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TESTO Perché Dio non interviene a bloccare il male?

mons. Roberto Brunelli

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/07/2014)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Il vangelo di oggi (Matteo 13,24-43) continua quello di domenica scorsa, sulla semina e sui suoi frutti, presentando un'altra parabola ambientata tra i campi, quasi uno sviluppo della precedente. Il seminatore sparge la semente, che in parte si perde e solo in parte attecchisce e porta frutto: così domenica scorsa; oggi si aggiunge che, anche là dove attecchisce, cresce frammista a erbe infestanti come la zizzania. Che fare? Se si strappano le erbacce si rischia di strappare anche il buon grano; conviene, dice Gesù, aspettare sino alla mietitura e solo allora separare questo da quelle, destinandoli alla sorte che meritano: il buon grano al sicuro nel granaio, le erbacce ad alimentare un bel falò. Il significato anche stavolta lo spiega lo stesso Gesù: il campo è il mondo, il buon grano sono gli uomini che corrispondono ai doni di Dio, la zizzania sono i malvagi, e la differenza si vede alla fine.

Questo quadretto di vita contadina, all'apparenza così semplice, esprime un illuminante insegnamento su come Dio guarda agli uomini che popolano il pianeta, e risponde a un interrogativo che spesso si sente ripetere. Perché Dio non interviene a bloccare chi fa del male? Perché non manda subito all'inferno tipi come Hitler, o come chi violenta, uccide, tortura, affama e così via? Risposta: Dio è paziente, è tollerante, è misericordioso; come si dice in altre parti della Scrittura, Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Egli dà tempo (e richiami) a tutti, perché cambino vita; è come il padre di quell'altra celebre parabola, in ansiosa attesa che il figlio prodigo torni da lui. Certo, se malgrado la pazienza e le tante sollecitazioni un uomo persiste sino alla fine nel suo rifiuto, Dio rispetta la libertà che lui stesso gli ha donato e non lo costringe a stare con lui. Sarà per sempre senza di lui: e questo è propriamente l'inferno, che l'immaginario popolare ha riempito di fiamme e diavoli neri col forcone, mentre in realtà è semplicemente (ma terribilmente!) la condizione di una vita per sempre priva dell'unica vera ragione per viverla.

Dio è paziente: mille esempi lo dimostrano, e nel contempo rendono evidente che è meglio così.. Ricordiamo solo il caso di Paolo, l'accanito persecutore dei cristiani diventato fervente apostolo. Ragionando come pretendono alcuni, all'uomo che andava a Damasco ad arrestare i suoi amici Gesù avrebbe dovuto mandare un accidente, non l'illuminazione; ma se l'avesse fatto avrebbe privato il mondo del bene immenso portato dalla conversione del persecutore. E poi, riflettiamo: se Dio cominciasse a punire i peccatori, a che punto si dovrebbe fermare? Se colpisse chi manda a morte sei milioni di uomini, perché non anche uno solo? I comandamenti sono dieci, davanti a lui tutti della stessa importanza: quale uomo può affermare di non averne mai violato neppure uno? "Se tu guardi le colpe, Signore" recita il salmo 129, "Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono...".

Il perdono, la pazienza, la misericordia: questo è lo stile di Gesù, che in croce ha perdonato chi ce l'aveva inchiodato, e ha perdonato Pietro che l'aveva rinnegato tre volte, e avrebbe perdonato anche Giuda, se si fosse pentito. E' lo stile di Gesù, riflesso di quello del Padre suo, e modello per noi. Quante volte, gli chiese un giorno Pietro, devo perdonare chi mi fa del male? Sette volte? E gli pareva che sette fosse un numero generoso; chissà lo stupore nel sentirsi rispondere: Non sette, ma settanta volte sette. Cioè, sempre. E quando insegnò a pregare, Gesù invitò a chiedere al Padre nostro: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Se, nei confronti di chi riteniamo ci abbia fatto torto, non siamo disposti a perdonare ma coltiviamo pensieri di vendetta o semplicemente pretendiamo giustizia, che sarà di noi se Dio farà altrettanto con noi?

 

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