abbiano ancora la possibilità di costruire una casa ai loro figli è davvero una rarità. Nella migliore delle ipotesi, i genitori riescono a divenire prestatari di una parte dei soldi necessari a che i figli si facciano una casa, perché certamente gli interessi di "Bancapapà" sono molto inferiori, se non nulli, rispetto a quelli di qualsiasi altro mutuo erogato da enti finanziari.

Eppure, il sogno di fare una casa per i propri figli è davvero un sogno antico come il mondo. Sono convinto che questo sogno lo abbia avuto pure il re Davide, stando a quanto ci descrive la prima lettura di questa quarta e ultima domenica di Avvento: una volta "stabilitosi nella sua casa", e quando "il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all'intorno", rivela questo suo sogno al profeta di corte, Natan, il quale gli dice di fare pure secondo quanto ha pensato (capirai, prova a contraddire uno focoso come Davide...). C'è una differenza, però, rispetto ai nostri papà di qualche anno fa. Anch'essi erano dei sognatori che non sempre avevano la possibilità di lasciare qualcosa di costruito per i figli, ma per lo meno avevano le idee chiare. Invece Davide (piccolo particolare) ragiona in maniera un po' confusa: vuole costruire una casa non per il figlio (o i figli, chissà quanti ne aveva sparsi in giro...), ma per suo padre, per "il" Padre, colui che - per tradizione - avrebbe dovuto essere il progettista della costruzione, e non il destinatario di questo dono.

"Costruire una casa per Dio": questo era l'ambizioso progetto di Davide. Certo che la tracotanza di quest'uomo non aveva limiti: ne ha fatte di tutte i colori, in guerra e in tempo di pace, ci mancava solo questa! Una casa a Dio! Il quale, ovviamente, declina l'invito, e glielo manda a dire in maniera molto chiara, ma anche molto paterna, come è suo stile: "Tu, a me, non costruisci un bel niente!". Davide per "una casa da costruire a Dio" intendeva ovviamente un tempio, un luogo di culto dove l'Arca dell'Alleanza potesse trovare una dimora più degna di quella della tenda dove in quel momento si trovava. Davide non riteneva giusto che egli vivesse in una casa di legno di cedro (molto sicura e preziosa, per l'epoca), mentre Dio doveva stare alle intemperie, "sotto i teli di una tenda". Dio farà capire in maniera molto chiara qual è il motivo per cui Davide non è autorizzato a costruire una casa a Dio. Fondamentalmente, i motivi sono tre.

Il primo, è che per costruire una casa a Dio, un tempio, forse è il caso di avere le mani un po' meno sporche di sangue. È vero, Davide ha combattuto nel nome del Dio degli Eserciti, ma ha comunque combattuto, e in più di un'occasione ha avuto la mano pesante, sterminando gratuitamente innocenti e votando allo sterminio tutto ciò che incontrava. Quindi, forse, è bene che al tempio ci pensi qualcun altro; qualcuno della discendenza di Davide, d'accordo, ma che sia simbolo di pace e di sicurezza. La scelta di Dio cadrà, come sappiamo, sul figlio Salomone.

Un altro motivo è previo all'idea di un tempio, ossia che il Dio d'Israele è il Dio Liberatore, il Dio dell'Esodo, fondamentalmente: un Dio, quindi, in perenne cammino, in uscita, in viaggio, un Dio pellegrino con gli uomini, che non può pensare di risiedere staticamente in un luogo senza preoccuparsi di continuare a camminare al loro fianco, di tenda in tenda, come un nomade che ogni giorno solleva i suoi quattro stracci e si sposta "oltre", sempre in ricerca.

Ma il motivo fondamentale per cui Davide non costruirà una casa a Dio è che sarà Dio a fare questo a lui, e lo dice in maniera molto chiara: "Il Signore ti annuncia che farà a te una casa". Nei versetti che abbiamo letto, Dio elenca a Davide tutto ciò che ha fatto per lui, di sua spontanea iniziativa: lo ha scelto tra i pastori per essere pastore del popolo, lo ha accompagnato ovunque, ha distrutto i suoi nemici, lo ha reso grande tra i grandi della terra, e gli promette che in futuro lo accompagnerà ancora fino a che i suoi giorni saranno compiuti e il suo regno sarà affidato a qualcuno della sua discendenza. In poche parole: è Dio che ha guidato da sempre la vita di Davide, e lo farà ancora. Per cui, Davide non può avere la pretesa di costruire una casa a Dio, come se Dio fosse suo figlio: Dio con questo vuole ricordare che il padre è lui, e che sarà lui a costruire una casa a suo figlio Davide.

Dio vuole la pace, e vuole abitare in una casa che sia simbolo di pace; Dio non sta fermo ad attendere di essere adorato, ma cammina con gli uomini lungo le loro strade; Dio prende l'iniziativa, e non permette all'uomo di essergli padre. Per questo, Dio stesso ha pensato di costruire la sua casa per noi nell'unico luogo in cui c'è pace assoluta, in cui Dio Padre ci genera alla vita, e in cui la vita non sta ferma e continua a camminare con l'uomo.

Questo luogo privilegiato della presenza di Dio in mezzo agli uomini è il grembo di una Madre.

 

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