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TESTO Colui che è più forte di me, viene dopo di me

mons. Gianfranco Poma

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II Domenica di Avvento (Anno B) (07/12/2014)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Nella seconda domenica di Avvento incontriamo Giovanni il Battista che con la sua persona, i suoi gesti, la sua parola, annuncia a noi, oggi: "Il più forte di me viene dietro di me". L'inizio del Vangelo di Marco (Mc.1,1-8) è tutto un grido, una provocazione al risveglio, a prepararci ad accogliere la nascita di un mondo nuovo, un radicale capovolgimento dei normali criteri di giudizio. Ci appare subito la singolarità del Vangelo di Marco: il lettore è coinvolto dallo stile allusivo di Marco, che, narrando, apre la possibilità a diverse interpretazioni, perché ognuno liberamente scelga. Oggi Marco chiede a noi di uscire dal torpore dal quale rischiamo di lasciarci avvolgere, dall'abitudine con cui ci lasciamo scorrere addosso l' "annuncio" più paradossale che mai sia risuonato sulla terra: noi rischiamo di "credere di credere", ma "crediamo al Vangelo"?

Tutto comincia con un grido: "Inizio del lieto annuncio di Gesù, Cristo, Figlio di Dio". Come il libro della Genesi e il Vangelo di Giovanni, anche Marco è un "inizio": ma qui si tratta dell'evento singolare di una persona, Gesù di Nazareth, del quale non viene detto nulla che riguardi le sue origini. Di lui si comincia a narrare gli eventi che lo condurranno ad una fine, di cui Marco noterà il commento del centurione romano che "vedendolo morire in quel modo, disse: Veramente quest'uomo era figlio di Dio" (Mc.15,39). È l' "inizio" di una continua sorpresa che culmina nella scoperta da parte delle donne della tomba vuota, e del loro incontro con un giovane vestito di bianco che dice loro: "Non abbiate paura: voi cercate Gesù, il Nazareno. È risorto, non è qui" (Mc16,6). Ma chi è quest'uomo Gesù, di cui Marco narra, senza commenti, spiazzante, in modo che in ogni pagina susciti un problema, che scende sino a "quella" morte, per entrare nella pienezza della vita? Marco è fedele sino in fondo nel narrare l'evento sconvolgente di Gesù morto e risorto che diventa il "lieto annuncio" affidato alle donne: "Andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete". Ecco: tutto questo, oggi è per noi. Marco narra l'evento di Gesù, così fedele a tutto ciò che è umano, così lontano da ogni tipo di potere, da ogni velleità di voler costruire un altro mondo... In ogni pagina ci provoca a chiederci: "ma chi è questo Gesù? Qual è il mistero della sua identità, così partecipe di ogni situazione umana e pure così libero, così fragile tanto da essere travolto dai poteri umani e così forte da vincere persino la morte? Gesù narrato da Marco ci provoca, ci spiazza, sfugge ad ogni sistemazione, ad ogni tentativo di appropriazione (anche da parte dei "Dodici" e di Pietro). E Marco lo grida al mondo: "Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, figlio di Dio". Il "lieto annuncio" è che l'umano, fragile, debole, in Gesù, è divino: proprio perché umano è divino. L'evento di Gesù è l' "inizio": adesso in chi crede al lieto annuncio continua a realizzarsi. Se l'uomo non si chiude in se stesso, se non ha paura della sua fragilità, se non si fa potente, se crede l'Amore che viene, ogni attimo, ogni esperienza si riempie di Dio. Ecco: viene l'Amore, la forza di Dio, lo Spirito di Dio che vivifica ogni singola situazione. Gesù è l'uomo che ha accettato di discendere nella debolezza ed ha lasciato che la fragilità fosse riempita dallo Spirito di Dio: per questo può immergere l'umanità in Dio. Il grido di gioia di Marco è proprio questo: non è l'intelligenza, la potenza, la perfezione etica che da' senso e realizza l'uomo, ma il suo accettare fino in fondo la propria umanità, piena di Amore e forte dello Spirito di Dio. Ma chi è questo Gesù, così uomo da nascondersi fra tutti e così altro da essere il Figlio di Dio? Dall'inizio Marco avverte il suo lettore di questa inafferrabile novità di Gesù: proprio perché è mosso dallo Spirito non è riconducibile ad uno schema, ad una legge. Solo la Parola di Dio può introdurre nella conoscenza di Gesù: solo l'ascolto profetico della Parola può aprire i cuori all'attesa di Colui che li riempie. Alla fine c'è Giovanni, il profeta, il desiderio: che cosa può fare l'uomo che sente il proprio limite se non giocarsi tutto in un impegno morale che ancora di più gli rivela la sua insufficienza? È Giovanni l'uomo portato all'estremo: il grande profeta, la grande coscienza etica del popolo della Legge, l'uomo onesto che tutti seguono, ma che proprio per la sua onestà, confessa: "Non sono io...". E Giovanni diventa la grande speranza: l'uomo con le sue forze non può arrivare a ciò a cui aspira. La risposta al desiderio dell'uomo è solo il dono, la gratuità dell'Amore, lo Spirito di Dio: il "lieto annuncio" di Gesù. Ciò che l'uomo cerca gli è donato in sovrabbondanza, se si lascia amare: l'uomo che non cerca di salire, ma accetta di discendere, Gesù, è il Cristo, pieno dello Spirito di Dio, il Figlio di Dio. "Tutti correvano da Giovanni... Ma egli proclamava: Colui che è più forte di me, viene dopo di me...egli vi battezzerà nello Spirito Santo...": e noi abbiamo il coraggio di credere in Colui che è il più forte, che agli occhi degli uomini è il più debole?

 

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