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TESTO Commento su Giovanni 3,13-17

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Esaltazione della Santa Croce (14/09/2014)

Vangelo: Gv 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Oggi è una grandissima festa per noi cristiani! Celebriamo infatti l'Esaltazione della Croce.

Vorrei cominciare la riflessione di questo vangelo leggendo assieme a voi il significato della parola "esaltazione". Sapete infatti anche voi che, per capire bene le cose, bisogna innanzitutto conoscerle. In questo vocabolario che ho portato i significati sono: lode, elogio, innalzamento, glorificazione, magnificazione, trionfo... tutte parole che sottintendono gioia, bellezza, grandezza, onore.

Generalmente, nel nostro linguaggio quotidiano, quando parliamo di croce, sottintendiamo sofferenza, morte, tristezza...

Ed allora, secondo voi, la Chiesa ha istituito questa festa per lodare ed elogiare tutto ciò che ci fa soffrire? Certo che no!

Quante volte anche papa Francesco ci fa capire che gli amici di Gesù vivono nella gioia! Ha scritto pure un libro che s'intitola: "La gioia del vangelo"!

Il papa lo inizia così: "La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» ed invita ad annunciare il Vangelo a tutto il mondo, a portare a tutti l'amore di Dio.
Ed allora perché oggi celebriamo l'esaltazione della Croce?

Voglio dirvi prima di tutto qualcosa sull'origine di questa festa.

La leggenda dice che S. Elena (madre di Costantino, il primo grande imperatore romano che si convertì al cristianesimo), fu la prima archeologa cristiana che cercò le tracce della passione di Gesù. Sempre secondo la leggenda, Elena trovò resti della croce, strumenti di tortura, chiodi e la corona di spine.

Questa festa inizia ad essere celebrata il 13 settembre del 335 quando venne inaugurata la grande basilica di Costantino che inglobava al suo interno sia il luogo della croce sia quello della sepoltura. La festa si diffuse prima in Oriente e poi arrivò a Milano all'inizio dell'anno 1000. Ancora oggi noi la celebriamo ogni 14 settembre.
Allora, tornando a noi, perché esaltiamo la Croce?

Perché non è il segno della sofferenza di Dio ma è il segno del suo amore per noi.

Questa domenica non facciamo festa per quello strumento di tortura, ma facciamo festa per l'amore del Signore che si dona fino ad accettare la croce trasformandola, per noi, in strumento di vita eterna.

Morendo si è fatto uno di noi, risorgendo viene esaltato dal Padre e diventa il nostro salvatore.
Fino a questo punto ci ha voluto bene.
Potremmo dire dunque che oggi è la Festa della Vita.

Penso che a ciascuno di voi capiti di dire parole carine, consolanti, di comportarsi affettuosamente con coloro ai quali volete bene... questi sono segni bellissimi!

Ma una cosa è dimostrare il nostro bene con gesti di affetto, di condivisione, di comprensione, un'altra è lasciarsi inchiodare ad una croce.
Il Signore, a noi, non chiede certamente di fare questo!!!
Però Lui, per noi, l'ha fatto.

Egli ha preso il posto degli ultimi ed è morto con la morte più infamante del tempo. Pensate bambini... una volta gli antichi Romani riservavano questo supplizio agli schiavi ed ai criminali più spregevoli, escludendone sempre chi aveva la cittadinanza romana.

Esaltare la croce significa allora esaltare l'amore, significa aprire il nostro cuore alla grandezza di questo dono del Padre, significa essere affascinati da Gesù che sta là, innalzato su quel legno, per donarci la salvezza.

Vi siete mai messi davanti ad un crocifisso consapevoli di quanto Dio si è abbassato, al punto tale da morire in questo modo per noi?

Fatelo questa sera davanti al crocifisso della vostra cameretta, fatelo come preghiera, state in silenzio davanti a Gesù, guardate bene questa maniera inconcepibile di voler bene di Dio, credete con tutto il cuore che Dio è presente nella vostra vita come Gesù ce lo ha mostrato, riconoscete che vi è vicino in ogni momento, anche in quelli dolorosi.

Nel brano del vangelo di oggi, Gesù preannuncia a Nicodemo quello che dovrà subire.

Nicodemo era un dottore della legge ed era andato da lui di notte, in segreto, per non essere visto dagli altri farisei.

A questo giudeo Gesù dice:" Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna".

Gesù, quando parla del serpente di Mosè, fa riferimento all'episodio dell'Antico Testamento che oggi abbiamo ascoltato nella Prima Lettura.

Quando il popolo d'Israele, invece di essere riconoscente a Dio per essere stato liberato dalla schiavitù dell'Egitto, cominciò a lamentarsi del viaggio nel deserto, fu assalito da serpenti velenosi che uccidevano col loro veleno chiunque veniva morso. Il popolo allora, impaurito e pentito, chiese aiuto a Mosè il quale, per ordine del Signore, innalzò su un'asta un serpente di bronzo: chiunque, dopo essere stato morso, lo avesse guardato, sarebbe rimasto vivo. Evidentemente ciò che teneva in vita quelle persone non era il serpente di bronzo... cosa dite bambini? Era la fede in Dio.

Questo episodio dell'Antico Testamento che Gesù racconta a Nicodemo ci fa capire ancora una volta quanto Dio ama gli uomini. Come allora il popolo d'Israele aveva la vita se guardava al serpente, così il Padre, mandando suo Figlio, è intervenuto nel viaggio della nostra esistenza: chi guarda al Crocifisso con fede, chi vive secondo il suo amore, vivrà nella gioia già in questa terra e nella vita eterna.

Non credo che succeda a voi, ma molti si vergognano di essere cristiani: ad esempio si vergognano di dire che vanno a messa, o al catechismo, o dire che pregano, o si vergognano di fare il Segno della Croce...

Il Segno della Croce: il segno della nostra redenzione, l'abbraccio di Dio ad ogni uomo, il segno del cristiano, il segno che il sacerdote ci fa nel giorno del nostro Battesimo, il segno che ci dà il coraggio di combattere per far vincere il bene.

Fare il Segno della Croce è come indossare l'armatura di Dio per la battaglia contro il male.

Ce lo prendiamo l'impegno di indossare ogni giorno questa armatura per dire che ci affidiamo a Dio Padre come ha fatto Gesù, che ci fidiamo del suo Amore che, sconfiggendo la morte, ci ha donato la Vita "per sempre"?

Commento a cura di Maria Teresa Visonà

 

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