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TESTO Commento su Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

II Domenica di Avvento (Anno B) (07/12/2014)

Vangelo: Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

The voice said, Cry. And he said, What shall I cry? All flesh is grass, and all the goodliness thereof is as the flower of the field: The grass withereth, the flower fadeth: but the word of our God shall stand for ever (Isaia 40,6-8) [King James Version].

Una voce grida: / «Annuncia un messaggio!»; / e io domando:«Che cosa devo annunziare?» / «Annunzia che ogni uomo è come l'erba; / e la sua consistenza è come il fiore del campo: / secca l'erba, il fiore appassisce / quando il Signore / fa soffiare il vento su di essi. / Sì, l'uomo è come l'erba: / secca l'erba e il fiore appassisce; / ma la parola del nostro Dio dura per sempre». [Nuova versione ABU-Elledici].
La Parola di Dio dura per sempre, è questo il messaggio di gioia, nella sintesi efficace della Bibbia King James, la "perfetta letizia" dell'annuncio di questa seconda domenica d'Avvento. L'erba secca e il fiore appassiscono, ma la parola rimane per sempre, perché la Creazione è detta, è dialogata e attraverso la voce continua a crescere e a svilupparsi.
L'Avvento è l'annuncio di questa novità di vita. Scrive don Tonino Bello: "C'è nella storia una continuità secondo ragione, che è il futurum. È la continuità di ciò che si incastra armonicamente, secondo la logica del prima e del dopo. Secondo gli schemi dei bilanci in cui alle voci in uscita si cercano i riscontri corrispondenti nelle voci in entrata. E c'è una continuità secondo lo Spirito, che è l'adventus. È il totalmente nuovo, il sopraggiungere gaudioso e repentino di ciò che non avevamo neppure il coraggio di attendere. Promuovere l'avvento, allora, è optare per l'inedito, accogliere la diversità come gemma di un fiore nuovo, come primizia di un tempo nuovo..."(Partire dal futuro, Ed. La Meridiana, Molfetta 2012).
Proviamo a cercare questo totalmente nuovo nelle letture odierne.
È sicuramente qualcosa di più di un'ipotesi ritenere che Marco - l'evangelista con il quale percorreremo il nostro cammino di fede di coppia e di famiglia durante l'anno liturgico appena iniziato - sia proprio quel discepolo di Pietro direttamente coinvolto nell'evangelizzazione, a Roma, di cristiani non di origine ebraica, ed accompagnatore di Paolo e Barnaba negli avventurosi viaggi missionari descritti negli Atti degli Apostoli. Si dice anzi che l'Evangelo di Marco sia in realtà l'evangelo di Pietro: comunque, una testimonianza diretta dei protagonisti della vicenda destinata ad attraversare le latitudini e le longitudini sella storia umana.
Bene ha colto la saggezza della Chiesa il messaggio con cui inizia l'avventura cristiana, l'evangelo, la buona notizia della gioia: «Questo è l'inizio del Vangelo, il lieto messaggio di Gesù, che è il Cristo e il Figlio di Dio...» (Marco, 1,1). Il messaggio di Gesù è un annuncio di letizia, un'esplosione di gioia. Tutti gli ideali di liberazione lo sono. Isaia invita a parlare al cuore della Chiesa e gridare che la schiavitù è finita, e ogni colpa perdonata. Per questo la Chiesa deve riscoprire la virtù che, unica, le si addice, quella di essere capace di consolazione. Consolate, confortate il mio popolo dice il Signore. Ditegli di essere lieto, perché il Signore non è un ragioniere che compila un bilancio, che fa la conta delle colpe e dei meriti. Noi spesso abbiamo del cristianesimo un'immagine dolente, triste, complicata. Ci ritroviamo talvolta nei nostri incontri, nei nostri gruppi di famiglie e di coppie, con le facce "lunghe", come se noi soli dovessimo sopportare l'immane fatica della coerenza, come se la salvezza del mondo gravasse solo sulle nostre pur esili spalle. Anche i nostri processi logici subiscono l'influenza di questo nostro atteggiamento di fondo, di questa nostra ipersensibilità nei confronti del negativo. Se apriamo un libro di morale andiamo subito a ricercare i "no". Siamo ancora capaci a ricercare la virtù somma della speranza o quella, più laica e più a portata di mano, dell'ottimismo? Non sarà che ci prendiamo troppo sul serio?
