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TESTO Chi non vorrebbe essere Lazzaro?

mons. Antonio Riboldi

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (26/09/2004)

Vangelo: Lc 16,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: 19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

In tanti, forse, avevano puntato la pienezza della vita e la loro felicita, nell'essere ricchi. E' la diabolica pedagogia che ha diviso il nostro mondo in tantissimi "Lazzari", costretti a raccattare le briciole, che cadono dalle tavole dei ricchi epuloni e...pochi epuloni! Una pedagogia che, purtroppo, pare sia diventata la religione del nostro Occidente e che è una delle ragioni del malessere dell'umanità e causa dello stesso terrorismo, che si erge "a difesa" dei poveri nel mondo. Una bestemmia che solo Satana sa bene costruire e farne come una religione da seguire. La povertà non si risolve con le bombe ed il terrore, ma con la povertà di spirito che si fa solidarietà.

Quello di essere ricchi non è più un sogno affidato alla fantasia di tanti, che guardano alla favolosa vita che conduce chi è arrivato a essere "paperone", sta diventando un'ossessione, che rischia di cancellare i veri desideri del cuore, quelli che ispira Dio e che hanno come sogno "amare fino a donarsi in pienezza".

Purtroppo pare sia la "favola" del nostro tempo: una favola coltivata da tante riviste specializzate in servizi speciali sul "cosa fanno", "dove sono" questi "signori" o "epuloni" del nostro tempo. Senza per un momento pensare che dietro la facciata di lusso, di ostentato benessere, molte volte vi è una tristezza che è pericoloso vuoto del cuore. Nulla può dare la vera felicità se non l'amore che si fa dono e non possesso.

A loro, e a quanti vorrebbero essere come loro, scrive il profeta Amos: "Guai agli spensierati di Sion, e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Essi, su letti di avorio, sdraiati sui loro divani, mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. Canterellano al suono dell'arpa...bevono vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si curano. Perciò andranno in esilio, in testa ai deportati, e cesserà l'orgia dei buontemponi" (Am. 6, 4-7).

Gesù, con l'incisività del linguaggio della verità, che sa porgere la verità della vera vita, quella del "sì al Vangelo", traccia la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro e lo fa senza gli accenti di sdegno apocalittici, che usiamo noi, che poi rimaniamo quello che siamo, affidando allo sdegno quello che doveva essere invece affidato alla conversione del cuore.

"Gesù disse ai farisei: C'era un uomo ricco che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli in seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua; perché questa fiamma mi tortura! Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali: ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti".

Alla preghiera del ricco di mandare qualcuno ad avvertire del pericolo i fratelli, perché si convertano, Gesù ha una risposta che si attaglia ai nostri tempi e a tutti i tempi: "Se non hanno ascoltato Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi" (Lc 16, 39).

Sono due le sottolineature di Gesù che impressionano: la prima è la descrizione che fa di una ricchezza chiusa in se stessa, che non ha più occhi e cuore per la solidarietà: e lo fa in maniera divina, descrivendo il ricco epulone. Ai suoi piedi un povero - che identifica tantissimi, ieri e oggi, come lui - Lazzaro, coperto di piaghe e bramoso di sfamarsi delle briciole che cadevano dalla mensa.

Al momento della resa dei conti, ossia della morte: Lazzaro gode della più grande felicità e benessere nelle braccia di Abramo e il ricco è privo di tutto e chiede che Lazzaro "attinga nell'acqua la punta del dito e gli bagni la lingua, perché la fiamma lo tortura.

La risposta è: Figlio, ricordati che hai ricevuto in tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali: ora invece Lazzaro è consolato e tu ti trovi in mezzo ai tormenti.

La seconda frase riguarda la durezza del cuore di chi è qui, ora, "epulone". L'Epulone chiede che Lazzaro avverta i suoi del pericolo della ricchezza e la risposta è: "non hanno creduto a Mosè e ai profeti, quindi neanche se uno risuscitasse dai morti (Gesù e il Suo Vangelo) sarebbero persuasi".

