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TESTO Signore, aumenta la nostra fede.

don Romeo Maggioni  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/10/2004)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Un tema drammatico oggi ci è posto davanti, che scuote il cuore come una sfida: "Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti; a te alzerò il grido: violenza! e non soccorri?" (I lett.). Di fronte al dilagare del male e della prepotenza, degli scandali e delle atrocità contro l'uomo, perché Signore, non intervieni? Sembra inutile, insignificante la nostra fede; sembra neanche lontanamente scalfire il nostro mondo la presenza della Chiesa e la vita dei cristiani.

E' stato scritto: Gli occhi che hanno visto Auschwitz e Hiroshima non possono vedere Dio! Il nostro è anche il Dio del sabato santo: il Dio sconfitto, il Dio ucciso e perdente, il Dio latitante. Sui muri di Gemona del Friuli s'è trovato scritto: Dov'era Dio nel giorno del terremoto?

La parola del Signore oggi ci dà delle risposte!

1) "AUMENTA LA NOSTRA FEDE"

"Il Signore rispose e mi disse: Scrivi la visione e incidila sulle tavolette, è una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà" (I lett.). Il sabato santo finisce la mattina di Pasqua: è di Dio vincitore l'ultima parola, è del Dio giudice l'ultimo giudizio. Dio è Dio sempre; fedele con chi è fedele, non delude mai! Se aspetta, se ha scadenze diverse dalle nostre urgenze, è solo per dar spazio alla conversione.

Ecco allora la fede: "Signore, aumenta la nostra fede!". Fede nella assoluta possibilità dell'IMPOSSIBILE di Dio. "Nulla a Dio è impossibile" dice l'angelo a Maria chiamata, vergine, a divenire madre. "Per chi crede, tutto è possibile" (Mc 9,23). "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato...". Quante cose ci sembrano impossibili.., e prima di tutto la nostra conversione. "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio" (Mc 10,27). Si tratta della potenza creatrice di Dio, che ha fatto dal nulla tutte le cose. Questo significa aver fede: lasciar spazio alla onnipotenza di Dio. Noi normalmente cerchiamo di piegare Dio a fare le nostre cose; aver fede è entrare a fare le cose di Dio, a collaborare noi con lui, seconda la sua efficienza. La fede vince il mondo perché è la forza di Dio nell'uomo!

E tutto questo è un dono. Non è capacità umana, è presenza vitale di Dio. Luca aveva davanti Pentecoste: uomini senza cultura, né mezzi, né potere..., gli apostoli, hanno cambiato il corso della storia. E' lo Spirito santo la potenza del credente. Di fronte ad un paralitico, Pietro dice: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" (At 3,6). San Paolo ripeteva: "Tutto posso in Colui che mi dà la forza!" (Fil 4,13). Ecco, anche per noi: credere di avere tra mano la potenza di Dio, credere - per stare all'immagine di Cana - che abbiamo il vino buono; chi l'assaggia, coglie che è quello che ci vuole per la propria salvezza. Un giorno Gesù ebbe a dire: "In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena" (Gv 16,23-24).

2) "SIAMO SERVI INUTILI"

Se la nostra efficienza è Dio, noi siamo solo i suoi servi. "La nostra capacità viene da Dio" (2Cor 3,5). Siamo da Lui ingaggiati in una impresa che ci supera e che ci deve coinvolgere a cuore pieno. San Paolo ne aveva chiara coscienza: "Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo" (1Cor 9,16-18). Nessuna pretesa, nessuna vanteria nell'essere ministri di Cristo, dispensatori della sua grazia e della sua salvezza. Piuttosto la gioia e l'orgoglio di essere stati resi partecipi dell'opera di Dio e del suo Regno.

La vita cristiana allora è lavoro paziente. Prima di mangiare e bere alla tavola del Signore, c'è un servizio da svolgere, una fatica da compiere. E da dipendenti, non da padroni. C'è da andare anche noi a lavorare nella vigna "sotto il peso della giornata e il caldo" (Mt 20,12). La vita non è nostra, è roba da amministrare! Senza pretese di saperla più alla lunga di Lui, senza giudicarlo: "Siamo inutili servi. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare!". Siamo solo una ruota di un ingranaggio più grande. Non siamo noi a cambiare il mondo. E le vie di Dio non sono le nostre vie (Is 55,8).

Ma non di meno noi non siamo impotenti o sconfitti di fronte al mondo: anzi solo la vita cristiana è speranza attiva. Proprio perché non ci si appoggia sulle nostre fragili risorse, sui nostri inevitabili errori, sulle nostre corte vedute..., l'opera nostra ha un futuro, ha un argine sicuro, ha una forza che è la forza dell'impossibile di Dio. "Servi senza pretese", ma a servire un padrone che "è il più grande di tutti", che "non sta mai fermo per la nostra salvezza", per il quale "tutto coopera al bene per coloro che lo amano" (Rm 8,28).

La fede in Dio non è credere che esiste, o credere ad alcune verità. La fede è affidarsi al suo agire nella storia, è lasciar spazio in noi perché compia l'impossibile, è avere il coraggio di crederlo primo cittadino di questo nostro mondo, salvatore e giudice, anche quando sembra discreto e latitante per il troppo rispetto che ha scelto di avere nei confronti della libertà dell'uomo. E' - in definitiva - l'essere certi di vincere la scommessa: "Io ho vinto il mondo!" (Gv 16,33).

"Signore, aumenta la mia fede", dammi occhi per vederti, la gioia di servirti, il rischio di intraprendere ogni mattina "sulla tua parola" il difficile mestiere della vita, anche quando spesso ho passato - come Pietro - delle notti intere senza pescare nulla (cfr. Lc 5). Amen.

 

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