PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su 1Mac 10.41-42;2,29-38; Ef 6,10-18; Mc 12,13-17

don Raffaello Ciccone  

Domenica che precede il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno A) (24/08/2014)

Vangelo: 1Mac 10.41-42;2,29-38|Ef 6,10-18|Mc 12,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,13-17

13Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 17Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

1 Maccabei. 1, 10. 41-42; 2, 29-38
Con la resistenza ebraica, avvenuta nel II secolo a.C., il popolo ebraico si solleva contro la tirannia straniera che vuole sradicare la tradizione religiosa del popolo e, rimescolandolo con popolazioni pagane, lo vuole obbligare a rifiutare la propria fedeltà al Dio dell'Alleanza. Questa sollevazione di popolo ha una sua origine squisitamente religiosa e prende un titolo: "la rivolta dei Maccabei". Il nome che qualifica i due libri trae origine dal soprannome di Giuda, detto il Maccabeo (uomo simile ad un "martello"), figlio di Mattatia che ha avuto con Giuda altri quattro figli, tutti coinvolti nella sollevazione in massa del piccolo popolo d'Israele. I fatti si svolgono negli anni che vanno dal 170 al 130 a. C., mentre la Palestina è dominata dai Seleucidi che risalgono, con il loro potere, alla spartizione dell'impero, conquistato da Alessandro Magno e suddiviso tra i suoi generali alla sua morte, avvenuta nel 323 a. C.
L'ellenizzazione (tentativo di introdurre la cultura greca) trova il suo riferimento particolare nella costruzione di un "Ginnasio" che, in ogni città greca, è il centro della vita sportiva, intellettuale e religiosa della gioventù. Può sembrare curioso, ma gli esercizi sportivi che si svolgono con atleti nudi, per via della circoncisione, rendono ridicoli i giudei che sono sbeffeggiati dai non giudei. Questo fa vergognare i giovani che tendono a mascherare mentre le nuove famiglie rinunciano per i propri figli alla circoncisione. Si arriva così al ripudio della "Alleanza con il Signore".
Nel 174 a.C. il governo viene assunto da Antioco IV Epifane ("incarnazione di Giove") che governa la Siria e che vuole ellenizzare il popolo d'Israele. Nel 169 a.C Antioco entra con il suo esercito in Gerusalemme e la saccheggia insieme con il tempio, spogliandolo delle sue bellezze e depredando tutto quello che potevano rubare. (1 Mac1,20 ss). Il popolo d'Israele, come in una guerriglia partigiana, lotta contro quelle truppe che la Siria invia per sottomettere e vincere i rivoltosi. Il cuore di questa resistenza attiva è la famiglia di Mattatia e dei suoi cinque figli. Volendo costituire "un solo popolo", Antioco vuole imporre un progetto politico pericoloso mentre obbliga di abbandonare le proprie tradizioni, soprattutto religiose, e pretende di sottomettere il popolo d'Israele alla mentalità straniera. In particolare viene abbandonato il riposo del sabato, sono accolti culti pagani (il tempio di Gerusalemme è stato trasformato nel tempio di Giove); sono proibiti e distrutti i libri sacri, pena la morte per chi li possiede, si incoraggiano unioni matrimoniali con i pagani. Un gruppo, inizialmente si dà alla macchia. Attaccato da un esercito siriano in giorno di sabato, molti non si difendono e vengono trucidati. Mattatia che è diventato, per acclamazione, capo della rivolta, risolve il problema in una decisione unanime, proclamando la legittimità della difesa armata anche di sabato e così viene espressa dalla scuola farisaica: "Noi combatteremo contro chiunque venga a darci battaglia anche in giorno di sabato" (2,41).