Impossibile non pensare a tutto questo quando ci soffermiamo a leggere alcuni episodi della vita di Francesco d'Assisi, così come ci vengono presentati dall'ingenuo e disincantato periodare dei "Fioretti". Ciò che più colpisce nell'itinerario ascetico di Francesco è la sua progressiva trasformazione da una rigidità che potrebbe, in alcuni tratti, apparire disumana ed estenuante, se non addirittura stravagante, come il rifiuto di bere l'acqua della fontane perché troppo pura, a una progressiva riconciliazione con le realtà più terrestri, non più sospettosamente rinnegate, ma sublimate dall'esercizio stesso dell'ascesi. In tempi più vicini non era forse Dietrich Bonhoeffer a dire che solo chi ama la terra desidera che sia eterna?
La fede non è legata a operazioni di sottrazione, ma - semmai - di addizione; così come la liberazione è sempre un aggiungere, mai un sottrarre. È il segreto di quella "perfetta letizia", che riecheggia la buona notizia di Gesù, il quale vuole che la nostra gioia sia piena: una "perfetta letizia" che deriva dalla consapevolezza di vivere l'affidamento a un Padre il quale solo desidera la gioia dei figli. E le mani callose di Pietro sembrano tremare tracciando sul foglio le parole con cui, nella sua seconda lettera, invita alla speranza perché il Signore non ritarda a compiere la sua promessa, Lui ha fatto nuove tutte le cose: e noi aspettiamo cieli nuovi e una nuova terra.
La conversione di Francesco da un ascetismo inizialmente iroso e disincarnato, a una serena ed equilibrata accettazione del mondo, e al recupero di una cordiale amicizia con le cose belle e semplici della vita (sul letto di morte chiederà alla sua amica romana di portargli i mostaccioli...), richiama istintivamente il confronto con due apparentemente irriducibili stili di vita: quello di Giovanni il Battezzatore e quello di Gesù. Dice Marco, con il suo linguaggio sempre sobrio ed essenziale: «Ed ecco, come aveva scritto il profeta, un giorno Giovanni il Battezzatore venne nel deserto e cominciò a dire: " Cambiate vita..."... Giovanni aveva un vestito fatto di peli di cammello e portava attorno ai fianchi una cintura di cuoio; mangiava cavallette e miele selvatico...» (Marco 1, 4-6). Gesù non smentirà mai l'esperienza sobria di Giovanni, anzi...! Riconoscerà di non avere, da parte sua, neppure una pietra su cui posare il capo e chiederà ai suoi di limitarsi di avere cura dell'essenziale: lezione, invero, ancora tutta da praticare. Eppure, se egli non disdegna di sedersi a tavola con i peccatori, e se accetta che una prostituta spezzi per lui, piangendo, una fiala di un profumo prezioso, è perché il modello ascetico del Cristo si è arricchito di un dinamismo nuovo: quello che noi tutti, coppie e famiglie affaticate, dovremmo riscoprire e mettere in atto, quello della fraternità, la regola del dono.
Allora (il Signore) riempirà la nostra terra. / Amore e fedeltà si incontreranno, / giustizia e pace si abbracceranno. / Dal cielo scenderà la giustizia, / la fedeltà germoglierà sulla terra (Salmo 85[84], 10-12). Sarà festa per ogni coppia e ogni famiglia, soprattutto per quelle che fanno più fatica, che vivono lo scacco del fallimento e dell'infedeltà. Una festa che la fraternità consentirà di vivere non nel futurum, ma qui e ora, nell'adventus. E qui, come ha intuito Francesco, solo qui abita la "perfetta letizia".
Traccia per la revisione di vita
- La nostra vita esprime la gioia di un incontro personale con il Signore, o il lutto della perdita di ogni speranza?
- Il nostro atteggiamento di coppia, fidanzati o di sposi, trasmette gioia di vivere o stanchezza?
- Che cosa facciamo per trasmettere una "perfetta letizia" all'interno della nostra coppia e della nostra famiglia, anche nella fatica del vivere quotidiano?
- Ci confrontiamo con quella Parola che "dura per sempre"?
Luigi Ghia Famiglia Domani

 

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