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TESTO I poveri vantano diritti

padre Gian Franco Scarpitta  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/01/2005)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Si diceva la volta scorsa che attraverso le opere e le parole di Gesù Cristo Dio ci invita alla conversione; non tuttavia ricorrendo ad imposizioni minatorie o a dettami di natura categorica, ma fornendoci la motivazione esauriente per la quale conviene convertirsi, ossia manifestandoci il suo amore nei nostri confronti e per ciò stesso la volontà che tutti ci salviamo; in più, sempre nelle parole e nelle opere di Gesù ci viene dimostrato che quella del peccato è una condizione sconveniente e deleteria, mentre vale la pena aderire al progetto salvifico di Dio. L'appello alla conversione ritorna anche in questa Domenica, e precisamente nella Prima Lettura, tratta dal profeta Sofonia; qui il linguaggio (veterotestamentario) è ancora duro e perentorio: convertitevi o l'ira di Dio si scatenerà su di voi e perirete tutti quanti eppure occorre considerare che nella Scrittura "l'ira di Dio" non corrisponde affatto al nostro concetto di "rabbia" quale desiderio di vendetta o bramosia di punizione, ma semplicemente indica il fatto che "Dio prende le distanze" dal male che l'uomo si procaccia (Pitta); oppure: Dio "non approva" le scelte ingiuste del consesso umano e "abbandona" l'uomo al destino che si è scelto. Ne deriva che allorquando non ci si converte si è responsabili in prima persona delle innumerevoli conseguenze in negativo che la mancata adesione a Dio comporta e in pratica, rifiutando il progetto divino di salvezza e di conversione, ci si autocondanna.

Non basta infatti che Dio ti si manifesti misericordioso e premuroso di salvarti; occorre anche che da parte tua vi sia corrispondenza a tale progetto d'amore, che tu ti lasci salvare e ti disponi a tornare a lui attraverso un radicale cambiamento di vita.

Soffermiamoci però ancora sul testo di Sofonia e coglieremo un piccolo particolare: il profeta si rivolge premurosamente ad una piccola cerchia di persone resi oggetto dell'amore di Dio, ossia i "poveri della terra", invitandoli a ricercare la giustizia e a non desistere dal bene. Si tratta (appunto) dei "poveri" di Yahvè (anawimm) che non dispongono di sicurezza materiale alcuna e che ripongono esclusivamente in Dio le loro speranze di poter sopravvivere tutti i giorni. Loro non hanno certezza alcuna e comprendono che solo il Signore può provvedere al loro sostentamento. Per questo Dio, anche in altri passi scritturali, mostra di nutrire particolare riguardo nei loro confronti privilegiandoli davanti a tutte le altre categorie di persone: l'assenza quasi totale di beni materiali comporta che essi si fidino solo di Dio riconoscendolo come unico Signore e padrone della terra e di ogni cosa, ragion per cui la loro vita è tutta improntata nella familiarità con nella docilità nei Suoi confronti, cosa che non avviene nei ricchi, che si illudono di poter trovare affermazione nei beni di consumo usando indifferenza verso il divino.

Ancora oggi (2005) i poveri ci sono di esempio quanto alla testimonianza di fede, speranza e carità: molto spesso avviene che la solodarietà e l'apertura al prossimo, nonché i sentimenti di mitezza e di docilità nei confronti di Dio si verifichino specialmente in quanti mancano dei mezzi di primario sostentamento (Stiamo parlando tuttavia dei POVERI, non dei PROFITTATORI!! ); non sono pochi coloro che in situazioni di estrema indigenza si ricordano di Dio più di quanto non facciano i ricchi che si illudono di ottenere sicurezza nel denaro, ed è mia esperienza personale che non poche conclusioni spirituali di grande edificazione giungano proprio da persone da noi definite "ignoranti" e povere di mezzi materiali; tantissime famiglie a stento sbarcano il lunario tutti i giorni eppure si dispongono ad aiutare quanti stanno peggio di loro; tanta gente, pur mancando del necessario, si prodiga in atti di generosità verso il prossimo, contentandosi del poco che possiede. E intanto, mentre imperversano tante situazioni di miseria con tanta gente che muore letteralmente di fame, non poche volte si assiste alla delapidazione inaudita di denaro e di capitali e parecchi bambini protestano e si lamentano nonostante eccessive spese voluttarie... Non illudiamoci! I privilegiati del Signore non sono affato i benpensanti eruditi o i ricchi possidenti riveriti dal nostro perbenismo borghese; sono invece sempre loro, i poveri, che a motivo della loro condizione e della loro fiducia in Dio con tutti i diritti potranno essere i nostri giudici accanto all'alissimo, alla fine dei tempi e anche nel secolo presente. Abbiamo allora compreso che i "poveri" sono fra le prime persone atte alla conversione: chi vive nelle condizioni appena descritte come non potrebbe sperimentare l'amore di Dio e convincersi della bellezza della sua Parola? Come non potrebbe aderire al suo progetto di salvezza?

Ma nell'accezione della Bibbia il "povero" non necessariamente è il misero. Nella prima delle Beatitudini riportate oggi da Matteo viene richiesta la "povertà nello spirito", condizione previa a tutte le altre Beatitudini, che comporta il non possedere nulla... pur possedendo tutto. Intendiamo dire: anche qualora non si è miseri, nello spirito occorre che tutti ci sentiamo tali perché destinatari di continui doni divini e pertanto doverosi di condividere tutto con gli altri.

Come dicevamo poc'anzi, la Povertà è la prima fra tutte le Beatitudini, ossia condizione per la quale possano viversi tutte le altre, e se infatti guardiamo attentamente anche il solo passo di Sofonia su esposto, non potremmo non notare che il povero è allo stesso tempo giusto, mite, umile, apportatore di pace... Abbiamo detto tutto.

 

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