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TESTO Oltre i confini

don Luciano Cantini  

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/08/2014)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Tiro e Sidòne

Due città al nord, in terra pagana, oltre il confine della Palestina.

Viviamo in una complesso intrigo di confini, alcuni fisici come un fiume da attraversare o un semplice scalino per chi è su una sedia a rotelle, alcuni sono naturali come l'alterità (io non sono te e tu non sei me) o artificiali come quelli di proprietà o di Stato, altri sono sociali o psicologici. Alcuni si sommano, altri si moltiplicano, altri ancora si contrastano all'interno di una medesima situazione. Alcuni facilmente superabili, altri insormontabili. Il labirinto di confini ci condiziona al tal punto da creare le più disparate reazioni non sempre concordi o razionali che hanno i loro apici nella conservazione e nell'abbattimento.

Una donna Cananéa

Una sommatoria di confini: una donna in un mondo androcentrico, straniera appartenente al popolo ancestralmente nemico, pagana quindi impura per i giudei, sofferente per la figlia in mezzo a tanti sani. Questi confini le appartengono e li porta sempre con sé ovunque vada. Sono gli stessi confini che appaiono evidenti ai suoi interlocutori: Gesù e i suoi discepoli.

Sembra che certi confini ci siano cuciti addosso, ce li portiamo in ogni dove, condizionano e discriminano le relazioni umane. Eppure il Padreterno nel disseminare la creazione di diversità lo ha fatto non perché siano confini insuperabili; non a caso creando la diversità tra l'uomo e la donna li ha inviati a diventare un'unica carne (Gen 2,24).

Gesù sembra esasperare i confini di quella donna e dei suoi discepoli con una inaudita durezza (Matteo scrive per i giudeo-cristiani che hanno ancora in sé confini giudaici che la fede in Cristo non ha ancora liberato del tutto). L'atteggiamento di Gesù è provocatoriamente paradigmatico di tante situazioni in cui l'uomo è sopraffatto da logiche umane, economiche, religiose, di potere, dalla presunzione di verità. Siamo testimoni, in questi giorni, come l'esasperazione dei confini porti alla sopraffazione, alla guerra, al genocidio; ci troviamo di fronte all'aberrazione del genere umano tanto eclatante in certe parti del globo, quanto nascosto e subdolo è nel cuore di ciascuno. Perché se sappiamo guardarci in profondità ci rendiamo conto che siamo portatori (non sani) di una multiformità di confini che riteniamo naturali e insormontabili.

Ci viene dietro gridando!

Non c'è interesse per la poveretta quanto piuttosto eliminare un fastidio, rimediare al proprio disagio: non può venirci dietro... i confini devono essere rispettati! L'elemosina non ha questo fine? Tanta filantropia, tanti atteggiamenti caritatevoli hanno lo scopo di mantenere i confini; anzi l'aiuto umanitario sancisce un ulteriore confine tra chi dona e chi riceve, sottolinea le differenze, precisa i ruoli. Chi possiede, o ritiene di possedere un qualche potere o privilegio tende a mantenerlo, ma anche a mantenere la propria tranquillità. Ciò che fa per gli altri è un equilibrio tra queste due esigenze, quando l'aiuto fornito non serve a rafforzare il proprio potere e prestigio nell'opinione pubblica. San Paolo, da questo punto di vista, è davvero duro con se stesso: E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe (1Cor 13,3).

Il pane dei figli

Oggi fa sorridere l'esempio che Gesù usa per esasperare i confini tra la donna pagana e i Figli d'Israele. Nel nostro mondo occidentale i cagnolini sono diventati più che figli, coccolati e serviti con prelibatezze degne di un chef su piattini d'argento (almeno nella pubblicità accattivante dei prodotti per cani e gatti). Mentre si esaltano i cagnolini si disprezzano gli uomini, proprio il contrario dell'esempio evangelico. I cani rappresentavano i nemici e i malfattori (Cfr. Sal 22, 17.22), i figli invece sono i destinatari della promessa a cui è riservato il pane della mensa paterna. Gesù è spietato, e lo è soprattutto nei confronti dei discepoli e di coloro che con le loro tradizioni avevano annullato la Parola di Dio (Mt 15,6). Evidenziando nei confronti della donna un comportamento discriminatorio rende palese la costanza sommessa di un atteggiamento simile vissuto dai giudei (Cfr. Mt 15, 1-20) che stenta ad essere riconosciuto. Noi, per esempio, diciamo di non essere razzisti e ne siamo convinti finché non troviamo una Romnì insistente nel voler pulire il vetro dell'auto.

La donna chiede un cambiamento di visuale: «eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Finché si rimane seduti alla tavola del benessere non si percepisce quello che succede sotto il tavolo.

C'è un percorso da fare: tutte le divisioni e i confini che abbiamo costruito vanno riattraversati nel senso contrario per essere disciolti, perché una cosa sola conta ed una sola guarda il Signore: «grande è la tua fede!».

I confini umani, fisici, doganali, culturali, sociali, religiosi, sono destinati ad essere abbattuti.... Quello che conta è la fede. Quella fede che ci fa scendere in basso, al livello del pavimento, quello degli ultimi, dei poveri per cercare il Regno di Dio perché lì il Signore lo ha nascosto (Cfr. Mt 5, 3).

 

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