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TESTO Commento su Marco 1,1-8

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II Domenica di Avvento (Anno B) (07/12/2014)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Rocco Pezzimenti

1. L'annuncio della buona novella è quello della venuta del Redentore. Marco, però, non si limita ad annunciare un evento così straordinario, ma, citando l'Antico Testamento, sprona a prepararci interiormente per ricevere il Signore che, da parte sua, ci concede anche un aiuto: "Ecco io mando il mio messaggero davanti a te, perché ti prepari la via". Questa via è segnata da "un battesimo di penitenza in remissione dei peccati". È, comunque, solo un segno perché Giovanni battezza con acqua, mentre il Salvatore "vi battezzerà con Spirito Santo". L'annuncio è, quindi, quello di un rinnovamento completo dell'uomo che, per accoglierlo, deve dimenticare di percorrere le vecchie strade, insomma deve convertirsi.

2. "Preparate la via del Signore, appianate i suoi sentieri". Quell'appianare denota un rimettersi alla volontà del Padre, un evitare di ergersi nelle proprie presunzioni e nei propri tornaconti. Evidenzia una pace interiore che può derivare solo dal seguire la volontà del Signore. Sembra che solo gli insegnamenti di Dio possano saziare completamente l'uomo. Per questo "a lui accorrevano da tutta la Giudea". C'è una consolazione in questa richiesta di sacrificio e di conversione di cui il cuore umano sente il bisogno. È un invito, come dice Isaia, che parla "al cuore di Gerusalemme" e rende possibile che tutto ciò che è "accidentato diventi uniforme".

3. Da qui l'invito ad annunciare il Signore senza remore: "alza la voce con forza (...) alza la voce e non temere". Questo annuncio è per tutti e farà bene a tutti. Il salvatore, come un pastore, viene a prendersi cura del suo gregge. Viene e noi siamo in fiduciosa attesa. È venuto e tornerà. Questo è quanto ci ricorda Pietro nella lettura odierna. Dapprima ci richiama a non pensare che quella del Signore sia una vana parola: "non ritarda il compimento della promessa". Poi ci invita a tenere presente che le promesse riguardano la tempistica di Dio: "un giorno solo presso il Signore è come mille anni e mille anni sono come un solo giorno".

4. La sua concezione del tempo è sinonimo della sua pazienza, "non volendo che alcuno perisca ma che tutti si volgano a penitenza". Oltre a questo Avvento liturgico c'è perciò un Avvento finale, escatologico che verrà all'improvviso, come i tempi del Signore. Verrà "come un ladro", improvvisamente. Allora "gli elementi si dissolveranno", cioè quello su cui il mondo terreno ha puntato si vanificherà, "poiché tutte queste cose devono dissolversi".

5. In questa attesa, "sforzatevi di esser da lui trovati in pace", non affannatevi più del dovuto. Noi aspettiamo davvero nuovi cieli e nuova terra. Pietro ci ricorda che tutto ciò non è un sogno. Anche l'apostolo ci ricorda però la necessità della conversione: il Signore "porta pazienza verso di noi". Da qui la sua lentezza. Ci sprona in ogni modo alla conversione perché le opere della malvagità non rientrano nel suo disegno di salvezza e noi dobbiamo accantonarle inesorabilmente. Da qui l'invito alla "santità della condotta e della pietà" che deve contraddistinguere la nostra attesa.

 

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