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TESTO Non potete servire due padroni

don Roberto Rossi  

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/09/2004)

Vangelo: Lc 16,1-13 (forma breve: Lc 16,10-13) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,1-13

In quel tempo, 1Gesù diceva ai suoi discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 3L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Forma breve (Lc 16, 10-13):

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: 10«Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

La parabola di questa domenica ha come protagonista un disonesto.

Perché Gesù racconta proprio questa parabola? Perché sa che le cose spesso vanno proprio così.

Ma perché Gesù racconta proprio una storia di disonestà?

Perché il male serve a farci riflettere: Gesù evidentemente non loda la disonestà dell'amministratore, ma loda la sua abilità.

E infatti ecco puntuale la riflessione di Gesù: "I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce" (Lc 16,8).

Che cosa significano queste parole?

Gesù sta parlando ai discepoli; oggi potremmo dire: sta parlando ai credenti, ai cristiani. Egli osserva e dice: "Guardate quelli che non credono. Per la vita di quaggiù, per la sistemazione economica, per la sicurezza terrena, per i loro interessi e i loro piaceri costoro fanno fatiche incredibili. Eppure si sacrificano per cose banali, per cose che passano, per cose che durano un momento e valgono ben poco!"

Gesù allora domanda: "Perché, voi che credete, non mettete almeno pari impegno per le cose di Dio, per le cose dell'anima, per le cose che durano e che hanno valore profondo, per le cose eterne?". I figli di questo mondo si preoccupano per il loro domani mondano: perché voi, figli della luce, non vi preoccupate con altrettanta serietà del vostro domani: il domani davanti a Dio? Esistono persone che per accumulare denaro fanno sacrifici incredibili e si sottopongono a fatiche incessanti: perché noi che conosciamo il vero tesoro della vita non facciamo altrettanti sacrifici per guadagnarlo?

Gesù ci mette davanti questo confronto e ci fa toccare con mano la nostra incoerenza! Giustamente, allora, chi non crede, ride di noi, si fa beffe della religione: ma la colpa è nostra e soltanto nostra.

Continua Gesù: "Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché quando essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne" ( Lc. 16,9).

Gesù ora passa a considerare uno degli ostacoli più grandi che fermano l'uomo nel cammino verso il cielo: il denaro; il denaro, che è simbolo di tutta una visione della vita ridotta a passione terrena e mondana! Dobbiamo buttare via l'idolo, tutti gli idoli terreni!

Il denaro va usato per il bene, le ricchezze di quaggiù valgono soltanto come "mezzo" per comprare una ricchezza (la vera!) che è al di là di questa vita.

Allora chi ha qualcosa, chi possiede ricchezze (e non soltanto il denaro! Ricchezza è anche l'intelligenza, la cultura, la salute, la forza, le proprie capacità e talenti) impegni tutto per la carità: gli spazi sono tantissimi, le occasioni sono innumerevoli.

Invece quante volte chi ha ricchezze finisce per usarle per il male e lo sfruttamento di altri. Già il profeta Amos, il difensore dei poveri, diceva: "Guai a voi, ascoltate voi che calpestate il povero e sterminate tutti gli umili del paese!"

Conclude Gesù con un severo ammonimento: "Non potete servire due padroni! Non potete servire Dio e il denaro (Lc. 16,13). Bisogna scegliere un "signore" della nostra vita, bisogna vivere per qualcuno. Qual è allora la direzione che abbiamo scelto? Chi è il "signore" della nostra vita? Per chi viviamo? Quante volte l'orgoglio e soltanto l'orgoglio è il nostro vero padrone; quante volte l'interesse umano è la molla delle nostre azioni; quante volte il denaro è quel "dio" al quale si sacrifica tutto e tutti!

Bisogna scegliere il Signore che salva e respinge l'idolo che inganna. Dietro le parole di Gesù c'è un appello di grande bontà e misericordia: "Scegliete il Signore, perché questo è il vostro bene e la vostra pace ". Quanto è attuale e quanto è urgente questo insegnamento di Gesù! Mentre si moltiplicano le forme di guadagno, mentre gli uomini si combattono per un dannoso superfluo, mentre si arriva ad uccidere per accaparrare denaro in più, quanto è bello schierarsi dalla parte della sapienza di Dio e gridare ancora più forte: beati i poveri in spirito!

Mentre le famiglie si dividono per una eredità, mentre gli anziani vengono emarginati perché non producono, mentre gli handicappati vengono rifiutati perché sono un peso e non un reddito, quanto è coraggioso ripetere: l'uomo non vale per quello che possiede, l'uomo non vale per quello che produce. L'uomo vale per la vita che ha!

Ci dice ancora Gesù nel vangelo: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni" (Lc. 12,15).

"Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?" (Lc. 12,20).

L'uomo vale, perché è figlio di Dio e il suo tesoro è avere un cuore degno di Dio: un cuore colmo di carità.

"Che non ci manchi questa ricchezza perché è la vera ricchezza, mentre le altre ricchezze ci passano un momento tra le mani, ma non saranno mai nostre." (A. Comastri, Predicate la buona notizia, LDC)

Come ci vien detto nella seconda lettura aiutandoci a fissare lo sguardo su Gesù, il vero modello della vita, su Colui che "non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio" ma, "da ricco che era, si fece povero, per arricchire noi con la sua povertà". Il Figlio di Dio non solo si è annientato nell'incarnazione ma, per amore, è giunto al dono supremo della vita. Lui ci dona l'esempio di come servirci di ogni ricchezza, umana e spirituale, per vivere da veri figli della luce.

 

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