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TESTO Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello

dom Luigi Gioia  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/09/2014)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

In questa pagina del vangelo Gesù afferma Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo. Quando un fratello fa qualcosa contro di noi, fa qualcosa che ci ferisce, fa qualcosa di sbagliato, Gesù ci chiede di ammonirlo, di correggerlo.

E' naturale chiedersi se non ci sia una contraddizione tra quanto dice il vangelo di oggi e un altro passaggio dello stesso vangelo di Matteo nel quale Gesù dice: Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello (Mt 5,39-40). In questo ultimo passaggio Gesù sembra raccomandare un perdono totale, incondizionato, che non solo non rimprovera all'altro la ferita, la percossa ricevuta, ma addirittura porge l'altra guancia. Non solo non conduce in tribunale, ma addirittura spinge a lasciar tutto all'altro proprio per risolvere il conflitto alla radice, attraverso la rinuncia all'opposizione, attraverso una forma di remissione totale.

Il perdono, effettivamente, per poter essere autentico -e in questo senso è una grazia, un dono che solo il Signore può farci- deve essere totale, deve essere incondizionato, deve essere spontaneo. Deve essere non solo sulle labbra, ma penetrare fin nel profondo del nostro cuore. Per perdonare non dobbiamo sentire il bisogno che l'altro cambi. Il perdono viene prima del desiderio di cambiamento dell'altro.

Ma è anche vero che il perdono, per quanto totale, per quanto incondizionato, per quanto spontaneo, per quanto indipendente dalle disposizioni di chi ci fa del male, non è e non può essere cieco. Il perdono deve rompere radicalmente la spirale del male e della vendetta -e per questo deve essere totale e incondizionato- ma nello stesso tempo se è autentico non può non essere accompagnato da una preoccupazione reale per l'altro. Non mi basta perdonarlo, non mi basta non provare più astio nel mio cuore nei suoi riguardi, non mi basta sentirmi la coscienza a posto davanti al Signore, ma se veramente credo che l'altro abbia fatto il male, allora devo anche e soprattutto desiderare il suo cambiamento, la sua conversione.

E questo è suggerito già nel capitolo 5 di Matteo: dopo il passaggio che abbiamo appena citato, infatti, Gesù raccomanda di pregare per i propri nemici, di pregare per coloro che ci fanno del male. Questo vuol dire il perdono incondizionato include una preoccupazione per la persona che ci fa del male. Per la conversione di questa persona, infatti, si ricorre al Signore per mezzo della preghiera cioè a quanto vi è di più efficace per chiedere e ottenere il bene, il vero bene di chi ci fa il male.

Il passaggio del vangelo di oggi però vuole condurci più lontano. Ci chiede un esercizio che probabilmente è uno dei più difficili della vita comune, quello della correzione fraterna. Questa correzione fraterna non è qualcosa che possiamo fare o tralasciare, qualcosa che è lasciato semplicemente alla nostra buona volontà. La correzione fraterna è un dovere. Addirittura nella prima lettura il Signore dice al profeta Ezechiele che se io dico al malvagio: "Malvagio, tu morirai", e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. In altre parole, non basta perdonare, ma se veramente crediamo che la persona che ci ha fatto del male sia nell'errore, dobbiamo veramente desiderare il suo bene, la sua conversione, il suo cambiamento. E se non ci adoperiamo in un modo o nell'altro affinché questo avvenga, il Signore ce ne domanderà conto e non potremmo rispondere sono forse io il guardiano di mio fratello?, come fece Caino.

Siamo di fronte a una verità fondamentale della vita cristiana: siamo corresponsabili gli uni degli altri. Dobbiamo essere preoccupati per il bene degli altri più e prima che del nostro stesso bene. La correzione fraterna è appunto una delle manifestazioni di questa sollecitudine per il fratello e, prima di tutto, per il fratello che ci fa del male, per il fratello che può esserci nemico o che possiamo percepire come nemico.

La modalità di correzione fraterna dettagliata nel vangelo di oggi forse non ci sembrerà molto realista: si tratta di andare a vedere il fratello da solo, poi se non funziona di andare a vederlo con altri due o tre e se anche questa seconda soluzione non funziona, di esporre il caso alla comunità. E' una delle modalità possibili di correzione fraterna, ma che naturalmente non si impone in quanto tale. Nulla è più delicato della correzione fraterna.

Infatti, perché si tratti di autentica correzione fraterna occorre una grandissima libertà interiore, occorre essere animati dal desiderio per il vero bene dell'altro.