La storia insegna che non esiste una vera libertà religiosa senza una libertà civile e questa riflessione è stata sperimentata nell'ultimo secolo. obbligando il Concilio a ripensare profondamente ad una verifica e ad un serio esame di coscienza, proponendo e riflettendo molto mentre si è discusso sullo schema della libertà religiosa. Ci si ritrova a ripensare che il rispetto dei diritti universali passa necessariamente per il diritto alla libertà religiosa e vice versa. E se non lo si percepisce, la dimensione religiosa viene deformata, castrata, strumentalizzata e soggetta ai diritti dei potenti.
Efesini. 6, 10-18
La lettera agli Efesini si conclude con il capitolo 6 che stiamo leggendo in parte. Inizia con alcuni riferimenti morali indirizzati ai figli, ai genitori, agli schiavi ed ai padroni (6,1-9), prospettando un rapporto di reciproca attenzione e comprensione che diventa fraternità nella comunità cristiana che ha al centro Gesù.
Ma Paolo si rende conto che non è sufficiente il rapporto parentale o istituzionale della società in cui si vive, dove il richiamo morale ha un significato di responsabilità e di libertà e che matura nel rispetto reciproco (e Paolo sintetizza tutto questo come "lotta contro la carne e il sangue", a 11).
Esiste anche una lotta drammatica per "poter resistere alle insidie del diavolo" (v 10). La lotta e la ricerca della fedeltà al Signore portano ad infinite altre situazioni e occasioni che vanno vissute con responsabilità, affrontando, nella fede, il bene e il male, le potenze e la suggestione, la fatica e la solitudine, lo sconforto e la sconfitta. Paolo sintetizza la vita cristiana come fedeltà e testimonianza, sapendo che solo il Signore sa offrirne la forza. La vita quotidiana è un combattimento di fronte a cui bisogna attrezzarsi e per cui bisogna pregare. E per armarsi, bisogna indossare l'armatura di Dio ( Nel Primo Testamento si ricorda che Dio stesso si arma contro i suoi nemici (cf.Is 11,4-5;59,16-18; "giustizia come corazza ed elmo come salvezza";Sap 5,17-23). Paolo attribuisce queste armi divine anche al cristiano. "Noi invece, che apparteniamo al giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza". (cf.1Ts 5,8).
Ci sono anche "i Principati e le Potenze, contro cui bisogna combattere. Sono i dominatori di questo mondo tenebroso, sono gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (v 12). "Si tratta degli spiriti che, nell'opinione degli antichi, governano gli astri e, per mezzo loro, tutto l'universo. Risiedono «nei cieli» (1,20s;3,10;Fil 2,10) o «nell'aria» (2,2), tra la terra e il soggiorno di Dio, e coincidono in parte con ciò che Paolo chiama altrove gli «elementi del mondo» (Gal 4,3). Sono stati infedeli a Dio e hanno voluto assoggettare gli uomini nel peccato (2,2); ma Cristo è venuto a liberarci dalla loro schiavitù. Armati della sua forza liberante, i cristiani possono ormai lottare contro di essi. Affascinati dalla potenza e dalla forza dell'esercito romano in assetto di guerra, vengono trasposti sul cristiano le attrezzature e l'equipaggiamento di difesa e di offesa del soldato romano, come esemplificazione di valori e forze di Dio che combattono le potenze del male. L'armatura di Dio, la cintura della verità, la corazza della giustizia, le calzature, lo scudo, la spada e l'elmo completano la garanzia di una difesa. Di fatto tutta l'armatura è difesa, salvo la spada che però è la Parola nuova, offerta dallo Spirito. La raccomandazione della preghiera, mentre mantiene desta la coscienza della propria fragilità, continua a reggere la fiducia di essere aiutati e comunica con il Signore in una preghiera di intercessione "per tutti i santi" che sono i fratelli della comunità, resi santi dal battesimo, ma sempre bisognosi di sostegno e di fiducia.

