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TESTO Una scelta obbligata

don Mario Campisi  

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/09/2004)

Vangelo: Lc 16,1-13 (forma breve: Lc 16,10-13) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,1-13

In quel tempo, 1Gesù diceva ai suoi discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 3L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Forma breve (Lc 16, 10-13):

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: 10«Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Ci sono scelte davanti alle quali rimaniamo incerti, perennemente dubbiosi. Percepiamo con chiarezza qual è la posta in gioco. E proprio per questo vorremmo rimandare all'infinito il momento della decisione, vorremmo evitare di tagliar corto. Vorremmo assicurarci tutti i vantaggi, senza avere nessuna perdita, nessuna fatica, nessuna controindicazione.

Una situazione che rischia di prolumgarsi nel tempo, di trascinarsi per tutta la vita.

Gesù ci mette in guardia: il discepolo deve scegliere, non può servire contemporaneamente Dio e il denaro. Finirebbe prima o poi col trattare male uno dei due, col far pagare ad uno dei due l'attenzione che riserva all'altro.

Ma perché ce l'ha proprio con il denaro? - verrebbe da dire. Perché tra tanti pericoli questo viene considerato come il maggiore? Che cosa ha di tanto perverso il denaro? L'avvertimento di Gesù, così netto e decisivo, non è casuale. Il denaro, infatti, da strumento può diventare un idolo. Da nostro servo a nostro padrone.

Così si finisce col vivere per il denaro. Per accumulare, per investire, per aumentare le proprie entrate. Per comprare case e terreni, azioni ed obbligazioni.

Così il denaro riesce a farci passar sopra a ciò che vi è di grande e di nobile nella nostra esistenza. A contare più dell'amicizia, degli affetti, della dignità nostra ed altrui. A spuntarla sulla fedeltà, sull'onestà, sulla giustizia. E Dio, quale posto può avere in questo panorama così desolante?

Quale posto può avere nel cuore di chi considera la sua vita un'occasione per far soldi? Nessuno. Perché lo strapotere del denaro finisce coll'intorpidire il cuore e la mente. Perché il denaro diventa un idolo che mangia il nostro tempo, le nostre attenzioni, le nostre risorse. E fa terra bruciata attorno a noi.

Ecco perché Gesù ci chiede di scegliere. O Dio o il denaro. Ecco perché ci mette davanti a quella parte di disonestà presente in ogni ricchezza.

Ecco perché ci induce ad usare di questa ricchezza per ridare dignità, per sottrarre alla miseria, per manifestare misericordia e solidarietà.

 

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