Non accogliere questi avvertimenti di Dio è voler fare come lo struzzo, che nasconde la testa nella sabbia, nel momento del pericolo che lo sovrasta. Ed è pericolo che corriamo. Così, quel profeta dei poveri, che era don Tonino Bello, si rivolgeva alla Madonna:

"Sta di fatto che, sul piano storico, Maria ha fatto una precisa scelta di campo. Si è messa dalla parte dei vinti. Ha deciso di giocare con la squadra che perde. Ha scelto di agitare come bandiera gli stracci dei miserabili e non impugnare i lucidi gagliardetti dei vincitori.

Si è arruolata, per così dire, nell'esercito dei poveri. Ma senza roteare le armi contro i ricchi. Bensì invitandoli alla diserzione. E intonando di fronte ai bivacchi notturni del suo accampamento, perché le udissero dall'alto, canzoni cariche di nostalgia.

Ha esaltato così la misericordia di Dio. E ci ha rivelato così che è partigiano anche Lui, visto che prende le difese degli umili e disperde i superbi nei pensieri del loro cuore: stende il suo braccio a favore dei deboli e fa rotolare i violenti dai loro piedistalli con le ossa in frantumi: ricolma di beni gli affamati e si diverte a rimandare i possidenti con un pugno di mosche in mano, e con un palmo di naso in fronte.

Santa Maria,, donna di parte, noi ti preghiamo per la Chiesa di Dio, che a differenza di te, fa ancora fatica ad allearsi coraggiosamente con i poveri. In teoria essa dichiara l'opzione preferenziale in loro favore. Ma in pratica a volte rimane sedotta dalle manovre accaparratrici dei potenti. Nella formulazione dei suoi progetti pastorali decide di "partire con gli umili". Ma nei percorsi concreti dei suoi itinerari si mantiene prudenzialmente al coperto, a volte andando a braccetto con i primi.

Santa Maria, Madre della Chiesa, aiutala a uscire dalla sua pavida neutralità. Dalle la fierezza di riscoprirci coscienza critica delle strutture di peccato, che schiacciano gli indifesi e respingono a quote subumane i due terzi del mondo" (Maria donna di parte).

Sapessero i ricchi quanta è la gioia di avere commensali i poveri!

Ho nella mente la storia di un caro amico. Era povero, o meglio, nella sua adolescienza aveva vissuto la semplicità dei poveri, che è sorella di accoglienza, amore, serenità. Ebbe occasione di farsi molto, ma molto ricco. Si costruì una bella villa, circondata da un parco e per difesa costruì un muro impenetrabile per chiunque, con tanto di telecamere. Nella vita della sua famiglia non c'era posto per alcuno. Ma si accorse che quelle telecamere, la difesa della sua ricchezza, gli faceva perdere il sonno: troppe le preoccupazioni. Casualmente ebbe modo di visitare la mia baracca nel Belice, che era il segno più visibile della povertà: quattro lamiere, che difendevano nulla e nessuno. Vedendo la serenità mia e della mia comunità, ricordò la sua serenità di un tempo. Era il periodo in cui la mia gente cominciava a ricostruire la casa.

Mi chiese: "Ma lei, che potrebbe ottenere casa e chiesa, perché non lo fa?" Lo disarmai con questa risposta: "Vede, la mia casa è la mia gente. Ho lottato perché riavessero la casa e vedere che questo si realizza per me è grande felicità. La mia casa, del resto, la sto costruendo giorno per giorno e in modo che non si distrugga mai. La mia casa è formata dalle pietre sulla roccia, che è una vita vissuta perché gli altri siano felici. La mia casa è formata dalle tante pietre della carità, in Paradiso".

Rientrò in se stesso, direbbe Gesù, e cominciò ad abbattere le mura della sua ricchezza, facendosi partecipe della mia carità. Quanto bene ha fatto! Un giorno glielo dissi e lui mi rispose: "Quanta felicità, Antonio, nel vedere il sorriso spuntare sul volto dei poveri e degli infelici!"Scriveva un poeta: "Il futuro ha i piedi scalzi. Appartiene ai poveri che vengono a evangelizzare la pace. Essi sono la provocazione di Dio. Anzi sono l'icona della provocazione di Dio verso un mondo più giusto, più libero, più in pace, in cui la convivialità delle differenze diventi costume".

Certamente qui è la chiave per superare guerre e terrorismo.

 

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