Marco. 12, 13-17
Nell'ultima settimana della sua vita, Gesù si ferma per molto tempo nel tempio di Gerusalemme e utilizza tutte le ore del giorno a disposizione per aiutare i pellegrini a maturare più profondamente il loro rapporto con Il Signore. Non c'è infatti un luogo più adatto di questo per imparare e scoprire il volto di Dio. E Gesù si presta alle diverse e spesso insidiose domande che gli vengono fatte da persone di alta levatura intellettuale, ma anche diffidenti e manifestamente nemici del suo messaggio religioso. Esso è troppo scopertamente nuovo per la misericordia di Dio che viene proclamata e che mette in crisi tutta l'impostazione di prestigio, di eccellenza e di dignità ebraica che non può abbassarsi ai livelli di perdono e di accoglienza che Gesù mostra e predica. Tanto più che, in quel modo, lede profondamente il significato di giustizia e di privilegio che Dio ha sempre garantito ai giusti. E tutti coloro che fanno domande sono nella categoria delle persone fedeli al rispetto della legge, rigide e coerenti anche nel mondo quotidiano.
A Gesù viene proposto un quesito morale da parte di un gruppo di farisei ed erodiani, pur mortalmente nemici tra loro. I primi ritengono una empietà appoggiare l'occupazione romana e riscuotono la simpatia di tutto il popolo. Gli erodiani sono sostenitori di Erode Antipa, un fantoccio mantenuto nella sua regalità dall'imperatore Tiberio e, perciò, costituisce una fazione collaborazionista dei romani. Si presentano, comunque a Gesù, insieme, per l'occasione, sapendo che qualunque risposta sapesse offrire, avrebbe scontentato o il popolo o l'autorità civile imperante. Questa prospettiva di vittoria li rende alleati. Gesù scopre subito il tranello, soprattutto perché ammantato di elogi e di rispetto per la sua persona, riconosciuto proprio da loro come onesto, veritiero, grande maestro coraggioso e libero. "È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». (v 14), L'accordo tra parti nemiche ha un'unica e propria motivazione: far scadere la credibilità del profeta, il quale, chiamato "maestro", deve rispondere. La tassa fondamentale consiste nell'obbligo, per ogni persona, di dover pagare, dai 12 anni (se donna) o 14 anni (se uomo), fino ai 65 anni all'erario romano un danaro all'anno (testatico), equivalente ad una giornata di lavoro. Per esigere questa tassa si sono fatti i censimenti, considerati, perciò, strumenti di dominio, potenza e sfruttamento. Luca ricorda due censimenti, in particolare: quello al tempo della nascita di Gesù (Lc 2,1-5) e la ribellione di Giuda il Galileo per un censimento attorno agli anni 60 d.C. Gesù chiede a loro una moneta (che non ha) ma che gli interlocutori trovano facilmente, sotto gli abiti (non hanno tasche). Ma in tal modo mostrano che disobbediscono alla legge poiché, nel tempio, una immagine umana scolpita, anche se su una moneta, lo profana.
Il danaro di Tiberio Cesare, imperatore in quel momento, ha da un lato la rappresentazione dell'imperatore di Roma e sul retro il titolo di Sommo Pontefice e l'immagine di una donna seduta, simbolo della pace, forse Livia, madre di Tiberio.
Se estraggono la moneta, è perché la usano. Essi vengono pagati con questa moneta e al mercato comprano e vendono con questa moneta. Anzi, proprio perché la mostrano, fanno capire di non avere scrupoli di usarla, salvo il momento di pagare le tasse. Ma a che cosa servono le tasse? La moneta è essenziale per la ricchezza, il commercio, la stabilità e la sicurezza delle strade, la pace che tutti godono. Allora "Voi pagate, per un bene che si può dichiarare "bene comune", "restituendo" (questo è il vero significato del testo) a Cesare quello che è opera dell'impero. Quindi, giustamente pagate le tasse per un servizio che vi viene dato". Oggi, ancor più, sviluppandosi un impegno civico verso le situazioni di bisogno e di indigenza, le tasse contribuiscono alle spese dell'istruzione, della sanità, delle pensioni, dei trasporti, del bene sociale, della sicurezza e della giustizia. Non c'è ragione per un'evasione fiscale, salvo chiedere una onesta esazione e un serio controllo dell'utilizzo del danaro pubblico. Resta tutto l'altro. "Restituite a Dio quello che è di Dio". E di Dio è l'uomo, che porta l'immagine di Dio come la moneta l'immagine dell'imperatore. E si restituisce a Dio, facendo la sua volontà, offrendo amore a chi Dio ama, migliorando il mondo che il Signore ha fatto con sapienza come dono, ricostruendo, operando, guarendo e perdonando. Se sfrutti, se schiavizzi, se rifiuti, se strumentalizzi, se domini, non restituisci a Dio la bellezza della sua creazione.
Quando Paolo scrive ai romani la sua lettera teologica, si sofferma anche con molta attenzione sul comportamento corretto di cittadini esemplari. "(Rom 13,1-7). Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c'è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio che prevede ordine, responsabilità reciproca e rispetto. L'anarchia getta nella disperazione i più deboli e sviluppa violenza e oppressione. Il compito che viene richiamato con responsabilità è quello di preoccuparsi del bene comune e il nostro tempo ha, per fortuna, maturato la consapevolezza che lo Stato debba preoccuparsi delle situazioni più difficili e più povere, insieme con la società civile, perché sia riconosciuta per tutti la dignità di una vita decorosa. Anzi, lo sviluppo dei rapporti e delle reciproche dipendenze tra stati e stati, popolazioni e popolazioni, per un rapporto di responsabilità e di attenzione alle povertà, impegna le nazioni più ricche a sostenere quelle più povere per una fondamentale dignità e risposta alle esigenze fondamentali. Di questo debbono preoccuparsi tutti, portando un contributo di solidarietà e di attenzione. Questa è la premessa della pace. Ma la prima solidarietà è pagare le tasse e fare in modo che tutti le paghino con coerenza, in una società che non moltiplichi gli sprechi, che smantelli quel diffuso senso di illegalità e quella prevalenza di interessi privati che rendono, la nostra società, una realtà di furbi che sfrutta le ingenuità e le povertà dei deboli. Nella società civile la comunità cristiana dove poter mostrare una lealtà ed una passione tali da riesprimere, attraverso la propria operosità, il senso della solidarietà e l'incoraggiamento al superamento della rassegnazione.

 

Ricerca avanzata  (53997 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: