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TESTO Verso il cielo

Monastero Janua Coeli  

Ascensione del Signore (Anno C) (23/05/2004)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Un momento davvero speciale l'ascensione del Signore. Questa nube che sottrae al nostro sguardo l'umanità risorta di Gesù continua a rapirci la sua presenza. Lo stupore del suo tornare al Padre fa da ponte tra noi e il cielo: ha vissuto con noi, lo abbiamo veduto, ascoltato, toccato... e ora, quella nube resta il velo che ci separa dal cielo... una nube che ha il potere di attrarci: dalla nube giungerà ancora a noi la sua voce come soffio di amore che ricrea la nostra vita, dalla nube il suo volto nelle giornate trasparenti d'estate quando la grazia penetra gli spessori del tempo. Ritroviamoci insieme ad attendere il suo ritorno nella fiamma di un amore capace di stare e di andare, di perdersi e ritrovarsi, di entrare e di uscire come colomba sul davanzale della casa di Dio, il cuore aperto di Cristo Signore. buona ascensione... legati uno all'altro potremo entrare nella nube!

Verso il cielo

MEDITAZIONE
Domande

Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti. Siamo una cosa sola con Lui tanto da essere il suo Nome tra le genti? Siamo il suo amore che si riceve e si dona senza misura, capace di attrarre e non di sottrarsi?

Chiave di lettura

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto... In quelle pagine del creato dove la porta del visibile si schiude sull'invisibile è possibile ravvisare la firma del Padre. Sta scritto... sì, ovunque, che l'amore del Padre avrebbe ricreato l'uomo sulla tunica dell'amore consegnato alla libertà del dono. Il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Il compimento della vocazione umana è in questa unità che fa della passione la parola più ardua di un amore senza limiti, una unità che non annienta l'identità, ma la rende significativa perché in relazione. Cristo nei suoi, il Padre nel Figlio, il Padre innamorato degli amici del Figlio come innamorato di quel Figlio, Verbo del suo Amore increato! L'unico senso in questa circolarità di amore è lì dove si compie il passaggio dal sé all'altro, in quella soglia che permette il vivere insieme l'uno per l'altro, l'uno con l'altro, l'uno nell'altro, in un amore talmente grande che trasborda per non estinguersi e coinvolgere ancora, un amore che si può chiamare perdono! Di questo voi siete testimoni. L'amore tra il Figlio e il Padre che fa "stare in" può e deve essere per noi paradigma di fede. "Stare in Dio" come un noi che non annulla l'io e il tu è il luogo della glorificazione per ogni uomo che cerchi se stesso. Nessuna recinzione lascia l'esistenza divina confinata in un linguaggio proprio. L'essere mandati ne è la parola più esplicita. L'amore non teme di perdersi quando si consegna, perché la fiducia per l'altro riscatta perfino il rinnegamento! E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso. La conoscenza del masticare la vita riconduce l'uomo alle radici della sua provenienza perché la nostalgia non sia appena un varco di sentimento ma un sentiero frequentato dagli abitanti dell'Altrove, da chiunque salga e scenda la scala che congiunge il cielo alla terra, il Cristo Signore che ne ha cesellato i gradini con la presenza del suo Spirito. L'amore non trattiene per sé perché sa che trattenere significa mutare il dono di vita in cosa morta. Una cosa sola con le Persone divine: quale terribile e incantevole Mistero! Ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». Gli amici di Gesù non sono stati trovati per caso, sono quelli che il Padre gli ha dato. La premura dell'affidare che nasce da lontano, da quel grembo il cui eco risuona nel silenzio delle lunghe e brevi notti passate sul monte, ha sapore di ritorno nel luogo dell'appartenenza. Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Il desiderio che tutti entrino nella comunione di vita è il desiderio di ogni preghiera autentica. Non si possono levare gli occhi al cielo se non per chiedere l'unità dell'esistere in quella fonte irresistibile che è l'Amore eterno. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia. E stavano sempre nel tempio lodando Dio. Un nome narrato negli angoli interiori dell'attesa come un fluire dei tanti perché dell'esperienza umana verso la sorgente dell'unica comprensione: Dio è amore. Chi sta nell'amore, dimora in Dio e Dio dimora in lui.

