TESTO Chi sono io?
Monastero Janua Coeli Parola della Domenica
XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/06/2004)
Vangelo: Lc 9,18-24

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.
22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».
Chi sono io?
Dio, Nome incomprensibile e inesprimibile: un tarlo che ti trapassa dentro senza tregua e senza pietà, e più ricevi i colpi di morte, più vivi. Tutto geme nel guizzare del Suo balenio: lo sono Colui che sono. E lo stupore è questo: il semplicissimo esteriore, il quotidiano ricorrente, inalterabile, puntuale: l'alba che precedi e la notte che ancora ti trova in piedi, perché non ti è permesso di fermarti, di guardarti, di pensarti, di considerarti, per non perdere Lui che tutto invade, tutto riempie, tutto trabocca.
E ti guardi accanto e lo riconosci: non vedi più un uomo tra i tanti, non può non essere che Lui! dai suoi occhi ti giunge il Silenzio del Padre come parola che ti accarezza e ferisce il cuore. Quanti incontri, quanti volti, quanti nomi: un incontro, un volto, un nome: l'Amore fatto carne! per te.
Chi sono io?
MEDITAZIONE
Domande
E voi che dite di me? Chi vive accanto a Gesù come discepolo, disposto cioè a imparare da Lui, comprende l'identità del Maestro. La stessa espressione Luca la metterà sulle labbra dei capi dei giudei quando, rivolti al Cristo in croce, lo scherniranno, invitandolo a scendere dalla croce: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto". E per me chi è Gesù?
Chiave di lettura
Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». È un momento di intimità: un luogo appartato, lo spazio della preghiera insieme alla fraternità, il tempo giusto per dare delle risposte. Chi sono io? È una domanda che frequentemente ci viene rivolta dal Signore. Per noi, così attenti al giudizio che gli altri hanno su di noi, è naturale che anche Gesù si chieda cosa gli altri pensino di lui. Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto». Le risposte della gente, e siamo anche noi gente finché non ci avviciniamo a Gesù per stare con lui da vicino, dicono la mentalità dell'approccio a una persona che si incontra e di cui in qualche modo si subisce il fascino. Cosa si pensa di lei? Tutto meno quello che è. Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?».Ora la domanda è rivolta a noi che abbiamo la grazia di vivere nella sua prossimità, di condividere tutti i momenti del giorno. Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio». La risposta di Pietro è esatta, perché non può un discepolo ignorare la vera identità del suo Maestro. È anche noi, credenti, abbiamo risposte sufficientemente esatte su Gesù. Ma basta questo per dirsi suoi?! Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. La risposta di Pietro, come la nostra a volte, ha sapore di una fede autentica, ma non è ancora passata per l'esperienza pasquale di un Creatore che ama fino al punto di lasciarsi uccidere dalla sua creatura: ecco perché Gesù ordina severamente di non testimoniare la sua identità. Che i discepoli siano convinti che Lui sia il Cristo di Dio non c'è dubbio, ma che il Cristo di Dio si riveli in un volto segnato dall'obbrobrio del rifiuto e della condanna, questo non lo comprendono ancora, e non lo comprenderanno finché non lo vedranno e finché non verrà lo Spirito di verità. «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno». E a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà». La salvezza si gioca nella sequenza del lasciare per andare, del perdersi per ritrovarsi. Prendere la croce cosa vorrà dire? Soffrire? Troppo poco, perché non poteva venire Gesù a insegnarci a soffrire. Quello lo sappiamo fare già. La novità sta nel mistero che viene svelato sulla croce: il Cristo di Dio che porta sulla croce un cuore ferito dall'amore per noi. Prendere la croce allora significa lasciarsi ferire dall'amore, offrire la propria vulnerabilità come abbraccio di Dio all'uomo che passa per il mio oggi.
PREGHIERA
Nelle tue mani è la mia vita. per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra (salmo 15).
CONTEMPLAZIONE
Signore Gesù, in te vengo a cercare i significati delle parole della mia vita. Non nelle pagine stampate delle idee che mi fanno desiderare profeti e miracoli ovunque, ma nella tua vita donata. Per non tradire la tua fedeltà alla tua immagine nell'uomo, tu lasci la tua tunica e il tuo mantello tra le mie mani avide di ragioni e di rivincite. Ti rendo grazie, Signore, perché non mi ascolti quando ti chiedo di aiutarmi a uscire dalle situazioni che vivo: è lì il segreto della mia appartenenza al tuo amore, lì il volto della mia somiglianza con te, capacità di amare fino a morirne! Che non si rimargini più in me la ferita dal tuo amore.
Per i piccoli
Se leggi il vangelo, ti accorgi che Gesù parla alla gente, ai discepoli, alle persone singole che lo cercano per essere guarite. Non è un tipo che fa domande, che chiede chissà quali spiegazioni, di sé non racconta proprio. Qualche domanda invece la fa', come quella di oggi. Chi sono io? È importante rispondere, non per farsi dire: bravo! ma perché in base alla risposta la vita cambia. Se a questa domanda io rispondo: Tu sei un profeta, io ti considero una persona speciale, capace di parlare in nome di Dio, di vedere anche ciò che avverrà, ma poi finisce lì. Se a questa domanda rispondo: Tu sei il Figlio di Dio onnipotente, non è più la stessa cosa. Perché il pensarti come un Figlio tanto potente mi può mettere sollievo, visto che mi ama, e anche soggezione, perché penso che Lui sa tutto di me. Se a questa domanda rispondo: Tu sei un uomo come me, ma sei anche Dio, allora mi sento meglio. Se sei un uomo, non faccio fatica a dirti che per me non è facile scegliere sempre il bene, che mi ritrovo a volte a fare delle cose che non vorrei, che mi sento un po' triste, perché so che come uomo hai un cuore, che se ti offendono ti dispiace e se ti vogliono uccidere ci stai male e vorresti fuggire, come farei io. È questo cuore che io posso ferire che mi dice quanto sono importante. E allora ti rispondo sì alla domanda: Chi sei tu per me? Sei una persona meravigliosa, e se mi insegni sarò contento di diventare anch'io come sei tu: un uomo innamorato dell'uomo, un uomo con il cuore di Dio.