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TESTO Il Regno dei Cieli e la Parola

mons. Antonio Riboldi

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XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/07/2014)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Gesù continua la sua educazione al Regno dei Cieli con varie parabole, che erano un modo per far comprendere meglio la verità.

Oggi ci propone la parabola del seminatore, del buon seme e della zizzania.

"In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: ‘Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: ‘Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?' Ed egli rispose loro: ‘Un nemico ha fatto questo!'. E i servi gli dissero: ‘Vuoi che andiamo a raccoglierla?'. ‘No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio'". (Mt. 13, 24-30)

Questa volta ci soffermiamo sul dono della Parola, all'interno di una Comunità che la accoglie in terreno buono, e il pericolo da cui è continuamente attaccata.

È una parabola che fotografa bene una delle grandi missioni che, soprattutto noi sacerdoti e vescovi, siamo chiamati ad assolvere: l'annuncio della Parola di verità e di vita.

Ma impressiona come in tante parti del mondo, mentre scrivo, ci siano missionari, non solo sacerdoti, ma anche laici, che spendono la loro vita per fare conoscere il Vangelo.

E come tanti, in numerosi luoghi, trovino, per questo motivo, ostilità e anche martirio.

Sono tanti gli anni in cui, in Italia, come parroco e poi vescovo, ho fatto dell'annuncio del Vangelo una priorità nella mia vita, e sempre ne ho sentito la responsabilità: comunicare la Parola è davvero un'arte che, se non è dettata dallo Spirito Santo, porta a nulla.

Ricordo di avere avuto il dono di annunciare la Parola insieme a Madre Teresa di Calcutta. Arrivava sempre all'ultimo minuto, discreta e silenziosa. Si aveva la netta sensazione che alle persone che l'attendevano bastasse la sola sua presenza. Diceva poche e semplici parole, ma colpiva al cuore, con il suo stesso atteggiamento e stile di vita, che tutti comprendevamo essere quello delle persone che Dio predilige. Incantava letteralmente i tanti giovani che erano venuti ad ascoltarla. Per loro Madre Teresa era davvero un ‘riflesso' purissimo di Gesù. Era una donna credibile, plasmata essa stessa dalla Parola, e quindi una vera e ‘buona seminatrice'.

Questa stessa esperienza l'abbiamo fatta in tanti di fronte ad un grande della nostra storia di Chiesa, che ha saputo unire vita e Parola: Giovanni Paolo II, ora elevato alla santità.

L'ho incontrato spesso e voleva sempre che sedessi al suo fianco ed era di una semplicità sconcertante, ma nello stesso tempo sapeva farsi sentire vicino per incoraggiare a superare le difficoltà. Quante volte mi ha detto con fermezza, in privato: ‘Non abbiate paura!'. Lo stesso invito che fin dall'inizio del suo pontificato aveva rivolto a tutti noi. E tutti sappiamo che pagò caro il suo coraggio, con l'attentato che segnò la sua vita, diventando l'inizio di un vero calvario di sofferenze, che mai ostacolarono la sua missione di apostolo della Parola tra le genti di tutto il mondo.

Quando lo incontrai per l'ultima volta ad un convegno ad Ischia ricordo che ormai le forze fisiche lo stavano abbandonando, ma mi fu evidente come il suo zelo e il suo ottimismo fossero inalterati.

Un grande zelo pastorale ed una semplicità disarmante che ritroviamo nel nostro Papa Francesco. Così come colpisce il suo stile di bontà, che accompagna la sua vita di pastore. Ovunque attira stima ed affetto, anche dove meno ce lo aspetteremmo, come è accaduto nella sua visita in Medio Oriente, che letta alla Luce di Dio, ‘non è stata inutile', come qualcuno può pensare, di fronte al dramma di questi giorni, poiché la preghiera porta sempre frutto: i modi e i tempi però li conosce solo il Signore e Papa Francesco lo sa: la sua fede è ‘basata sulla roccia' di Cristo, che davvero sta donando al mondo e a ciascuno di noi.

