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TESTO Le scelte che non ammettono “se” o “ma”

mons. Antonio Riboldi

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (05/09/2004)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

E' una debolezza comune a tutti, quella di cercare di riservarsi un angolino di paradiso personale, anche nelle scelte che richiedono tutto. "So quello che Dio mi chiede, chiamandomi alla vita monastica". Mi diceva una ragazza che poteva fare fortuna nel mondo per la sua bellezza, la sua età, le prospettive che le si offrivano. "Confesso che è difficile sacrificare tutto, ma proprio tutto sull'altare dell'amore: si vorrebbe salvare qualcosa. Ma la chiamata di Dio non accetta compromessi. Vuole tutto o niente. Se non fosse per l'amore che Lui stesso mi dona, scegliendomi, starei con un piede in convento ed un piede nel mondo. Ma l'amore è totalità e fascino, anche se ha l'asprezza a volte della crocifissione di se stessi e dei propri sogni.

Ma all'amore di Dio, che ti chiede tutto, non puoi resistere, perché lentamente, più ti accosti a Lui e più partecipi a quella felicità che nulla, ma proprio nulla, può darti".

L'ho incontrata qualche anno dopo, dietro le grate di un monastero: "Sono felice e vorrei donargliene un poco, fosse possibile" "E il mondo, le sue offerte?" "L'ho lasciato fuori dalle mura del convento e ho come l'impressione che "chiuso in un orribile convento senza amore", tante volte sia proprio il mondo. Qui invece c'è l'intero orizzonte della libertà che è farsi rubare da Dio".

Lo stesso mi diceva una ragazza che, come modella molto nota, aveva girato il mondo, conoscendo tutte le passerelle e il trionfo umano. Le sembrava un paradiso irrinunciabile quel correre continuamente tra le capitali del mondo e farsi catturare dalle luci della ribalta. Ma venne il momento in cui Cristo si fece strada. E si fece strada per un avvenimento doloroso, che strappò tutti i falsi veli di una vita effimera, svenduta alla moda, come fosse un oggetto da mostrare...senza amore. Si accorse della solitudine del cuore. Cercò l'amore e lo trovò inaspettatamente e misteriosamente, tramite quegli incontri che non programmi, e si fece scegliere e seguì Gesù. Da allora gira per le varie parrocchie a testimoniare la bellezza di avere incontrato Cristo, che ritiene il solo grande Bene.

Tutto questo mi viene suggerito dal Vangelo di oggi. Racconta Luca: "In quel tempo, siccome molta gente andava con Lui, Gesù si voltò e disse: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me non può essere mio discepolo" (Lc 14,25-33).

Deve aver dato molto fastidio a Gesù il fatto di vedersi seguito da molta gente: e non per il fatto che andavano da Lui: questo semmai poteva ed era, come lo è oggi, fare la sua volontà. Ma certamente disse quelle sue parole "dure", ma necessarie, per cancellare sogni che proprio non erano nel cuore di Gesù, venuto tra noi, ieri, oggi e sempre, per un atto di amore, che mirava alla nostra salvezza. Non era qui, e non lo è, per realizzare sogni mai realizzati, speranze sempre andate deluse, come avviene per le speranze di questo mondo.

Gesù taglia corto su queste speranze che affondano i piedi sull'effimero, dettando la sua legge, che è via regale per la vita eterna: segno di rapporto sincero con Dio che ama e vuole esser l'Amore senza "sì" e senza "ma". LUi sa molto bene che la sola felicità dell'uomo è in Chi lo ha creato, Dio; il solo Amore che vale la pena di coltivare, costi quello che costi, è il Suo. E quindi usa il tono della chiarezza, quella chiarezza che chi ama usa perché non vuole ombre, o malintesi.

Le parole di Gesù forse saranno suonate come sferzata sul volto di chi Lo aveva seguito o lo segue...ma, pronti a tornare sui propri passi se le speranze riposte in quell'Uomo, con l'aria del Profeta, non si fossero avverate. La missione che Gesù del resto compiva tra la gente aveva l'austerità e la dolcezza insieme dell'amore, che non coltivava nessuna delle povere cose che entrano nel medagliere della boria dell'uomo.

