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TESTO Commento su Mt 16,13-20

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2014)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Collocazione del brano
I vangeli di questa domenica (21a) e di quella seguente (22a) fanno parte di una sezione molto importante e ben strutturata del vangelo di Matteo. Questa sezione va da Mt 16,13 e termina con Mt 17,27. Il culmine è il racconto della Trasfigurazione (Mt 17,1-13) alla quale fanno da apertura e chiusura due episodi riguardanti Pietro. Il primo è Mt 16,13-20: Pietro riconosce Gesù come il Cristo, il brano di questa domenica. Il secondo, Mt 17,24-27, ritrae Pietro che paga l'imposta del tempio per sé e per Gesù. A metà della salita e della discesa, altri due brani paralleli: i due annunci della passione di Gesù (Mt 16,21-23; 17,22-23) corredati da alcuni insegnamenti ai discepoli. In tutta questa sezione assume grande importanza il ruolo di Pietro. Gesù sta gettando le fondamenta della Chiesa, la realtà che continuerà a renderlo presente e operante nel mondo dopo la sua morte, risurrezione e ascensione al cielo.
Nel brano di questa domenica si mette in risalto la figura di Pietro, come colui sul quale si fonda la Chiesa di Cristo. Il brano è stato già commentato per la solennità dei SS. Pietro e Paolo (29 giugno) e rimandiamo anche ad essa per una meditazione più ricca.
Lectio
In quel tempo 13 Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
Cesarea di Filippo è una città posta ai piedi del versante meridionale del monte Hermon, vicino a una delle sorgenti del Giordano. Nell'antichità si chiamava Panion, in relazione al tempio del Dio pagano Pan che ivi sorgeva. Il figlio di Erode, Filippo, la ricostruì cambiandole il nome in Cesarea, in onore di Cesare Augusto. Anche Augusto, come tutti gli imperatori romani, richiedeva il culto riservato agli dei. Gesù sceglie Cesarea di Filippo per essere riconosciuto come Cristo, figlio del Dio vivente, proprio per sostituirsi ai culti pagani degli uomini.
Il termine di "Figlio dell'uomo", è molto usato da Gesù per designare se stesso. Indica la fragilità della sua condizione umana, ma lo collega in modo diretto alla profezia di Dn 7,13-14.
14 Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
L'elenco proposto dai discepoli è coerente. Erano in molti che pensavano che Gesù fosse Giovanni Battista ritornato dai morti, Erode Antipa ne è l'esempio più eminente (cf. Mt 14,1). Di fatto la loro predicazione e i loro gesti erano molto simili. Elia era salito al cielo in modo miracoloso (2Re 2,11) per cui Israele credeva che sarebbe ritornato e vedeva collegato questo evento con l'arrivo del Messia (cf. Ml 3,1.23). Matteo aggiunge Geremia poiché lo vede molto simile a Gesù, sia per le sue sofferenze, sia per la sua predicazione a riguardo del tempio (Ger 7; 26; Mt 23,29-24,2).
15 Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
In questo momento i discepoli vengono chiamati a pronunciarsi apertamente nei confronti di Gesù. Essi hanno vissuto con lui, hanno visto i suoi miracoli, hanno ascoltato le sue parole. Hanno abbastanza "materiale" per pronunciarsi in questo ambito.
16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Il Cristo è il termine greco equivalente a Messia. Entrambi indicano l'Unto, il consacrato del Signore, il re di stirpe davidica atteso da Israele. E' questa la prima volta nel Vangelo in cui questo titolo viene espresso da uno dei discepoli di Gesù. Era un titolo abbastanza pericoloso e Gesù stesso esprime cautela nel manifestarsi in questa veste prima del tempo (cf. Mt. 16,20). L'aggiunta "figlio del Dio vivente" smorza un po' il significato politico che poteva avere il titolo di Messia e pone la persona di Gesù su un piano ben più elevato.
17 E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.
Anche Pietro riceve la sua beatitudine personale. Egli è beato perché destinatario di una rivelazione particolare del Padre. Non ha raggiunto questa conoscenza attraverso degli sforzi umani (carne e sangue) ma grazie a Dio che glielo ha voluto rivelare.
18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
Mt 10,2 ci informa che Simone veniva chiamato Pietro. Forse si trattava di un soprannome ispirato al suo carattere o alla sua persona (duro o stabile come una roccia). Comunque il gioco di parole Pietro/pietra si presta bene al discorso di Gesù. Pietro sarà il fondamento della Chiesa. Grazie a Pietro, pietra fondata sulla roccia che è Cristo, la Chiesa non vacillerà, non sarà fondata su alleanze con gli inferi, come invece si fondarono regni e istituzioni del passato (sull'alleanza con gli inferi vedi la profezia di Is 38,10). Ade era un Dio greco il cui nome significa l' "invisibile". L'espressione greca traduce i termini usati per il mondo sotterraneo, lo sheol.
19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
L'idea della chiave è un rimando a Isaia 22,20-25 in cui si parla dell'insediamento di Eliakim come portiere del palazzo reale con poteri incontestabili di aprirne e di chiuderne le porte. Si tratta della prima lettura di questa 21a domenica del tempo ordinario.
Il potere di legare e di sciogliere può riguardare lo stabilire regole e concedere deroghe, l'ammettere o l'estromettere dalla comunità cristiana, il perdonare e il non concedere il perdono. Questo potere verrà accordato anche a tutta la comunità cristiana (cf. Mt 18,18) nei confronti di coloro che compiono qualche colpa grave. Comunque Dio ratificherà e appoggerà le decisioni di Pietro e della comunità dei credenti.
20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Gesù scongiura i suoi discepoli di non divulgare la notizia che egli era il Messia, poiché avrebbe potuto essere fraintesa. Egli subito, nei versetti seguenti spiegherà ai discepoli che cosa significa veramente la messianicità di Gesù: è una gloria che passa attraverso la sofferenza, la passione e la morte. Solo allora, nella risurrezione apparirà veramente in tutta la sua pienezza.
Meditiamo
- Chi è per me il "Figlio dell'uomo" Gesù? Ho mai valutato criticamente le idee che mi faccio di Lui?
- Qual è l'atteggiamento di Gesù che più mi sconcerta?
- Cosa significa per me la conoscenza che viene "dalla carne e dal sangue"?
- Come esercito il mio potere di "legare e sciogliere"?

Preghiamo
(Colletta della 21a Domenica del Tempo Ordinario, Anno A)
O Padre, fonte di sapienza, che nell'umile testimonianza dell'apostolo Pietro hai posto il fondamento della nostra fede, dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito, perché riconoscendo in Gesù di Nazaret il Figlio del Dio vivente, diventino pietre vive per l'edificazione della tua Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...

 

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