Ringraziamo dunque il Signore per il dono che ci fa di tali ‘seminatori', e sentiamo l'urgente invito di diventare noi stessi ‘buon seminatore della Parola' nell'ambiente in cui viviamo, sapendo che, come sottolinea Gesù nella parabola, occorre per prima essere un ‘terreno buono', cioè credenti che si aprono totalmente alla Parola, che diventa vita. Questo il vero coraggio a cui siamo invitati.

È facile infatti una certa superficialità, l'ascolto senza ‘mettersi in discussione'.

Proviamo a fare un esame di coscienza, sincero, e chiediamoci: Quali radici mette durante la settimana la bellezza e verità della Parola ascoltata nella S. Messa della domenica? Non c'è forse il rischio che non la ricordiamo più nell'arco della stessa giornata? Invece occorre conservarla con cura nel cuore, perché diventi il suggerimento di uno stile di vita nella ferialità.

Per essere ‘buoni seminatori' occorre non dimenticare mai il richiamo di Gesù: ‘State attenti a come ascoltate!', poiché come racconta nella parabola: ‘Mentre tutti dormono viene il nemico dell'uomo e semina zizzania'.

Oggi davvero sono tanti i nemici che seminano cattiva semente o zizzania. Siamo davvero assediati da ‘criminali maestri', come li definì Paolo VI, che, con l'inganno, tanto simile a quello di satana verso Eva, ci suggestionano, offrendoci ‘la possibilità di una felicità' in uno stile di vita, che nulla ha a che fare con il Vangelo. Così, lentamente, lasciandoci affascinare dalle varie mode, che il consumismo propone, senza accorgercene, restiamo assediati dalla zizzania e, inesorabilmente, non siamo più quello che avremmo voluto essere, accogliendo la Parola.

Ma poi è altrettanto necessario ascoltare un altro serio invito del Maestro: ‘Vigilate, per non cadere in tentazione', la tentazione dello zelo inopportuno, che è la voglia, che prende tanti, di allontanare, di estirpare dalla comunità quanti si trovano avvinti dalla zizzania; penso ai divorziati, a chi vive nel peccato, anche se non vorrebbe, a tanti insomma che ancora conservano la voglia di Dio e di verità, ma senza riuscire ad ‘incarnarla' nella vita. Dio rigetta questo zelo ed invita ad attendere il tempo della mietitura, sforzandoci solo di restare ‘grano buono', fino al compimento dell'attesa stessa di Dio: la grande attesa della misericordia del Padre, sempre pronto a darci una mano, Lui, così misericordioso, per ‘liberarci dal male'.

È la divina raccomandazione a non disperarci, ma ad avere fiducia nella Sua Misericordia. È la pazienza del Padre che capisce la nostra grande debolezza, quel nostro farci ingannare dal maligno, pronto, sempre, se lo vogliamo, a scuoterci e farci uscire dal sonno dell'anima.

La comunità cristiana, ognuno di noi, dovrebbe essere il ‘riflesso' di questo amore misericordioso e paziente del Padre, di cui fa continuamente esperienza nella propria vita, dando una mano, mostrando dolcezza, comprensione, invitando alla speranza, aiutando i deboli a tornare forti, senza pregiudizi, senza chiusure, senza condanne. Dio ama ciascuno e vuole che tutti, ma proprio tutti, siamo salvi e ha tante vie per tagliare le radici della zizzania... se noi lo aiutiamo e Glielo permettiamo.

In questa parabola, se da una parte emerge la difficoltà che tutti proviamo di sottrarci alle tentazioni del mondo e del maligno, dall'altra domina la grande Misericordia del Padre, da seguire.

C'è sempre tempo - forse è ora - di dare uno sguardo su che fine ha fatto la Parola seminata da Dio nella nostra vita e non deve mai venir meno la fiducia, quando anche credessimo, forse, di aver perso il contatto con il Cielo.

Il Padre è sempre pronto ad aiutarci, ma ripetiamo spesso la preghiera insegnataci da Gesù:

‘Non permettere che soccombiamo alla tentazione, ma liberaci dal male!', perché davvero la Parola trasformi la nostra vita e possiamo così diventarne annunciatori gioiosi e credibili, nell'attesa della Tua venuta.

 

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