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TESTO Nel cuore di Dio misericordia e tenerezza

don Roberto Rossi  

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XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (12/09/2004)

Vangelo: Lc 15,1-32 (forma breve: Lc 15,1-10) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-32

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Forma breve (Lc 15, 1-10):

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Al centro dell'insegnamento di Gesù sta questo capitolo 15 con le tre parabole della Misericordia: il pastore che va in cerca della pecora smarrita, la donna che cerca la dramma perduta e il padre misericordioso che attende il ritorno del figlio prodigo.

L'evangelista sottolinea l'attenzione premurosa di Gesù verso i piccoli e i poveri, i malati e i peccatori e il richiamo forte ai ricchi attaccati al denaro e anche a coloro che vivono una religiosità superficiale, esteriore o addirittura ipocrita.

In queste parabole è fotografato e rivelato il mistero dell'uomo nella sua debolezza, nelle sue illusioni, nella sua fragilità, nel suo allontanarsi dal suo vero bene nel miraggio di chissà quale libertà ed è soprattutto rivelato il mistero dell'amore infinito di Dio, della sua ricerca e del suo amore appassionato per ogni persona, della sua misericordia e tenerezza che superano ogni attesa.

Il cuore di Dio, così com'è, come ce lo fa conoscere Gesù. Gesù vede la nostra debolezza, sa che facciamo il peccato e che il peccato è il nostro vero male. E' venuto a salvarci per questo, perché non vuole che rimaniamo nel peccato, lontani dall'esperienza unica dell'amore, della pace, della intimità di Dio, dove troviamo il senso pieno della nostra esistenza.

Le parabole della misericordia sono tra le pagine più toccanti del vangelo: ognuno ci si ritrova, ciascuno di noi ha bisogno di queste parole di luce, di consolazione, di forza, di perdono, di vita. Sembra che Gesù non voglia mai smettere di convincerci che qualunque cosa ci possa capitare c'è sempre Dio, il Padre. Lui è tutto, Lui ci vuole perdonare, Lui ci vuoi fare sempre nuovi, Lui vuole togliere ogni nostro peccato, Lui ci rinnova la sua profonda e piena fiducia, con la tenerezza e l'abbraccio del suo cuore di Padre.

Il card. Van Thuan commenta in modo profondo e brillante queste pagine e fa un elenco dei "difetti" di Gesù. Dice: Gesù non ha buona memoria. Davanti al ladrone Egli dimentica tutti i peccati di quell'uomo; così per la peccatrice "le sono perdonati i suoi molti peccati, perché molto ha amato". Nella parabola del figlio prodigo, quando il padre vede arrivare il figlio ha già dimenticato tutto, gli corre incontro, lo abbraccia, non gli lascia il tempo di pronunciare il suo discorso e si rivolge ai servi perché preparino la grande festa. Un altro difetto, dice, è che Gesù non conosce la matematica: sa contare solo fino a uno, per lui uno è uguale a novantanove, come ci di mostra nella parabola della pecora perduta. E anche dopo la parabola della moneta ritrovata afferma: "C'è gioia davanti agli angeli di Dio, per un solo peccatore che si converte".

Si tratta di credere a Dio, di accoglierlo così, di lasciarci salvare e lasciarci coinvolgere in questo dinamismo di amore, perdono, pace, gioia, vita, impegno.

Dobbiamo notare che la parabola del figliol prodigo Gesù la pronuncia per contestare gli scribi e i farisei che mormoravano perché Lui riceveva i peccatori e mangiava con loro. Può essere facile sentirsi a posto e giudicare gli altri, come i farisei, come il figlio maggiore.

Una delle esperienze più belle nella vita parrocchiale mi è offerta quando ogni anno preparo i bambini alla prima Confessione: ci raccontiamo la parabola del Padre misericordioso, cerchiamo di immaginare i sentimenti, le parole, i comportamenti delle varie persone, ma soprattutto ci fermiamo a fissare e sentire nel profondo del cuore quelle parole "quando il figlio era ancora lontano, il padre lo vide, e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò". Un cantautore, in un suo canto, le esprime così: "e gli corse incontro e lo baciò e lo strinse forte a sé". E anche noi cominciamo a cantare e a proclamare nella gioia la tenerezza di questi affetti intensi. Perché la parabola dice proprio questo: "facciamo festa perché questo figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". Ma la stessa esperienza, ancora più forte, mi accade quando meditiamo questa pagina nei corsi di esercizi spirituali con laici o con sacerdoti. Ciascuno di noi, nella misura in cui si va avanti nel corso della vita, avverte quanto è importante scoprire, contemplare, sperimentare la profondità della misericordia di Dio di cui abbiamo sempre tanto bisogno, fino a vivere un rapporto sempre più nuovo con il Signore, che ci perdona, ci purifica, ci rinnova la sua fiducia, ci riconsegna la vocazione e missione che ha voluto mettere nella nostre fragili mani. Poi dall?esperienza della misericordia di Dio impariamo ad essere misericordiosi, cioè capaci di amare, comprendere, incoraggiare, perdonare, dare fiducia, credere sempre alle possibilità di bene di ogni persona. Impariamo ad essere veramente figli del Padre misericordioso e quindi fratelli con tutti, solidali con i poveri, i miseri, i deboli.

La misericordia di Dio non induce al lassismo o alla superficialità, ma coinvolge nella risposta di un amore che cerca di dare il più possibile, davanti a Dio e davanti al prossimo. Se io continuo a comportarmi da egoista, a fare cose cattive, se nel mondo c'è tanto male è perché non si è fatta ancora veramente l'esperienza della misericordia di Dio, non si crede alla sua misericordia eterna. Ma se Dio entra davvero nella mia vita, se Dio entra nella vita dei popoli, tutto cambia, tutto rinnova, tutto si converte e si diventa capaci non solo di essere uomini veri, cristiani coerenti, ma santi. Ce lo testimoniano i santi di ogni tempo: molti di loro possono affermare con S. Paolo: "Là dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia".

La misericordia può diventare una forza di rinnovamento continuo nel cuore dell'uomo e nei drammi della storia. Imploriamo che sia così, per noi e per il nostro tempo.

 

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