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TESTO Commento su Is 55,6-9; Fil 1,20-24.27; Mt 20,1-16

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/09/2014)

Vangelo: Is 55,6-9|Fil 1,20-24.27|Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Le letture di questa domenica ci conducono a scoprire la differenza tra come pensano ed agiscono gli uomini e come pensa ed agisce Dio.
La prima lettura ci parla di un Dio che si fa vicino, che vuole farsi trovare dall'uomo, a patto che egli voglia cercarlo e incontrarlo. Il primo passo l'uomo lo deve compiere nel riconoscere che sta percorrendo strade sbagliate e ponendo la sua attenzione su cose che non hanno valore: ciò fa nascere in lui il desiderio di incontrare Dio e di fare esperienza della sua misericordia. Sì, perché Dio è disposto ad accogliere e perdonare l'empio e l'iniquo: il suo orizzonte e la sua cura non sono sulle pochezze dell'uomo ma su qualcosa di più grande, un abbraccio all'umanità intera di cui Egli conosce il limite. La logica del Signore e il suo modo di agire non sono quelli dell'uomo, ma distano da essi quanto il cielo dalla terra: è Lui che si muove, si fa cercare, prova misericordia e perdona.
La spiegazione del differente modo di valutare di Dio ci viene fornita da Gesù stesso nella parabola del Vangelo di Matteo. Gesù sta educando i suoi discepoli per far nascere in loro la capacità di considerare prospettive, punti di vista e modi di agire che non sono quelli a cui l'uomo di allora -ma anche di oggi- è abituato. La parabola della vigna presenta una situazione molto credibile: se però non sembra strano che un padrone di una vigna si alzi di buon mattino per reclutare i braccianti per lavorare per lui, appare inusuale che egli esca e ripeta la chiamata anche nel corso della giornata, fino a sera. Sembra particolarmente deciso a non lasciare nessuno a far nulla, per cui cerca i braccianti agli angoli delle piazze, chiama e ottiene risposte positive da persone che sembrano immobili e inattive, forse disperate, perché -come può succedere anche oggi- chi non trova un impiego dal primo mattino sa che nel migliore dei casi avrà un paga ridotta oppure non guadagnerà nulla. Non riusciamo ad immaginare la dimensione della vigna, ma ci possiamo chiedere se davvero fossero necessarie tante persone per gestirla... Lì c'è un posto e un ruolo per tutti!
Al momento della paga il padrone della vigna agisce nuovamente in modo inatteso: innanzitutto chiede che vengano pagati quelli che hanno lavorato di meno. Sono i più freschi e forse i meno desiderosi di tornare a casa a riposarsi, ma passano per primi... Ricevono un denaro ciascuno, così come i penultimi e tutti gli altri, compresi quelli che hanno iniziato quando il sole stava sorgendo. La logica umana ci fa subito capire i mugugni di quest'ultimi che hanno speso più energia degli altri nel lavoro, ma che hanno avuto da subito la certezza che quel giorno sarebbero stati pagati. Se ci immedesimiamo in costoro e vediamo il lavoro nella vigna come realizzazione del regno di Dio in terra, a cui possiamo partecipare rispondendo di sì alla chiamata, dobbiamo ringraziare il padrone della vigna che ci ha cercati per primi ed essere grati del fatto che per mezzo suo altri siano venuti in momenti successivi, man mano che la stanchezza aumentava, a sostenerci e dare un aiuto. Dio ripaga tutti con la stessa moneta, il suo amore, che non è esclusivo o frazionabile. Dio dà a tutti lo stesso amore e non distingue tra chi ha risposto per primo e chi per ultimo, tra i "più bravi" e i "meno bravi".
Qualcosa di simile avviene nelle nostre famiglie in cui possiamo fare esperienza diretta che l'amore per il coniuge o per ognuno dei figli non è una frazione di quanto abbiamo, ma è sempre tutto per tutti.
Un ultimo elemento sembra risaltare dalla parabola di Gesù: se non è il Signore a chiamarci e non lavoriamo per lui, quello che facciamo è vano, inutile ("stavano senza far niente") e non ci dà nulla. Anche Paolo nel breve estratto della sua lettera condivide questa consapevolezza: realizzare il Regno di Dio in terra ("lavorare con frutto") è davvero vivere in "modo degno del vangelo di Cristo"!
Per la riflessione personale e di coppia:
- Quali sono le mie vie empie e i miei pensieri iniqui?
- Quando ho l'impressione di stare senza far niente e sono in attesa di una chiamata? Come penso di rispondere?
- Quale esperienza di "moltiplicazione" dell'amore ho potuto vivere nella mia famiglia d'origine o in quella che abbiamo costruito?
- Quando mi sento invidioso perché credo che altri abbiano avuto qualcosa che non meritano?
Giacomo e Giuliana Mussino di Torino.

 

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