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TESTO Donna, davvero grande è la tua fede

mons. Antonio Riboldi

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/08/2014)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

È davvero commovente l'episodio dell'incontro della donna cananea con Gesù, che Matteo ha voluto - tra i tanti - ricordare e proporre a tutti noi, perché quella donna ha avuto una fede che è una vera lezione per tutti, sempre. (Mt. 15, 21-28)

Ammiriamo innanzitutto l'umiltà e fiducia con cui si rivolge al Maestro: ‘Pietà di me Signore!', non per se stessa, ma per amore della figlia ‘crudelmente tormentata da un demonio'.

Non era una donna che apparteneva ai discepoli di Gesù. Questi provenivano dal ‘popolo ebreo', il popolo eletto, che Dio aveva scelto per la nostra salvezza. Lei era una straniera - diremmo oggi un'extracomunitaria! - Apparentemente, non aveva nulla da condividere con Gesù.

E Gesù - da pedagogo - evidenzia questa disparità: ‘Ma Gesù non le rivolse neppure una parola', come se le sofferenze di chi non Gli apparteneva, non Lo interessassero.

Sembra davvero voglia evidenziare le nostre stesse discriminazioni!

Quante volte, di fronte alle tragedie di tanti, che cercano da noi ‘le briciole che cadono dalle nostre tavole', pare che non solo non ci interessino, ma - Dio ci perdoni - li respingiamo.

Fa molto riflettere il grido della donna Cananea - ‘Pietà' - e l'apparente indifferenza di Gesù, che pare ‘mettere tutti alla prova'! Infatti i discepoli si trovano quasi ‘costretti' a scuotere ‘l'indifferenza' del Maestro: ‘Esaudiscila, non vedi come ci grida dietro?'.

Più che un vero atto di amore, chiedono di ‘togliersela dai piedi', ascoltandola, perché dava fastidio.

La Cananea non si lascia affatto fermare, ma delicatamente affronta Gesù, con parole di umiltà, fiducia, mettendosi nelle sue mani, al di là di ogni appartenenza.

E Gesù continua a mettere anche lei alla prova: ‘Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini'. Ma la risposta di lei pare sorprendere lo stesso Gesù: ‘E' vero, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni'.

A questo punto Gesù si commuove e ascolta ed esprime la sua meraviglia con un'affermazione, che vorremmo sentirci dire tutti: ‘Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri'.

Un episodio che davvero diventa ‘un'icona di accoglienza e fede totale'.

L'insegnamento di Gesù, ci offre l'occasione di riflettere insieme sul tema dell'accoglienza verso il ‘diverso', che rischia, se dimenticato, di far degenerare la civiltà dell'amore che, per noi cristiani, è il cuore della fede. Gesù ci chiede - con raffinata pedagogia - di superare ogni divisione tra gli uomini.: tutti agli occhi del Padre sono figli, a qualunque etnia appartengano, qualunque sia la loro fede, la loro origine, la loro provenienza. Tutti vanno amati, ascoltati, accolti.

Penso a quei ‘barconi di disperati' che, provenienti dalle coste africane, dopo un estenuante viaggio nel deserto, fuggendo dai loro Paesi, per sottrarsi alla violenza o, ‘più semplicemente', alla fame, vengono da noi e ci urlano il diritto alla vita. C'è da lodare la generosità della nostra Marina che, quando vede, soccorre e salva. Ma giunti a riva, li attende il cosiddetto Centro di prima accoglienza, per poi, in tanti casi, dopo mesi, se non anni, rimandarli all'inferno da cui provengono, perché ‘clandestini'. Fa male anche solo scorgere indifferenza o fastidio verso di loro, incredibile poi sentire certi discorsi, in nome della sicurezza, di cittadini o peggio ancora di politici, al limite della xenofobia. E cosa dovremmo dire di tanti che ‘usano i clandestini', per un lavoro ‘in nero', mal pagato e quindi con uno sfruttamento di poveri, che è un grave furto. Che cosa è più grave? Chi condannare? I clandestini che sottostanno a qualsiasi condizione, cercando a caro prezzo un pane per vivere o chi sfrutta il loro bisogno?

Nessuno vuole negare l'atteggiamento criminale di alcuni che, con i loro comportamenti, danneggiano i propri connazionali, ma quello che si deve evitare è ogni sentimento razzista, che cancella il cuore del Vangelo: ‘Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi', ricordando che la ‘zizzania' è presente ovunque tra il seme buono e spetta al Padrone della messe discernere l'una dall'altro. E poi davvero non abbiamo memoria storica. Non ricordiamo che, in tante ondate, dall'inizio del ‘900, noi stessi abbiamo cercato dignità di vita ed accoglienza negli Stati Uniti e in tutta l'America del Sud, dove oggi vi è ‘la ricchezza di tante nazionalità': come mai oggi siamo ‘ciechi e sordi' di fronte ad emergenze umane di una tale gravità?

La sofferenza, che la Chiesa prova davanti al rifiuto, discriminazione, sfruttamento, dolore e morte di tanti nostri fratelli e la dura realtà che affrontano ogni giorno i migranti, è stata spesso testimoniata da Papa Francesco: "Migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell'umanità", ha sottolineato Papa Francesco, invocando "un reciproco aiuto tra i Paesi" per superare le difficoltà legate al fenomeno, tra cui i pregiudizi e le paure delle popolazioni nei confronti del diverso. E di fronte alla strage di migranti di Lampedusa non ebbe mezzi termini.

Papa Francesco non si è trattenuto: ‘Viene la parola vergogna. È una vergogna'.

Anche noi, come la Cananea, dovremmo saper ritornare a rivolgerci a Gesù, abbandonandoci nelle sue mai, con totale fiducia, perché ci sostenga in questo nostro impegno di aiuto concreto e sostegno del fratello, di ogni fratello. Spesso siamo proprio come la figlia della Cananea, che aveva bisogno di essere guarita. Anche il nostro cuore deve essere liberato dal male dell'indifferenza e del disinteresse, per ritrovare una fede totale e semplice, che si affida, senza tanti ragionamenti, spinta dall'amore, a Colui in cui sente di poter porre la sua fiducia, per la salvezza dei fratelli.

Una fiducia ripagata che meriterà per sempre quella splendida lode, che vorremmo sentire rivolta anche a noi: ‘Donna davvero grande è la tua fede!'.

 

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