La correzione fraterna non è la recriminazione. Non vado dall'altro per colpevolizzarlo. Il problema è che molto spesso possiamo credere che la nostra iniziativa sia animata dal desiderio per il bene dell'altro, quando in realtà nel fondo del nostro cuore ancora cova il risentimento, ancora brucia la ferita, e quindi il modo nel quale lo faremo trasmetterà non tanto sollecitudine positiva nei confronti dell'altro, ma al contrario tradurrà un desiderio di rivincita o almeno un desiderio di colpevolizzare l'altro. Stiamo bene attenti dunque: la correzione fraterna non è una forma di rivincita. Proprio per questo motivo il vangelo di oggi indica due criteri per discernere se si tratta di autentica correzione fraterna.

Il primo è questa grande libertà interiore che può esserci data soltanto da un perdono autentico. Solo dopo aver veramente, profondamente perdonato il fratello possiamo sperare di potergli parlare in modo tale che egli percepisca da parte nostra un desiderio autentico per il suo bene, perché effettivamente solo il perdono ci libera.

Il secondo è il ruolo della comunità. Per sapere se veramente questa mia iniziativa, questo mio desiderio di correggere il fratello è sincero, è autentico e non corrotto da un desiderio magari inconscio di rivincita, è sempre necessario il confronto. Per questo ogni volta che sentiamo la responsabilità - perché è una responsabilità - di effettuare una forma qualsiasi di correzione fraterna dobbiamo consigliarci con una o più persone che ci aiutino a capire se siamo nelle disposizioni giuste e se veramente siamo animati dal desiderio per il bene dell'altro.

Si può aggiungere che a volte può far bene al fratello aiutarlo a rendersi conto di quanto ci abbia ferito, ci abbia fatto del male. Quindi non è che nel quadro della correzione fraterna non si possa esporre al fratello il dolore che può averci causato con il suo comportamento, però è importante che questo dolore sia già stato serenamente assunto e si sia pacificato in modo tale da non riversarsi sul fratello con amarezza.

Continua poi il vangelo di oggi: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo e tutto quello che scioglierete sulla terra, sarà sciolto in cielo. Effettivamente si tratta di scogliere il peccato, di scioglierne le conseguenze. I nostri peccati sono delle funi che ci legano, che impediscono i nostri movimenti, che ci tolgono la libertà, che ci rendono pesanti. Il perdono dei peccati non basta. Certo, il perdono dei peccati, il sacramento della riconciliazione gioca un ruolo importante. Ma ciò che ci libera da queste funi è il perdono reciproco e lo sforzo di tutti all'interno della comunità per aiutarci gli uni gli altri a crescere nel bene. In questo modo, la riconciliazione si vive non solo nel gesto sacramentale, ma si incarna nella vita di tutta la comunità. Ogni atto che possiamo fare per migliorare le relazioni fraterne, per il loro rasserenamento, è una maniera di sciogliere questi legami che ci appesantiscono sulla terra, che ci tolgono la libertà, che ci impediscono di avanzare verso il Signore.

Infine il vangelo di oggi si conclude, esattamente come nel capitolo 5, con un invito alla preghiera: Se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il padre mio che è nei cieli la concederà.

Molto spesso la correzione fraterna si rivelerà impossibile. L'altro è troppo ferito. L'altro è troppo chiuso. L'altro, non per colpa sua ma a causa della sua storia, a causa della sua situazione, non è nelle disposizioni giuste per poter ricevere, almeno direttamente, almeno immediatamente, la correzione fraterna della quale probabilmente avrebbe bisogno. Questi sono i casi nei quali il solo ricorso possibile è la preghiera, come Gesù stesso dice: Impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile.

Una preghiera fatta con fede, una preghiera comunitaria, una preghiera nella quale si ha coscienza di essere con Gesù, uniti dallo Spirito Santo, nell'intercessione gli uni per gli altri presso il Padre, questa preghiera ottiene tutto dal Padre: è questa la promessa fattaci da Gesù. Probabilmente molto spesso la sola forma di correzione fraterna possibile sarà quella che si effettuerà attraverso questa preghiera ardente, insistente, nella quale chiederemo al Signore: "Signore, permetti che si creino le circostanze attraverso le quali possa avere luogo un incontro autentico con chi mi ha fatto del male, non per poter riversare amarezza su di lui, non per recriminare, ma davvero per crescere insieme, aiutandosi reciprocamente verso quel perdono, quella riconciliazione, quella pace che tu solo puoi e che tu solo vuoi darci".

Chiediamo questa grazia al Signore: la grazia di vivere il perdono integrale, certo esigentissimo, che parte dal nostro cuore e ritorna al nostro cuore e che ci chiede - proprio per poter verificare la sua autenticità - una sollecitudine profonda, autentica, duratura per il bene prima di tutto di coloro che ci fanno del male, per il bene dei nostri nemici.

 

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