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TESTO Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà

dom Luigi Gioia  

I Domenica di Avvento (Anno B) (30/11/2014)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Quale è stato il momento più indimenticabile della nostra vita, quello che si è più profondamente impresso nella nostra memoria? Ciascuno ha la sua risposta, ma quasi per ognuno di noi è stato il momento nel quale abbiamo incontriamo una persona che è poi diventata importante nella nostra vita. E' stato un incontro che ha cambiato la direzione della nostra vita, che le ha conferito un senso nuovo. Senza questo incontro, la nostra vita sarebbe stata completamente diversa.

Per tanti questo incontro che cambia la vita è quello con il Signore. Ad un tratto lo si è sentito, percepito vicino, non come idea, non sulla scia di una pratica abitudinaria, ma come una persona, un tu, un padre, un fratello che mi ama, per il quale sono importante, che ha un progetto su di me. Anche questo incontro ha avuto un effetto determinante sulla nostra vita, l'ha cambiata in un modo straordinario.

Il vangelo di oggi ci parla anch'esso di un evento decisivo, questa volta però non nel passato, ma nel futuro. Si tratta di un momento che deve venire. Ricorre molto spesso non solo nel Vangelo, ma nel Nuovo Testamento, ed è chiamato l'ora: l'ora del Signore o, come dice Gesù la mia ora. Questa ora è il momento decisivo della storia, tanto della mia storia personale che della storia di tutta l'umanità. E' il momento della fine della storia. E' il momento nel quale il Signore cesserà di essere invisibile: lo vedremo con i nostri occhi di carne, lo vedremo in tutta la sua bellezza, in tutto il suo splendore, perché saremo noi stessi avvolti da questo splendore, parteciperemo a questa bellezza. Sarà dunque un momento di gioia grande, un momento di riscatto, il momento nel quale ogni nostra lacrima sarà asciugata, ogni sofferenza cesserà, ogni ingiustizia, ogni male saranno spazzati via. Sarà il momento nel quale finiremo di lavorare, di penare, di sospirare; cesseranno le nostre depressioni, le nostre collere, le nostre tristezze, le nostre noie. Cesseranno anche i nostri

lutti, perché tutti ci sveglieremo, anche coloro che provvisoriamente si sono addormentati. Saremo tutti convocati, i vivi e i morti, perché - come dice Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi - il Signore stesso a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo e quindi noi che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro sulle nubi, per andare incontro al Signore in alto e così per sempre saremo con il Signore. E' il momento a partire dal quale saremo con il Signore per sempre.

Ci sono momenti importanti nella nostra vita, ma nessuno è più importante di questo. Per questo momento viviamo, esso dà senso a tutti gli altri momenti della nostra vita, ne è il coronamento. Tutte le gioie vissute nella nostra vita, tutti i sacrifici fatti, tutto l'amore donato, tutta la pazienza, la nostra lunga, perseverante pazienza, tutto questo splenderà in questo giorno ultimo che attendiamo. Tutto questo sarà, come per Paolo, il nostro motivo di orgoglio, il nostro motivo di gioia.

Questo momento dunque è molto importante. Questo giorno è ciò per cui noi viviamo e riguardo ad esso il vangelo ci dice due cose: prima di tutto che non sappiamo quando verrà e poi che giungerà all'improvviso.

E' giusto chiedersi perché il Signore ci ha lasciato in questa ignoranza riguardo ad un momento così importante per noi, a questo momento determinante per la nostra vita. Perché questa venuta improvvisa, questa venuta imprevedibile?

Possiamo prima di tutto rispondere che non è per incuterci timore, non è per farci vivere nell'ansietà, come nel caso di questi datori di lavoro un po' sadici che si divertono a piombare all'improvviso sui lavoratori, sperando di poterli cogliere in fallo e di punirli. Colui che attendiamo è il Padre, un Padre che ci ama e che amiamo, il Padre nel quale speriamo, il Dio che vuole diventare lui stesso la nostra ricompensa. La vita eterna sarà infatti conoscere questo Dio, sarà essere per sempre con lui, come ce lo diceva Paolo: Dio, lui stesso sarà la nostra ricompensa.

Questo lo avevano capito bene i primi cristiani, la cui costante preghiera era Maranatà, vieni Signore Gesù, una preghiera che esprime tutto il desiderio, tutta l'attesa per questo ritorno, per questo giorno, per questo momento. Tutto questo noi lo confessiamo ogni giorno quando preghiamo dicendo venga il tuo regno, cioè venga il tuo giorno, venga il tuo ritorno, venga il tuo momento, venga questo momento decisivo della mia vita, della mia storia.

La ragione per la quale non sappiamo quando verrà questo momento, la ragione per la quale ci è detto che la sua venuta sarà inaspettata, sarà improvvisa, è una ragione positiva, è' per dare un certo carattere alla nostra vita, un certo stile, lo stile caratteristico della vera vita cristiana.

Ben quattro volte ricorre nel vangelo la parola: vegliate! Fate attenzione - dice Gesù - vegliate. Ha ordinato al portiere di vegliare. Poi dice ancora: Vegliate dunque. E conclude: quello che dico a voi, lo dico a tutti, vegliate. Vegliate! Vegliate! Vegliate!

Veglia, vigila, tiene gli occhi aperti chi attende qualcosa di importante, di decisivo. Quando aspetto una telefonata importante da una persona che amo e che non ho sentito da lungo tempo, sono in questo atteggiamento: veglio. Riassetto la casa, leggo, faccio le cose di tutti i giorni, ma non mi immergo completamente in queste attività. Mi posso anche assopire, ma non mi abbandono interamente al sonno. Ho sempre l'orecchio teso per sentire lo squillo, per non rischiare di perdere questa chiamata alla quale tengo tanto. So che verrà, ma non so precisamente quando. Lo squillo sarà improvviso, sempre inaspettato eppure atteso.

Questo è quello che la tradizione della spiritualità cristiana chiama il desiderio. Il cristiano desidera Dio, anela a Dio, come una cerva desidera l'acqua. E questo desiderio è così importante, perché ci prepara a ben incontrare il Signore. Ci predispone ad accoglierlo quando verrà e soprattutto dilata il nostro cuore. La cosa più importante del desiderio è che dilata il nostro cuore.

Nessuno ha espresso questa verità in modo più eloquente, più struggente di sant'Agostino in un passaggio del suo commento al vangelo di Giovanni. Dice Agostino:

La vita di un buon cristiano è tutta un santo desiderio, perché attraverso il desiderio tu ti dilati. Ammettiamo - continua Agostino - che tu debba riempire un grosso sacco e sai che è molto voluminoso quello che ti sarà dato. Ti preoccupi di allargare il sacco o l'otre o qualsiasi altro tipo di recipiente più che puoi. Sai quanto hai da metterci dentro e vedi che il tuo sacco è piccolo, allargandolo lo rendi più capace. Allo stesso modo Dio con l'attesa, facendoci attendere, allarga il nostro desiderio. Col desiderio allarga l'animo e dilatandolo lo rende più capace.

In questo - conclude Agostino - consiste la nostra vita: esercitarci con il desiderio. Tanto più saremo vivificati da questo desiderio santo, tanto più allontaneremo i desideri dall'amore del mondo. Dilatiamoci dunque col desiderio di Dio, cosicché ci possa riempire quando verrà. Saremo infatti simili a lui, perché lo vedremo così come è.

 

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