PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Ma quando mai, Signore?

don Alberto Brignoli  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re (23/11/2014)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Quando saremo giudicati, alla fine dei tempi, o forse anche solo alla fine della nostra vicenda terrena, o ancor più semplicemente al termine di ogni giornata, il suo giudizio sarà particolare, molto particolare. È un giudice che fa tutto lui: pubblico ministero, avvocato, magistrato...non ha bisogno di altre figure istituzionali per un processo in cui sa già benissimo quale sia la materia del giudizio, quale sia la sentenza e quale sia la pena corrispondente. E poi è un giudizio particolare, perché certamente arriva anche a una condanna (a quanto pare irreversibile e inappellabile), ma arriva pure a un premio, ossia molto più che un'assoluzione.

Ma che cosa mai ci chiederà in questo giudizio il Re, Signore e Giudice della storia? Le cose che vuole sapere un Dio, forse? Vorrà sapere se lo abbiamo pregato abbastanza? Vorrà sapere quante volte siamo andati o abbiamo saltato la messa domenicale? Vorrà sapere se siamo andati al catechismo, se abbiamo aiutato e voluto bene ai nostri parroci, se abbiamo appoggiato la Chiesa nelle sue attività, se siamo stati fedeli ai suoi canoni, se abbiamo approfondito la nostra fede con letture spirituali e teologiche? No, queste cose fanno parte del vademecum del buon cristiano, ma non sono oggetto del giudizio di Dio. Il perché, bisogna chiederlo a lui, che sicuramente conosce la motivazione. Lui a noi chiederà altre cose. Anzi no, nemmeno ce le chiederà.

Perché questa è un'altra particolarità di questo giudizio così particolare e quasi anomalo: che non c'è alcun legale che interroga l'imputato. E - cosa ancora più assurda - assistiamo addirittura all'imputato (o agli imputati) che interrogano il giudice. E lo interrogano in maniera quasi ironica, ognuno dal proprio punto di vista, diametralmente opposto (chi stupito, chi sconcertato), ma il senso della domanda è il medesimo: "Ma quando mai?". Quando mai, Signore, ti abbiamo visto nella necessità e ti abbiamo (a seconda dei casi) aiutato o ignorato? Lo stupore o lo sconcerto derivano entrambi da un'unica presa di coscienza: Dio è davvero come noi, si è fatto come noi, si è fatto uomo, e dell'uomo ha assunto tutto, ma proprio tutto, soprattutto ciò che crea maggior fatica e dolore, ovvero la fame, la sete, la nudità, la malattia, la condizione di profugo, la mancata libertà. E quel che ancor più stupisce, è che ne ha fatto motivo di salvezza o di condanna per tutti.

"Hai visto quanta gente soffre la fame? Io sono lì. Hai visto quanta gente arde per la sete? Io sono lì. Hai visto quanti senza tetto? Hai visto quanti, per ripararsi, non solo non hanno una casa, ma neppure un vestito? Io sono tra quelli. Hai visto quanta gente non può muoversi con le proprie gambe perché impedita dalla malattia o dalla porta di un carcere sbarratale davanti? Lì sono io."

Ma quando mai, Signore? Tu non sei lì, tu sei nel cielo, tu sei in chiesa, tu sei nella creazione, tu sei nell'amore tra due persone, tu sei nella bellezza...impossibile incontrarti nella sofferenza! Eppure, Dio e lì: ed è lì, nella sofferenza, che si manifesta Re dell'Universo: "Ogni volta che l'avete fatto o meno a uno di questi fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

E noi che pensavamo che Dio ci avrebbe chiesto se lo abbiamo pregato abbastanza, quante volte siamo andati o abbiamo saltato la messa domenicale, se siamo andati al catechismo, se abbiamo aiutato e voluto bene ai nostri parroci, se abbiamo appoggiato la Chiesa nelle sue attività, se siamo stati fedeli ai suoi canoni, se abbiamo approfondito la nostra fede con letture spirituali e teologiche... Non ti chiede nulla, ma proprio nulla, perché non ha bisogno di chiedere: guarda ai tuoi fratelli poveri, e guarda al tuo modo di guardarli. Se li vedi e fai qualcosa per loro (o per Dio, che è la stessa cosa), sei salvo. Se non li vedi, o fingi di non vederli, non c'è storia né preghiera né canone né misericordia divina che tengano: ti tieni la tua cecità, e sarà il tuo supplizio.

Grazie a Dio, proprio sulla scorta di questo, il Regno preparato in eredità dal Padre celeste è pieno zeppo di gente, soprattutto di cristiani che non hanno mai saputo di esserlo. Perché l'amore per i poveri non ha etichette né carte d'identità.

 

Ricerca avanzata  (53953 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: