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TESTO Commento su 1Ts 1,1-5

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/10/2014)

Brano biblico: 1Ts 1,1-5 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,15-21

In quel tempo, 15i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Collocazione del brano
Cominciamo in questa domenica la lettura di alcuni brani della prima lettera ai Tessalonicesi. Si tratta della lettera di Paolo più antica. Risale infatti agli anni 50/51 d.C. ed è una preziosa testimonianza della vita delle prime comunità cristiane. In quegli anni Paolo era sbarcato in Europa, in Macedonia per l'esattezza e aveva fondato una comunità a Filippi. Da qui però fu presto espulso dalle autorità locali e riparò a Tessalonica, la capitale della regione, dove poté fondare una nuova comunità, prima di doversene nuovamente andare a causa di attriti con la comunità giudaica. I cristiani di Tessalonica lasciati soli dovettero affrontare l'ostilità dei loro connazionali. La loro fede venne messa a dura prova.
Paolo non poteva tornare da loro, ma mandò Timoteo per valutare la situazione. Quando Timoteo tornò da Tessalonica portando buone notizie, Paolo scrisse loro questa lettera congratulandosi per la loro perseveranza di fronte alle difficoltà.
Lectio
1 Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Questo è l'indirizzo con cui avevano inizio tutte le lettere del tempo antico. Il mittente dichiara la sua identità e rivolge alcune espressioni di saluto. L'indirizzo delle lettere di Paolo supera le convenzioni e contiene sempre qualche indicazione particolare riguardante il Vangelo. Paolo nell'indirizzo raramente appare da solo, egli ama ricordare i collaboratori che sono con lui quando scrive la lettera. Però non si tratta di una lettera collettiva, nel corso della scrittura si vede che è lui il solo mittente. Silvano (talvolta detto anche Sila) era un personaggio importante della comunità di Gerusalemme. Si era unito a Paolo nel viaggio in Asia Minore e poi passò a collaborare con Pietro (1Pt 5,12). Timoteo era diventato collaboratore di Paolo a Listra (At 16,1-3) e ricevette l'incarico di portare a termine diverse delicate missioni. A lui furono mandate anche due lettere di Paolo dette pastorali.
Interessante è il fatto che Paolo chiami la comunità di Tessalonica Chiesa. Questo appellativo era stato fino ad allora riservato alla comunità di Gerusalemme, quale nuovo popolo di Dio. Il termine infatti dovrebbe derivare dell'espressione dell'AT qehal Yahwé. La comunità di Tessalonica ha dunque la stessa dignità di quella di Gerusalemme.
2Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere
Il ringraziamento è uno dei temi principali di questa lettera. Paolo ha saputo che la comunità di Tessalonica persevera nella fede. Ringrazia il Signore per questo dono e continua ad affidarla a Lui nella preghiera.
3e tenendo continuamente presenti l'operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Per che cosa dunque Paolo ringrazia il Signore? Perché i tessalonicesi vivono la triade fede-speranza-carità, caratteristiche peculiari del cristiano. Nella fede essi hanno accolto l'annuncio della grazia di Dio rivelata in Gesù, morto e risorto; vivono una vita di amore, nell'apertura concreta e solidale verso gli altri, e sono aperti a una prospettiva globale di speranza fiduciosa nel futuro, come portatore di salvezza. Questi loro atteggiamenti non sono del tutto scontati, infatti Paolo parla di una fatica nella carità. Ciò significa che l'amore che dimostrano gli uni gli altri non è sempre facile, è ostacolato da problemi interni o forse da persecuzioni esterne.
4Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui.
I credenti di Tessalonica inoltre sono stati scelti da Dio. Dietro la loro adesione all'annuncio di Paolo c'è il disegno di Dio che li aveva predestinati a partecipare alla gioia del regno. Ecco perché Paolo li chiama amati da Dio. Sono persone entrate una volta per tutte in un rapporto di amore, avvolte per sempre dall'amore del Padre. Per questo motivo essi sono anche fratelli di tutti coloro che sono entrati a far parte dello stesso cerchio di amore.
5Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo.
Come può Paolo affermare che i tessalonicesi siano stati eletti dal Padre? Semplicemente perché quando era tra di loro si era reso conto che il Vangelo metteva radici nei loro cuori non solo grazie alla sua predicazione, ma all'azione dello Spirito Santo.

Meditiamo
- Mi sento parte della Chiesa, nuovo Israele, chiamato dal Signore?
- Qual è la qualità della mia fede? La mia carità è operosa? In cosa spero?
- Mi è mai capitato di riconoscere in me l'azione dello Spirito Santo che mi portava a fare qualcosa di nuovo?

 

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