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TESTO Donaci, Signore, la sapienza del cuore

don Roberto Rossi  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (05/09/2004)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

"Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore".

I ragionamenti umani sono timidi, incerti, parziali, incerte le nostre riflessioni, facciamo tanta fatica a capire qualcosa della vita concreta di ogni giorno. Allora quanto più difficile comprendere qualcosa del senso profondo dell'esistenza, del pensiero e del progetto di Dio sull'universo e su di noi, su quello che il nostro vero bene sulla terra e per l'eternità, sulla verità della vita e delle cose. La sapienza è tutto questo, la sapienza è un dono di Dio: ecco perché è importante chiederla e aprirsi al Signore. Gesù nel vangelo insegna che ogni persona saggia deve scegliere i mezzi adatti allo scopo che ci si propone, altrimenti ci si espone alla derisione e soprattutto non si combina nulla. Per costruire davvero in maniera grande e giusta la propria vita umana e cristiana, quali sono allora i mezzi adatti. Gesù indica come mezzi: la croce, i legami familiari vissuti in Dio, il distacco dalle cose materiali. Sembrano cose negative, dure, ma forse scopriremo che sono la roccia su cui costruire in maniera solida la propria vita. Se lo Spirito ci parla al cuore riusciremo a capire e a sperimentare che sono le cose più sagge, sono la sapienza di Dio offerta alla nostra debolezza.

Benedetta Bianchi Porro scriveva: "Prima nella poltrona, ora nel letto che è la mia dimora ho trovato una sapienza più grande di quella degli uomini. Ho trovato che Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia, certezza, fino alla fine dei secoli. Tutto è una brevissima passerella, pericolosa per chi vuole sfrenatamente godere, ma sicura per chi coopera con Lui per la salvezza".

Il Vangelo inizia notando che molta gente andava dietro a Gesù. Anche oggi sono molti coloro che camminano dietro a Lui. Però si può seguire Cristo con il cuore di Pietro o con quello di Giuda, con il cuore di Tommaso o con quello di Giovanni... È importante allora chiarire che cosa significa seguire Cristo. Provvede Gesù stesso: "Vedendo tanta gente si voltò e disse: Se uno viene a me e non odia tutti gli affetti precedenti non può essere mio discepolo" (cfr. Lc 4,26).

Sono parole dure e, a prima vista, incomprensibili sulla bocca di Gesù.

Come può Cristo parlare di odio? Non è in contraddizione con se stesso?

Evidentemente qui c'è un problema di linguaggio. Le lingue semite (compreso l'aramaico: la lingua che Gesù parlò) sono lingue povere di vocaboli e quindi con pochissime sfumature di pensiero. Il semita è costretto a parlare per estremismi e così parlava Gesù per essere capito dai suoi ascoltatori; non poteva fare diversamente.

Fatta questa precisazione, è evidente che il verbo "odiare" va tradotto in linguaggio moderno con "amare di meno" o "mettere al secondo posto" .

La conferma di questa interpretazione l'abbiamo nel passo parallelo del Vangelo di Matteo. Infatti lo stesso pensiero di Gesù, Matteo lo esprime così: "Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me" (Mt 10,37).

Però, anche chiarito il senso del verbo "odiare", le parole di Gesù restano forti, inquietanti al punto che ci fanno paura.

Come si fa a mettere Cristo prima del padre e della madre, prima dei figli, prima di se stessi, prima di tutto? Cristo non chiede troppo? Purtroppo dietro questi interrogativi si nasconde una sottile paura: la paura che Dio diventi concorrente dei nostri affetti, quasi un ostacolo alla vita, quasi una presenza scomoda e schiacciante. È la paura di Dio!

Ma questa paura non ha ragioni. Cristo Gesù ci chiede di amare Dio più del padre e della madre, perché solo amando Dio è possibile amare veramente il padre e la madre, lo sposo o la sposa, i figli, la vita. In altre parole Gesù dice: "Voi spesso credete di volervi bene, invece negli altri cercate voi stessi". Quanto è facile illudersi di volere bene! Così come è tanto facile illudersi di essere buoni.

"L'amore - osservava Mauriac - è diventata una parola equivoca e fortemente inquinata".

L'amore possessivo non è vero amore. L'amore cedevole non è vero amore. L'amore senza fedeltà non è vero amore. L'amore senza sacrificio non è vero amore.

Per questo Gesù con decisione propone la verità che ci fa liberi. Ed è questa: solo Dio può insegnarci ad amare. Solo mettendo Dio al primo posto si è capaci di essere umani, veramente umani.

Erich Fromm scriveva:

"Nel secolo XIX hanno detto che è morto Dio, ma nel secolo XX purtroppo è morto l'uomo".
E Madre Teresa conferma questa analisi quando esclama:

"Dio mi ha insegnato ad amare. Ho imparato da lui, solo da lui".

Che cosa significa mettere Cristo al primo posto? Significa consegnarsi alla Sua logica, al Suo stile: significa riconoscersi in Lui ("siamo fatti per Te") e riconoscerLo come senso, scopo e attesa della vita.

Dio al primo posto. Ci fa paura? Ma Dio è Amore Infinito: amando Dio si recupera l'amore del prossimo, di tutto il prossimo. Però è un amore liberato, disinquinato dall'egoismo e quindi dalle insidie del male e della morte. (A. Comastri, Predicate la Buona novella, LDC).

Nella nostra vita concreta, nelle scelte che facciamo, negli impegni che abbiamo, possiamo accogliere queste verità, questa sapienza dello Spirito di Gesù, che è di un altro mondo, ma che è luce, forza, salvezza per questo nostro mondo.

 

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