PREGHIERA

Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale (sal 18).

CONTEMPLAZIONE

Signore, tu hai detto: "Siano con me dove sono io". È alla luce di questa parola che oggi noi veniamo a te come si va in un luogo conosciuto. Tu sei la nostra terra, Gesù, tu il campo dove abbiamo trovato il tesoro della gioia. Le zolle delle tue parole si aprono ai nostri passi e, come semi gettati negli spazi del nostro tempo umano, custodiscono la somiglianza dell'esistere. Sotto il cielo che continua nel suo silenzioso sguardo a proteggerci dai rigori dell'assenza i solchi fioriscono di stralci di parole balbettate intrecciate con le tue finché le piogge di autunno e di primavera non plachino l'arsura e l'acqua del deserto torni a scorrere sulle colline.


Per i piccoli

Gesù ascende al cielo. Che significa? Noi diremmo subito: che se ne va e ci lascia soli un'altra volta come prima di nascere che non c'era! E invece non è la stessa cosa che prima. Ci promette di mandarci lo Spirito. Enigma solo il nome! Che significa? Se provi a soffiare, capisci chi è lo Spirito. È Gesù non più nella carne ma nella presenza di amore. È un soffio perché non lo vedi, e se sei distratto neanche lo senti, ma c'è. Quando ascolti una persona e ti senti coccolata nel cuore, che pensi che sia quel sentire? È lo Spirito che ti accarezza! Quando guardi un tramonto e sembra che il cuore ti venga meno di fronte a tanta bellezza, chi ti dà quella sensazione di stupore che diventa quasi una preghiera? È lo Spirito che contempla la bellezza delle opere di Dio. Quando ti senti trafiggere di fronte al dolore di una persona, chi ti rende sensibile a quel dolore? È lo Spirito che ti strizza l'anima come fosse un limone che quando lo strizzi ti dà tutto quello che ha!

Mentre sale al cielo, Gesù ti lascia tutto quello che in terra è stato suo. Custodiscilo bene... e quando arriverà lo Spirito, fagli spazio: nel tuo cuore sentirai la voce di Gesù che dice: Abbà, Padre!

In allegato i doni dell'Ascensione. è una pratica antica dei nostri monasteri. Gesù lascia i suoi doni a noi che restiamo. Sono dei foglietti, ognuno con un dono, un'ancora della sua presenza nella nostra vita. Si tagliano, si arrotolano e poi si estraggono. Se si è in molti si duplicano... è un modo per partecipare vicendevolmente dei modi di "rimanere" in Lui e fra noi!

Io salgo al cielo. In pegno del mio amore ti lascio la mia croce perché tu scopra in ogni tuo oggi il segreto del donarti senza condizioni.

Io salgo al cielo. In pegno del mio amore ti lascio i miei chiodi perché, trafitto dall'amore per gli altri, tu possa assaporare l'amore di Dio nella tua vita di ogni giorno.

Io salgo al cielo. In pegno del mio amore ti lascio la mia mamma perché la tua vita diventi grembo della sua Parola e altare del dolore umano.

Io salgo al cielo. In pegno del mio amore ti lascio la corona di spine perché il tuo pensiero sia il mio Pensiero soprattutto quando punge i tuoi modi di essere.

Io salgo al cielo. In pegno del mio amore ti lascio i miei apostoli perché tu li custodisca con la preghiera e la tua vicinanza nelle loro fatiche.

Io salgo al cielo. In pegno del mio amore ti lascio la mia tunica perché la Scrittura diventi per te la veste con cui abitare il mondo.

Io salgo al cielo. In pegno del mio amore ti lascio la mia Parola perché tu narri agli uomini il dolce ricordo di Dio e la vita del suo Verbo fatto uomo.

Io salgo al cielo. In pegno del mio amore ti lascio la mia Chiesa perché le vie che il vangelo traccia nei cuori siano protette dalla tua passione per l'uomo.

Io salgo al cielo. In pegno del mio amore ti lascio il mio silenzio perché lì dove non hai più parole per spiegare le cose che accadono tu sappia ascoltare la vita.

 

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