Può apparire anche a noi "duro" seguire Gesù. Costa molto dare un taglio deciso alle fragili cose senza anima, che fanno tanta parte della nostra ferialità, ma a cui troppe volte doniamo il cuore, anche se sappiamo che non sono la felicità, mai.

Del resto, anche nel campo umano, quando ci si propone a qualcuno come amore, ci si fa totale dono, senza riserve. E' una totalità che è la stessa natura dell'amore. Lo sanno i coniugi quanto è bello, ma quanto a volte costa quasi morire a se stessi perché chi si ama viva e sia felice.

L'amore non è un gioco, un passatempo di qualche ora od anno. Esige totalità ed eternità. "Ti amerò nella buona e nella cattiva sorte fino alla morte" si dicono gli sposi nel matrimonio. Se tanti matrimoni falliscono, è perché, fin da principio, forse al posto dell'amore, si era dato posto al sentimento che si ferma alle apparenze, al piacere, ma termina nel momento stesso in cui il sentimento finisce, come tutto ciò che è superficiale e ci si accorge di essere più nulla o provare più niente e ci si lascia, come un vestito usato...magari per vestirne un altro diverso...con lo stesso inganno.
E' triste tutto questo, ma è la realtà sotto i nostri occhi.

Quante volte ho udito parole di grande amore, di sposi con tanti anni di matrimonio alle spalle: matrimoni che non si sono lasciati spaventare dalle inevitabili croci che si incontrano sul cammino.

"Se dovesse mancarmi l'amore di tua mamma, mi confessava papà, dopo 33 anni di matrimonio, io morirei...per me tua mamma, mia sposa, è la stessa vita, per sempre".

Lo stesso lo dicono i veri cristiani che hanno "odiato" tutto per essere di Dio totalmente. E non parlo di santi noti, ma di tanti, ma tanti, che sono tra di noi e sono felici, anche se alle volte la croce che Dio dona è dura.

"Soffro terribilmente nella malattia, mi diceva una persona: non mi fa neppure dormire. Ma quando penso all'amore di Gesù sulla via del Calvario, sorrido per la gioia di camminare con Lui nel momento più difficile e meraviglioso dell'amore".

E morì con il sorriso sulle labbra, come se la morte fosse finalmente l''incontro con chi aveva amato in totalità.

Difficile forse per la nostra debolezza, ma meraviglioso. Ricordo l'incontro con Madre Teresa di Calcutta (e scusatemi se le ricordo sempre). Nel dialogo che si era svolto tra i tantissimi giovani, Madre Teresa e il sottoscritto, si era convenuto che io rispondevo alle domande che facevano a Madre Teresa e lei a quelle che facevano a me.

Il dialogo fu serrato e bello, improvvisamente interrotto da una domanda rivolta a Madre Teresa, cui io non potevo rispondere. La domanda era: "Madre Teresa, lei ha accolto l'invito di Gesù e l'ha seguito in totalità di vita. Tutti conosciamo il suo calvario doloroso. Le domandiamo: se dovesse rinascere, e Gesù le proponesse la stessa vita, direbbe sì o no?"

Si chiuse in se stessa, come interrogandosi, Madre Teresa. Poi sorprendendo tutti disse: "E' troppo duro e gli direi di no". Fu enorme la sorpresa della assemblea davanti a quel "no". Non era possibile. Di nuovo Madre Teresa si raccolse in un silenzio che sapeva di irreale e poi, con un sospiro che veniva dal profondo del cuore disse: "Ma Gli voglio così bene, tanto bene, tutto il bene possibile, che, nonostante tutto, Gli direi ancora "sì"...un'altra volta, cento altre volte...perché senza di Lui sarebbe meglio non conoscere la vita".

Con Madre Teresa prego per me e per voi: "Signore glorioso, che hai portato tanta gioia nella mia vita, io ti ringrazio con il sorriso quando vedo la ricchezza delle tue benedizioni.

I miei occhi sorridono quando vedo dar da mangiare ai bambini che soffrono la fame.

E si apre al sorriso la mia bocca quando vedo la gente rispondere alla tua chiamata.
O Signore, apri la mia bocca e riempila di sorriso.

E noi conosceremo la tua vera essenza e rideremo cantando le tue lodi.

Grazie, Signore, per questo fantastico riso glorioso".

 

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